UN PROGRESSO INARRESTABILE…

stop alle lampade alogene
By Antonio Andreucci
Pubblicato il 1 Ottobre 2018

Un tempo occorreva tantissimo affinché in un determinato settore avvenissero scoperte che rendevano obsoleto il traguardo precedente, oggi invece bastano pochi anni per far apparire vecchio il recente passato…

Quando si dice “il progresso”. Spesso significa qualcosa di migliore rispetto al passato. Una tappa che una volta era lontanissima dalla precedente, ora le distanze si sono notevolmente accorciate, nel senso che un tempo occorreva tantissimo affinché in un determinato settore avvenissero scoperte che rendevano obsoleto il traguardo precedente, mentre oggi bastano pochi anni per far apparire vecchio il recente passato. Si potrebbero citare gli esempi del televisore, dei computer, dei telefoni cellulari e di tante altre cose della nostra quotidianità. In questa occasione parliamo delle lampadine, quelle che illuminano le stanze o le strade buie, che ci consentono di vivere meglio sfruttando anche le ore o i luoghi bui. Dal fascio di rami – in particolare le piante resinose dell’uomo primitivo alla prima lampadina, passando per la lampada ad olio, trascorsero parecchi millenni, mentre per la tappa successiva, dalla lampadina al Led, “appena” 140 anni. La celebrazione di questo anniversario manda in soffitta l’oggetto tanto caro che ha illuminato le nostre serate.

Proprio in questo periodo, infatti, è giunto lo stop alla produzione delle lampadine alogene, con l’entrata in vigore di un regolamento del 2015 dell’Unione Europea. L’UE ha detto stop: non si possono più costruire. A dire il vero, il divieto sarebbe dovuto entrare in vigore già due anni fa, ma una serie di intralci e opportunità indussero i governanti a posticiparlo di un biennio. Il che significa che potremo sempre usare un fascio di rami per farci luce, come avveniva una carriola di millenni fa, oppure illuminare con la lampada ad olio “inventata” nel Medio Evo, ma arriverà il giorno in cui non sarà più possibile avvitare quell’oggetto che, inventato nel 1878 dal medico britannico Sir Joseph Wilson Swan e perfezionato l’anno successivo dall’americano Thomas Alva Edison, costrinse i due illustri soggetti – “copiatisi” l’un l’altro – a mettersi d’accorso fino a costituire un’unica società produttrice chiamata, con scarsa fantasia, Edison-Swan ltd.

Lampadina morta e sepolta, quindi, ma gradatamente: blocco della produzione significa, infatti, che non se ne produrranno più. Tuttavia, in commercio resteranno sino a quando non saranno state smaltite tutte quelle costruite fino al mese scorso. Le lampade e lampadine alogene rappresentavano l’avanguardia dell’efficienza energetica quando si usavano le energivore lampadine a incandescenza, la cui produzione fu bloccata nel 2012 quando già cominciavano a imperare i Led (Light emitting diode). Come si vede, dopo i passi lentissimi misurati in millenni, in appena sei anni si è passati dalle alogene alle lampadine al Led o fluorescenti. La decisione dell’UE segue la strada della maggiore efficienza, della salvaguardia ambientale e del portafoglio: è stato calcolato che l’eliminazione delle alogene (costo da 1,5 euro) e l’uso delle nuove lampadine (da 3 euro in su) consentirà di risparmiare entro il 2025 una quantità di energia pari a quella consumata in un solo anno dall’intero Portogallo (48 TWh di energia elettrica) e di evitare 15,2 milioni di tonnellate di emissioni di CO2, pari alle emissioni generate da circa due milioni di persone all’anno.

Perciò, nei prossimi mesi per sostituire una lampadina dovremo acquistarne per forza una che consentirà un maggior risparmio energetico. Le alternative maggiori sono due: quelle fluorescenti e quelle a Led. Le prime, oltre a consumare di meno, hanno una vita molto più lunga rispetto alle vecchie lampadine a incandescenza; le lampade a Led, che consumano ancora meno energia, sono più care rispetto alle fluorescenti, ma più durevoli, più efficienti e meno dispendiose sul lungo periodo. Per fare un confronto con le vecchie lampadine a incandescenza, un Led sviluppa il 10% del calore (contro il 95%) ed emette il 90% di luce in più. Secondo l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), passare da una lampada alogena di media potenza a un Led ad alta efficienza consentirà di risparmiare 115 euro. I costi elevati del Led, secondo l’agenzia, si recuperano in un anno.

Con le nuove disposizioni i vantaggi non sono pochi. Come tutte le cose, però, anche questa ha un rovescio: un consumo scriteriato di energia, perché quest’ultima costa meno. Della serie: lasciamo accese le luci anche quando non serve. Il che significherebbe in una casa uno spreco e in una città anche un inquinamento luminoso che, unito a quello di altre città, contribuisce all’inquinamento del pianeta. C’è poi un altro aspetto da esaminare: la produzione di questo tipo di lampade richiede l’utilizzazione di alcune delle cosiddette terre rare (gruppo di 17 elementi chimici della tavola periodica), come l’ittrio, l’indio, l’europio ed il gallio. Se è pur vero che ne occorrono minime quantità, bisogna comunque porsi il problema se ve ne saranno abbastanza; pensare che il problema si possa risolvere con il riciclo è davvero aleatorio, data la difficoltà a recuperare masse così esigue di un materiale che rende meno inquinanti le lampadine ma lo è altamente per la sua estrazione. Chi non si pone questi problemi è la Cina che produce la quasi totalità delle terre rare (ben il 95 per cento). Eppoi, chi può escludere che tra qualche anno non si scopra di poter far funzionare le lampadine con l’aria?

In questa occasione epocale non potevano mancare i consigli per i consumatori, e non siamo certo noi a esimerci da questa incombenza. Quindi: tanto per cominciare, al momento di sostituire le lampadine, se si scelgono i Led, è opportuno fare attenzione alla temperatura di colore, cioè alla tonalità della luce che viene misurata in gradi Kevlin (è riportata sull’etichetta). Secondo l’Ufficio federale svizzero per l’energia, la quantità di luce blu emessa dalle lampade a Led può influire sul ritmo circadiano, cioè sull’orologio biologico che regola il sonno e la veglia. La temperatura colore di 3.000 gradi Kelvin o inferiore, che corrisponde alla luce bianca calda, non lo disturba ed è quella ideale per illuminare gli ambienti urbani e soprattutto quelli domestici.

Detto tutto ciò, resta da dare una risposta alla domanda delle domande: se la scienza va avanti per migliorare le nostre condizioni – e l’evoluzione degli oggetti per illuminare ne sono una dimostrazione – perché non si scopre un meccanismo che consenta di abbassare l’importo della bolletta dell’energia elettrica? Quella sì che sarebbe un bel passo in avanti.

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