NELLA ZONA DI RAIANO E DEI COMUNI AQUILANI LIMITROFI, CORFINIO E PREZZA, GRAZIE A UN HABITAT IDEALE VENGONO PRODOTTE, FIN DALL’INIZIO DEL SECOLO SCORSO, GRANDI QUANTITÀ DI CILIEGIE. OLTRE A ESSERE MOLTO SAPORITE, HANNO IL PREGIO DI ESSERE IL PRIMO FRUTTO A MATURARE DOPO LA STAGIONE FREDDA Reginè, quanno stive cu mico, nun magnava ca pane e cerase… Così inizia la celebre canzone napoletana, scritta da Libero Bovio nel 1917. La storia di due amanti poveri in canna che campavano di baci e ciliegie. Amori di altri tempi viene da dire. Può darsi, ma le cerase coltivate a Raiano, in provincia dell’Aquila, possiedono un gusto così stupefacente che fa annichilire al pari di un bacio appassionato. La ciliegia, oltre a essere molto saporita, ha il pregio di essere il primo frutto a maturare dopo la stagione fredda, di questo le genti d’Abruzzo sono da sempre riconoscenti al buon Dio. Nella zona di Raiano e dei comuni limitrofi, Corfinio e Prezza, grazie a un habitat ideale vengono prodotte, fin dall’inizio del secolo scorso, grandi quantità di questi piccoli e deliziosi frutti rossi. La vendita avveniva in piazza che si trasformava in un grande, colorato e vociante mercato. E proprio da tale usanza trae origine la Maggiolata chiamata successivamente Sagra delle ciliegie, manifestazione giunta alla 61a edizione, che comprende anche un evento denominato la Notte rossa della ciliegia. Fino a circa 40 anni fa i cultivar erano rappresentati esclusivamente dai cosiddetti raffajeueje, ciliegia molle particolarmente vocata alla lavorazione per l’elevato contenuto di zuccheri e dalla cerascia a spirete, un durone grosso e allettante, ottimo come frutta da tavola. L’ingresso negli anni 70 di molti contadini nelle fabbriche da poco istallate in Valle Peligna, determinò un ridimensionamento dell’attività agricola che sommato alle nuove esigenze del mercato comportò l’introduzione di varietà non autoctone, più produttive e all’occhio più invitanti.
Da qualche anno l’amministrazione comunale di Raiano, in collaborazione con la riserva naturale Gole di San Venanzio, ha reintrodotto sia gli antichi cultivar che alcune nuove varietà adattabili alle condizioni climatiche e pedologiche come: il durone di Vignola, la ferrovia, la bigarreau moreau e la giorgia. Ai cercatori di emozioni, d’immagini e del sacro consigliamo il tenero spettacolo dei ciliegi in fiore, l’orrida spettacolarità delle Gole scavate negli anni dal fiume Aterno e il silenzio dell’Eremo di San Venanzio. Quest’ultimo è stato inserito negli itinerari delle Giornate Fai (Fondo ambiente italiano) di primavera.
Splendido connubio di arte (presenza di un Compianto cinquecentesco), fede (chiesette rurali – Madonna de Contra) e tradizione (il passaggio di un santo e relative edicole votive), esaltato da un eccezionale contesto naturale. Un culto, quello di Venanzio martirizzato nel 259, ancora vivo; i pellegrini mettono a contatto parti del loro corpo sui segni impressi sulla roccia dal santo, per prevenire o curare dolori reumatici, artritici e cefalee. Nei boschi della riserva si possono ammirare, durante la fioritura (da marzo a maggio), ben 27 specie di orchidee del genere Orchis. Interessante anche la fauna presente, soprattutto quella legata all’acqua. Tornando prosaicamente dalle gole alla gola, tra i piatti locali segnaliamo: pasta alla chitarra con sugo di agnello; taccuzzelle e fagioli, pasta acqua e farina con sugo di fagioli; verdure lesse ripassate con olio aglio, e peperoncino; tra gli sfizi: duroni sotto spirito, ciliegie in barattolo con alcool, grappa o rhum. Tra le curiosità annotiamo che Raiano fu luogo di vacanza privilegiato da Benedetto Croce (1866-1952): il filosofo scrisse alcuni appunti sull’eremo dopo una coinvolgente visita avvenuta agli inizi del 900.
Dalle rosse al rosso. A cinque chilometri da Raiano c’è Vittorito, città del vino, dove troviamo i vitigni tipici abruzzesi: montepulciano, trebbiano, pecorino, passerina, sia con il sistema della pergola che a filare. Qui si trova una famosa casa vinicola legata ad una famiglia che fin dal 1830 ha creduto fortemente che le condizioni pedoclimatiche della zona, unite alla professionalità dei viticoltori, portavano all’ottenimento di vini di alta qualità. Tra le altre peculiarità dell’azienda l’offerta enoturistica e il primato della botte ultracentenaria forse la più capiente d’Europa (365 ettolitri).
L’Abruzzo terra da record.