TESTIMONI DELLA SOFFERENZA

un DOCUMENTARIO sul team di Emergency
By Marta Rossi
Pubblicato il 2 Ottobre 2019

La voce che racconta la brutalità della guerra è quella di chirurghi, infermieri, medici di Emergency che operano nelle zone più martoriate del mondo. Il documentario Beyond the Beach: The Hell and the Hope è stato presentato alla 76esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nella sezione Sconfini, in prima mondiale. Regista è il produttore inglese Graeme A. Scott, al suo debutto dietro la macchina da presa, direttore della fotografia è l’americano Buddy Squires. Un terzo del ricavato del film verrà impiegato nelle attività di Emergency nelle zone di guerra.

I protagonisti, per la prima volta direttamente chi lavora sul campo, da un lato raccontano il fenomeno delle migrazioni che attraversano il Mediterraneo, mettendo in luce il ciclo della guerra dai feriti di guerra a Kabul ai campi profughi in Iraq fino alle imbarcazioni di salvataggio al largo delle coste libiche. Dall’altro, testimoniano l’impegno quotidiano dei medici e degli infermieri che hanno deciso di fare la propria parte contro l’indifferenza. Nel film assistiamo alle loro lacrime e ai loro sorrisi, ma anche alla frustrazione; scopriamo le difficoltà e lo stress emotivo che devono affrontare per portare a termine le loro missioni senza mai perdere la volontà di fare la differenza.

“Buddy e Graeme – ha spiegato Gino Strada, fondatore di Emergency – raccontano le migrazioni che attraversano il Mediterraneo, l’orrore di Kabul, i campi profughi in Iraq, le operazioni di salvataggio in mare. Sono tutti effetti di uno stesso problema: la guerra e la sua logica, che accetta come normali le più crudeli violazioni dei diritti umani. E poi raccontano l’impegno che ogni giorno il nostro staff mette nel suo lavoro per fare la propria parte contro l’indifferenza. Perché si può fare qualcosa per cambiare lo stato delle cose e bisogna che ognuno inizi a farlo”.

Il documentario unisce le testimonianze dei volontari di Emergency, medici, infermieri, chirurghi, logisti, al racconto del ciclo della guerra dai feriti di guerra a Kabul, ai campi profughi in Iraq fino alle imbarcazioni di salvataggio al largo delle coste libiche. C’è “una guerra contro i migranti. Sono d’accordo con chi l’ha definita una nuova Shoah – aggiunge Strada, tornando su un paragone di cui aveva già parlato in passato -. Ci vedo la stessa volontà, crudeltà, indifferenza delle persone”. Scene come quelle delle famiglie di migranti separate al confine Messico-Usa, con i bambini tolti ai genitori “ci fanno capire che la lezione della storia non ci è bastata. Queste forme di chiusura che mescolano fascismo e razzismo continuano ad apparire e riapparire continuamente. Speriamo di imparare dove ci portino prima che si arrivi al punto di non ritorno”.

“Stiamo vivendo un periodo molto difficile, in 70 anni non mi ricordo di aver visto un altro momento con così tanto odio sociale, disprezzo per chi sta sotto, un poveraccio è visto quasi come causa dei problemi degli altri. C’è tanta rabbia e cattiveria ma sono convinto che ci siano grossi margini di recupero. Gli odiatori sono una minoranza rumorosa”, dice ancora il fondatore di Emergency.

Il regista Graeme A. Scott, ha sottolineato invece l’importanza di questo documentario per smascherare le nostre certezze, spesso sbagliate, di sapere cosa accade nel mondo: “Vivendo un’epoca in cui siamo inondati da notizie 24 ore su 24 e in cui costantemente controlliamo i feed dei social media, siamo esposti all’informazione come mai prima e spesso crediamo di capire le guerre, i conflitti e le traversie dei rifugiati. Fare questo film, però, per me ha significato evidenziare l’abisso esistente tra ciò che pensiamo di sapere e la realtà delle esperienze degli altri. Siamo stati testimoni diretti di dolore e sofferenza in circostanze tragiche e dell’umiltà e della gentilezza eccezionali delle persone che lavorano con Emergency, che si consacrano ad aiutare chi ne ha bisogno”.

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