Percorrere i sentieri di montagna è come insinuarsi nella metafora della vita. Il cammino però è un concetto ancora più, se possibile, metafisico rispetto all’escursione o alla passeggiata. Esso implica riflessione, meditazione, conoscenza di sé e dei luoghi che si attraversano. Qualcuno ha scritto, a ragione, che il pellegrino è stato il primo cittadino d’Europa. Sono state le persone spinte da sentimento religioso e spirituale a entrare in contatto sulle strade dell’Europa: via Francigena, cammino di Santiago di Compostela, Cammino di Francesco e molte altre vie e cammini religiosi, compreso quello del santuario di San Gabriele a Isola del Gran sasso. Culture, religioni, costumi che si sono incontrati, confrontati e tollerati. Il cammino non è un andare solitario ma il cercare l’altro con cui condividere l’andare, spezzare il pane e dormire sotto lo stesso tetto. Concetti come perdono, penitenza, pace ma anche ricerca del pentimento e della grazia sostanziano il camminare sulle strade della spiritualità e dell’ascesi.
Il 19 agosto scorso nella cittadina pugliese di Monte Sant’Angelo, in provincia di Foggia, si è tenuto il convegno-presentazione del Cammino della pace, dall’Aquila a Monte Sant’Angelo, dalla Basilica di Collemaggio, voluta da Celestino Quinto, – il papa che nel 1294 rinunciò per umiltà al soglio pontificio, – fino al santuario di San Michele Arcangelo. Il Cammino della pace – nato per iniziativa di comuni e associazioni – è lungo 400 chilometri che si snodano tra paesaggi montani e marini intrisi di storia e spiritualità. Nasce su iniziativa di associazioni e comuni di tre Regioni, Abruzzo, Molise e Puglia. Aspira a essere il camminare insieme di più culture, di più fedeli e di più tradizioni. Una via interculturale e interreligiosa, ispirazione di conversione, di trasformazione e di rivelazione, via di pace. Esso prende l’avvio dalla Porta Santa della chiesa di Santa Maria di Collemaggio e seguendo in parte le orme dei pastori lungo il dannunziano tratturo dell’erbal fiume silente, attraversando cinque province e decine di paesi, raggiunge il primo santuario della cristianità: la chiesa di San Michele Arcangelo, a Monte Sant’Angelo, robusto incontro d arte e di fede. È qui che san Francesco si inginocchiò, davanti alla grotta dell’apparizione dell’Arcangelo, prima di raggiungere Gerusalemme e chiedere al califfo che la città santa fosse “Città aperta” a tutte le fedi e a tutte le culture. È sul ricordo di questa storia che il cammino vuole simboleggiare la vittoria del bene sul male, della pace sulla guerra e si proietta come un ponte verso il Mediterraneo, fucina di popoli, culture e religioni.
Lungo il cammino, il Cai (Club alpino italiano) e altre associazioni ed enti renderanno sicuro l’andare, ponendo una semplice ma efficiente segnaletica. Attraverso luoghi di tranquillità, di semplicità e di bellezza i viandanti saranno accolti negli ostelli presenti sulle 29 tappe del cammino. Nei paesi di sosta, distanti tra loro in media meno di quindici chilometri, dopo ore di lento e piacevole camminare, si riceve il timbro sul Libro del pellegrino, così da suggellate l’arrivo. Le tappe si potranno percorrere anche singolarmente una o due l’anno secondo i propri tempi e disponibilità.