Un pensiero green, fantascienza o realtà?

By redazione Eco
Pubblicato il 1 Ottobre 2018

Il mondo gira sempre più velocemente, e alle volte si rischia di essere travolti dal susseguirsi di eventi e novità che la nostra società semplicemente ci impone come un dato di fatto.

Occorre riflettere che tutto ciò che gira ha bisogno di energia… la nostra automobile, il nostro laptop per navigare nel web … e anche la semplice macchinetta del caffé per darci la preziosa tazzina mattutina ha bisogno d’essere “pluggata”! E quand’è che ci accorgiamo di essere così “energia-dipendenti”? Sul più bello! Quando ci serve il Gps perché persi nel traffico, o davanti alla foto del secolo che non può essere immortalata. Perché? Il nostro smart è “morto” causa: batteria scarica!

Seppure le cose sono migliorate rispetto ai primi smartphone, rispetto alle prime automobili, rispetto alle versioni 1.0, di fatto la nuova tecnologia è ancora esosa di corrente elettrica, di combustibili, e energia in genere. E ancora noi … non smettiamo di volere più colori, più potenza, più comfort e tutto quanto sia possibile!

Le esigenze umane dunque, di energia e materiali, sembrano sempre più sfidare non solo le trovate tecnologiche di fisici e ingegneri ma anche, e soprattutto, le risorse limitate del nostro ambiente.

E qui veniamo al nodo. Il nostro progresso attuale non è sostenibile, cioè non è pensato per integrarsi con i cicli naturali della vita e delle risorse terrestri. Che cosa fare dunque?

Diciamocelo francamente, nessuno vuole ritornare all’età della pietra. E per quanto possa essere già qualcosa l’idea del riciclaggio e della differenziazione, questo non è che il minimo sviluppo di quanto si faceva già passando casa per casa a ritirare il ferro e il rame negli anni 60-70.

Dunque occorre rimboccarsi le maniche ma soprattutto usare la testa, molto più di quanto abbiamo fatto finora.

Se gli anni 60 del boom sono stati caratterizzati dall’espansione senza controllo, in cui l’economia era guidata dall’oro nero del petrolio… il nuovo millennio dovrà essere all’insegna dell’ecologia, ma non solo tempo di riciclaggio ma di nuove apparecchiature completamente green e forse anche di una nuova coscienza green!

Pensate che il vecchio dual band degli anni 90 rimasto in qualche cassetto sia stato pensato e progettato per essere smaltito? Certo che no, le uniche specifiche che gli erano chieste è che funzionasse bene e che fosse il più possibile concorrenziale per il prezzo di mercato dei suoi tempi.

Chi di noi poi, oggi, è cosi addentro ai problemi che sa dove va smaltito il suo Raee (Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche), cioè che telefonini, televisori, elettrodomestici, computer ecc. non vanno nel sacco nero ma portati ad un centro specializzato, che pezzetto per pezzetto, manualmente smonta il rifiuto tecnologico così che possa essere separato nelle sue minime e differenti parti, con un costo sociale pari o maggiore al suo originale valore di acquisto?

E come questo si potrebbero fare tanti altri esempi!

La necessità è quella di un pensare green: non solo correre ai ripari alla fine della vita dell’oggetto, lasciando agli utenti indovinare in quale cassonetto va buttato il rifiuto tecnologico o meno, ma pensare fin dalla sua nascita al suo destino ultimo, progettarlo di modo che possa usare poche risorse materiali ed energetiche, che possa essere smaltito semplicemente e che dunque abbia il minimo impatto possibile sul ciclo ecologico terrestre. Se questa non sarà più fantascienza allora finalmente potremo essere veri custodi di quanto è stato creato, non da noi ma da qualcun Altro…

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