“BREVI” DALLA CHIESA CATTOLICA

By Gianni Di Santo
Pubblicato il 2 Ottobre 2019

DESTINAZIONE  AFRICA

Quando i lettori de l’Eco avranno in mano il giornale, il prossimo viaggio apostolico del papa in Mozambico, Madagascar e la Repubblica di Mauritius sarà appena terminato (4-10 settembre). Il Segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, in un’intervista a Vatican News ha ribadito quanto sia importante questo viaggio per la pace. “Direi – spiega Parolin – che le sottolineature di questo viaggio siano fondamentalmente tre. La prima è l’insistenza sul tema della pace, poi sicuramente il tema della cura del Creato, in linea con la Laudato si’, poi la cultura dell’incontro e tutto questo in una dimensione di speranza. Quindi il papa vorrà segnalare e promuovere tutti quei segni di speranza che ci sono, tutti quegli sforzi che si stanno facendo per la risoluzione di tanti conflitti, per uno sviluppo sostenibile, per il rispetto e la cura del Creato. Usando un’espressione di papa San Paolo VI, potremmo dire che l’Africa è come un laboratorio di sviluppo integrale. Gli africani – conclude Parolin – devono essere coscienti della loro responsabilità nel cercare all’interno delle loro società, dei loro stati, soluzioni ai problemi africani. L’altro auspicio è quello dell’attenzione della comunità internazionale. L’Africa ha bisogno che ci siano amici dell’Africa, non persone interessate che la guardano con occhi interessati, ma persone che davvero cerchino di aiutare questo continente a mettere in atto tutte le sue risorse per progredire”.

APPASSIONATI DELLO “SQUILIBRIO”

“Ti consiglio di scegliere dodici persone che possano collaborare con te stabilmente. Il numero non va preso alla lettera, ma serve per farmi capire: è il piccolo gruppo da cui tutto è partito. Non vanno cercate tra coloro che hanno dimostrato di essere prudenti, misurate e circostanziate, ma al contrario, persone fuori dalle righe, gente che lo Spirito Santo ha reso degli appassionati dello squilibrio. Non abbiamo bisogno di professionisti competenti e qualificati, quanto piuttosto di  cristiani apparentemente come tutti, ma in realtà capaci di sognare, di contagiare gli altri con i loro sogni, desiderosi di sperimentare cose nuove. Non è il tempo dei pensatori isolati, che elaborano piani a tavolino, ma di quelli che hanno voglia di incontrare gli altri, che non si vergognano di farsi vicini ai poveri e che esercitano una certa attrazione sui giovani”.

In una lettera indirizzata ai parroci di Roma lo scorso 11 luglio, il vicario di sua santità per la diocesi di Roma, cardinale Angelo De Donatis, mette nero su bianco i suoi pensieri riguardo un processo di conversione spirituale che sta interessando la diocesi romana, ma che allo stesso tempo implica un percorso che può essere utile anche a tutta la Chiesa italiana. I laici collaboratori del parroco dovranno essere custodi del fuoco, custodi del senso e custodi del cammino. Non solo operatori pastorali, ma laici appassionati al grido della città.

TREDICI NUOVI CARDINALI

Li ha annunciati papa Francesco durante l’Angelus dell’1 settembre scorso. Il Concistoro è il 5 ottobre e i nomi delle nuove berrette rosse esprimono, ancora una volta, il desiderio di Francesco di annunciare il Vangelo sulle strade del mondo.

Ecco i nomi dei nuovi cardinali: monsignor Miguel Ángel Ayuso Guixot, mccj, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, comboniano e missionario in Egitto e Sudan fino al 2002; José Tolentino Calaça de Mendonça, portoghese di Madeira, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa dal giugno 2018; monsignor Ignatius Suharyo Hardjoatmo-djo, arcivescovo di Jakarta, presidente della Conferenza episcopale dell’Indonesia; monsignor Juan de la Caridad García Rodríguez, arcivescovo di San Cristóbal de la Habana; monsignor Fridolin Ambongo Besungu, o.f.m. cap, arcivescovo di Kinshasa; monsignor Jean-Claude Höllerich, sj, arcivescovo di Lussemburgo; monsignor Alvaro L. Ramazzini Imeri, vescovo di Huehuetenamgo; monsignor Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna dal 2015; monsignor Cristóbal López Romero, sdb, arcivescovo di Rabat dal dicembre 2017; R.P. Michael Czerny, sj, sotto segretario della Sezione Migranti-Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; monsignor Michael Louis Fitzgerald, m. afr, arcivescovo emerito di Nepte; monsignor Sigitas  Tamkevičius, sj, arcivescovo emerito di Kaunas e monsignor Eugenio Dal Corso, psdp, vescovo emerito di Benguela.

LIBERIA: PREOCCUPAZIONE PER LA PACE

Di fronte a una situazione socio-economica grave che sta attraversando la Liberia e ai recenti scontri armati nel paese, il Consiglio delle Chiese della Liberia (Lcc), di cui è membro anche la Chiesa cattolica, ha deciso di istituire una commissione d’inchiesta. La Lcc sta lavorando anche alla creazione di un gruppo ecumenico di osservatori, l’Eoc, che avrà come compito il mantenimento della pace, della democrazia e della stabilità del paese. Il suo obiettivo è quello di responsabilizzare i cittadini e di promuovere la legalità e la giustizia. Il gruppo riferirà su tutti i casi e sui responsabili di violenze. Tra i suoi compiti anche quello di promuovere campagne contro chi fomenta la violenza politica.

Videocatechismo alla Mostra del Cinema di Venezia

è un’opera di ben 25 ore, patrocinata dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, divisa in 46 episodi. Presentato alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia, il Videocatechismo della Chiesa Cattolica, del regista kosovaro Gjon Kolndrekaj, è stato giudicato dal patriarca Moraglia un Catechismo inclusivo, che entra anche negli uffici e nelle fabbriche e perfino in carcere.

Nel Videocatechismo più di tremila lettori di 200 differenti professioni e stati di vita, dal cuoco allo sportivo, dal medico al carabiniere, in 37 lingue, leggono il testo integrale del Cate-chismo della Chiesa Cattolica, accanto a 2600 attori non professionisti che rievocano episodi del Vecchio e Nuovo Testamento.

“Giovani e bambini – ancora le parole di Moraglia – si muovono con molta disinvoltura nel mondo del digitale. Non incontrarli in questa loro modalità per loro semplice e quotidiana di dialogare, vuol dire fare un torto alla fede. Quindi credo che declinare la fede cristiana anche con questi nuovi strumenti sia un dovere della Chiesa di oggi, che lascerà per il futuro, come già la Chiesa nel passato, nuovi modi di trasmissione della fede”.

 

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