VOLTI, STORIE E SOLIDARIETÀ CONCRETA

la vicinanza della Chiesa e diocesi, le parrocchie, le Caritas, i tanti volontari del mondo cattolico si sono “dati” a questa pandemia con gratuità e spirito di servizio. Tante vicende di vicinanza e di accompagnamento verso gli anziani in particolare, gli ammalati, non solo spirituale. E poco conosciute, perché i media hanno interessi altri…

Dopo una lunga trattativa tra Governo e Chiesa italiana, la ripresa delle celebrazioni delle “Mes-se con il popolo” è avvenuta dallo scorso 18 maggio. Il protocollo indicava alcune misure da ottemperare con cura, concernenti l’accesso ai luoghi di culto in occasione di celebrazioni liturgiche; l’igienizzazione dei luoghi e degli oggetti; le attenzioni da osservare nelle celebrazioni liturgiche e nei sacramenti; la comunicazione da predisporre per i fedeli. Nel predisporre il testo si è puntato a tenere unite le esigenze di tutela della salute pubblica con indicazioni accessibili e fruibili da ogni comunità ecclesiale.

Il protocollo è frutto di una profonda collaborazione e sinergia fra il Governo, il Comitato tecnico-scientifico e la Cei, dove ciascuno ha fatto la sua parte con responsabilità”, ha evidenziato il cardinale Bassetti, presidente della Cei, ribadendo l’impegno della Chiesa a contribuire al superamento della crisi in atto. “Le misure di sicurezza previste nel testo – ha sottolineato il presidente Conte – esprimono i contenuti e le modalità più idonee per assicurare che la ripresa delle celebrazioni liturgiche con il popolo avvenga nella maniera più sicura. Ringrazio la Cei per il sostegno morale e materiale che sta dando all’intera collettività nazionale in questo momento difficile per il Paese”.

Il ringraziamento del presidente del Consiglio alla Cei per il sostegno morale e materiale non è il frutto solo di buoni rapporti diplomatici. È una presa d’atto del ruolo, anche sociale, che la Chiesa ha in Italia. Le diocesi, le parrocchie, le Caritas, i tanti volontari che proprio dal mondo cattolico si sono “dati” a questa pandemia con gratuità e spirito di servizio. Storie di vicinanza e di accompagnamento verso gli anziani in particolare, gli ammalati, non solo spirituale. Sono tante. E poco conosciute, perché i media hanno interessi altri, pronti solo a monitorare il più piccolo parametro dei contagi da Coronavirus.

Ad esempio la Caritas. Grazie al suo essere radicata nel territorio e punto di riferimento per i più poveri, ha mantenuto il senso di quella cultura della prossimità e della solidarietà che da sempre promuove. Rispetto al periodo di pre-emergenza ha visto raddoppiarsi il numero delle persone che per la prima volta si sono rivolte ai Centri di ascolto. Cresce la richiesta, spiegano alla Caritas nazionale, di beni di prima necessità, cibo, viveri e pasti a domicilio, empori solidali, mense, vestiario, ma anche la domanda di aiuti economici per il pagamento delle bollette, degli affitti e delle spese per la gestione della casa. Nel contempo, aumenta il bisogno di ascolto, sostegno psicologico, di compagnia e di orientamento per le pratiche burocratiche legate alle misure di sostegno e di lavoro.

La Conferenza episcopale italiana ha messo a disposizione un contributo di 10 milioni di euro dai fondi dell’otto per mille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica. E sempre la Caritas, durante questo periodo, ha visto aumentare i servizi di ascolto e accompagnamento telefonico con 22.700 contatti registrati; la fornitura di pasti da asporto e consegne a domicilio a favore di più di 56.500 persone;  la fornitura di dispositivi di protezione individuale e di igienizzanti a circa 290.000 persone; le attività di sostegno per nomadi, giostrai e circensi costretti alla stanzialità; l’acquisto di farmaci e prodotti sanitari; la rimodulazione dei servizi per i senza dimora; i servizi di supporto psicologico; le iniziative di aiuto alle famiglie per smart working e didattica a distanza; gli interventi a sostegno delle piccole imprese; l’accompagnamento all’esperienza del lutto.

A tutto questo si aggiungono le strutture edilizie che le diocesi hanno destinato a tre categorie di soggetti: medici e/o infermieri, persone in quarantena e persone senza dimora. A inizio maggio sono 68 le strutture per quasi 1.450 posti messe a disposizione della Protezione civile e del Sistema sanitario nazionale da parte di 48 diocesi in tutta Italia. A queste si sommano altre 46 strutture, per oltre 1.100 posti in 34 diocesi, disponibili per persone in quarantena e/o dimesse dagli ospedali e più di 64 strutture per oltre 1.200 posti in 42 diocesi per l’accoglienza aggiuntiva di persone senza dimora, oltre all’ospitalità residenziale ordinaria.

Ogni diocesi ha una sua storia intrisa di solidarietà. Impossibile elencarle tutte. Un caso? Il Cottolengo di Torino, che ha inaugurato un reparto di terapia intensiva per i malati di Covid-19. Il nuovo settore della Piccola Casa della Divina Provvidenza fornirà ora cinque letti ed è pensato per gli anziani che non riescono a ricevere cure in altre strutture.

E poi c’è papa Francesco. Anche lui dà una mano importante. Il giorno del suo onomastico, san Giorgio, cioè il 23 aprile, ha donato due ventilatori polmonari insieme a una fornitura di dispositivi di protezione individuale agli ospedali della diocesi di Lecce; cinque respiratori sono partiti per la città di Suceava, in Romania, e altri tre per Madrid. E poi ancora dieci ventilatori polmonari per la Siria e tre analoghi macchinari per l’ospedale San Giuseppe di Gerusalemme, oltre all’acquisto e alla fornitura di kit diagnostici per Gaza e al contributo straordinario alle attività dell’ospedale Holy Family a Betlemme. 

L’ospedale pediatrico Bambino Gesù, di proprietà della Santa Sede, ha dedicato la struttura di Palidoro ai bambini Covid-19 positivi. Ed è stato creato un fondo di emergenza presso le Pontificie opere missionarie (Pom), dotato di 750mila dollari iniziali, al fine di aiutare i paesi di missione attraverso le strutture e le istituzioni della Chiesa.

Insomma, volti, storie, solidarietà concreta. Che non passa nei Tg. Il volto nascosto di quella bella Italia che invece vorremmo conoscere di più.