SENZA NULLA SPRECARE

By carmine arice
Pubblicato il 4 Giugno 2022

Cari lettori e care lettrici, nella lettera 35, senza data, inviata da Macerata al papà Sante Possenti, san Gabriele dell’Addolorata, prendendo spunto da una questione molto pratica e cioè il ritardo nella reciproca corrispondenza con suo padre, scrive: “Ci vuole pazienza! Prendiamo tutto dalla mano amorosa di Dio. Chi non porta la croce dietro di Gesù Cristo e non lo segue non può essere suo discepolo… verrà poi il tempo della consolazione”.

Verrebbe da dire: esagerato! Bisogna scomodare la croce e la sequela di Cristo per così poco? Non era sufficiente invocare l’umana pazienza o più semplicemente giustificarsi dell’imprevisto?

Scorrendo le lettere si rimane impressionati da una caratteristica che è vertice e conquista di chi ha preso sul serio la vita cristiana: l’unificazione delle intenzioni, del pensiero e delle azioni della persona attorno a un centro che, da un lato attira l’interesse e il desiderio, dall’altro è motore di tutto l’agire. Per san Gabriele questo centro è Cristo crocifisso, rivelazione suprema del suo amore per noi, e la Vergine Addolorata, la Madre che per amore del Figlio e di noi tutti, partecipa alla passione del Signore e intercede per l’umanità. Come san Paolo anche il nostro santo potrebbe scrivere: “non conosco che Cristo e questi crocifisso” (1Cor 2,2) anche quando si tratta di questioni molto semplici e ordinarie.

L’amico di Dio prende tutto dalle sue mani, anche il patire piccolo o grande che sia, non perché è dato dal Signore per chissà quale motivo, ma perché trova nel Signore la possibilità di vivere con gusto evangelico e in vista della salvezza dell’umanità ogni cosa. Sono mani amorose quelle di Dio e perciò sanno solo benedire e far sì che tutto concorra al bene, ma questo solo e sempre se sappiamo corrispondere all’opera della grazia.

Capita così che si incontrano persone sempre contente per le quali sembra che ogni cosa vada nel verso giusto e altre mai serene ma sempre rammaricate di essere poco fortunate, lamentose perché va tutto per traverso. Mi viene in mente un colloquio avuto con una sorella anziana, crocifissa e immobile nel letto dell’infermeria da diversi anni, che mi dichiarava con candore cristallino: “non c’è stato giorno in cui il Signore non mi sia stato accanto; a lui affido ogni persona che mi viene in mente nella giornata perché li raggiunga con il suo amore. Ho ancora tante cose da fare e spero che mi dia ancora qualche giorno per completare la mia parte”. È comune sentire per chi va a trovarla, la percezione di essere consolati più che di consolare!

Cari amici lettori, in questo mese di giugno tradizionalmente dedicato al culto eucaristico e del Sacro Cuore di Gesù, non dimentichiamo che la devozione più vera è l’imitazione dei sentimenti di Cristo; le parole dette da Gesù sul pane “questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi” non sono soltanto da ascoltare con riconoscenza per il dono che Gesù fa a tutti noi; allo stupore di sapere che quel pane di cui ci nutriremo, per la potenza dello Spirito e le parole pronunciate dal sacerdote diventeranno il vero corpo di Cristo, uniamo la nostra personale offerta perché anche noi possiamo vivere donando la nostra vita in sacrificio per tutti!

Auguro a tutti di sperimentare la bellezza di una vita unificata, come quella vissuta dal nostro san Gabriele, nella quale ogni situazione è utile per vivere cristianamente quello che ci capita e a sera ringraziare il Signore perché nulla è andato sprecato ma tutto è stato occasione per camminare sulla via della santità e dell’amore di Dio!

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