FRESCURE PER OGNI ESIGENZA

By Gloria Danesi
Pubblicato il 1 Luglio 2022

L’estate abruzzese offre l’opportunità di godere della temperatura ottimale, nonostante il solleone, in ogni ambiente: al mare, sotto l’ombrellone accarezzati dalla brezza o meglio in acqua, sui monti, beneficiando della ventilazione d’altitudine oppure all’ombra di un bosco. Massimo godimento quando, dopo aver percorso uno dei tanti sentieri, ci si disseta con l’acqua di un fontanile o con quella in bottiglia di una famosa sorgente minerale certificata, povera di sodio. Gratificante è anche consumare un aperitivo in una delle tante piazze di un borgo medioevale dove il vento dei vicoli converge rinfrescando ulteriormente chi sta degustando un calice di vino bianco nelle diverse declinazioni (trebbiano, pecorino, cococciola, eccetera).

Anche a casa, però, si può trovare sollievo dalla calura consumando il lattacciolo, fresco dessert al cucchiaio. È un dolce tradizionale, antesignano dell’industriale crème caramel, chiamato anche “latteruolo” o “latteruola” adatto a coronare un pasto raffinato ma può rappresentare anche un finale con brio di un pasto modesto, o come deliziosa merenda. Tanto facile da preparare quanto buono da gustare. La ricetta prevede l’ebollizione di mezzo litro di latte con una o due bucce non trattate di agrume (limone o arancia), a cui si aggiunge un composto realizzato battendo assieme quattro uova e quattro cucchiai di zucchero in una piccola casseruola. A completa omogeneizzazione si versa in uno stampo da budino con un vuoto al centro dove si è proceduto a caramellare le pareti al fuoco con due o tre cucchiai di zucchero, si fa poi cuocere in forno a bagnomaria per 75 minuti, oppure trascorsi 15-20 minuti di cottura sempre a bagnomaria si pone in forno a temperatura moderata (170 gradi) per altri 35-40 minuti. La verifica di avvenuta cottura si effettua infilando uno stuzzicadenti all’interno che deve risultare asciutto. Dopo qualche ora di frigo e si può servire.

Tra le specialità tipiche “raffrescanti” ricordiamo la ciaudella anche detta “panzanella abruzzese”, piatto unico o consumato come antipasto. Questi gli ingredienti: pane raffermo, pomodori (i migliori sono quelli a pera, variante autoctona coltivate nella fascia costiera e collinare), cipolla (eccezionale quella bianca di Fara Filiorum Petri dolce, schiacciata e carnosa, dall’aroma intenso), cetriolo (consigliabile l’utilizzo di una varietà autoctona detta cucumbritt/tortarello), erbette di campo, foglie di basilico, aglio, olio di oliva, sale e pepe. La preparazione prevede: fette o mollica di pane raffermo inzuppato in acqua fredda, strizzato, e posto in un’insalatiera con aglio tritato, basilico spezzettato, cipolla tagliata a fettine sottili, erbe profumate e pomodoro tagliato. Con l’aggiunta di tutti i condimenti, dopo un periodo in frigo, si può servire anche con aceto.

Merita un approfondimento il tortarello che abbiamo chiamato impropriamente cetriolo. Questo fresco frutto dell’orto in effetti è un melone antico (Curcumis melo) abruzzese-molisano un tempo coltivato con successo, fino al secondo dopoguerra, nella zona costiera delle due regioni salvato dall’estinzione grazie all’azione congiunta di agronomi e naturalisti vocati a preservare il ricco patrimonio locale di piante cadute nell’oblio. È una pianta rustica, molto produttiva che si caratterizza, rispetto ai comuni cetrioli, per i suoi i frutti lunghi (da 45 a 90 cm) e di grande diametro (fino a 20 cm) dolci, molto croccanti e con pochi semi. A ragione della sua forma allungata, più o meno contorta viene anche chiamato “melone serpente”. Tanto intrigante che Aurelio Manzi e Michele Tanno gli hanno dedicato un libro dal titolo “Tortarello Abruzzese Molisano, il melone profumato e simbolico degli antichi”. 

In Abruzzo la calura estiva può essere combattuta facilmente, oltre che con l’enogastronomia, anche grazie ai 150 km di costa (12 bandiere blu), alla presenza di sette laghi (2 bandiere blu), eremi e grotte, come quella di Stiffe con stalattiti e stalagmiti (temperatura costante 10°C). Può essere “refrigerante” anche pensare che il Gran Sasso ospita il Calderone, il ghiacciaio più a sud della Penisola. 

Frescure disseminate sul territorio per ogni esigenza.

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