PENSIERI SPETTINATI

asterischi
By Pierino DiEugenio
Pubblicato il 31 Ottobre 2013

Strabuzzo gli occhi leggendo nelle cronache di questi giorni che una ex parlamentare calabrese si è indignata per una lettera a lei indirizzata con il titolo di dottoressa e non anche quello di onorevole. L’ha rispedita al mittente protestando energicamente: “Mi viene attribuito il titolo accademico e non anche quello di onorevole che mi compete nella mia qualità di ex deputato”. Alla faccia, ed è pure una ex. La signora dovrebbe sapere quanto indignati sono gli italiani per lo scandalo della politica che succhia finanziamenti, sgranocchia privilegi, mastica favori e ingoia voraci prebende. Da qualche tempo i cittadini stanno sviluppando un sesto senso: il senso di nausea. E ci siamo capiti.

Vabbe’ che tutto il mondo è paese. In un ristorante di Parigi Jo Squillo e amici hanno trovato un topo vivo e vegeto che si agitava per uscire dall’oliera. Alle urla di orrore accorre il cameriere che porta via l’ampolla senza battere ciglio. “Al termine ci ha presentato il conto senza neanche chiedere scusa. E il padrone del locale si è limitato a dirci che Parigi è piena di topi e che loro non possono farci niente. Incredibile”. Il danno e la beffa.

Ha ragione tuttavia Marco Verratti, 20 anni, talento calcistico sopraffino, finito direttamente dal Pescara al miliardario Psg. Un esemplare di fuoriclasse nostrano sottovalutato in patria. Gli hanno chiesto se ha sofferto a dover emigrare per emergere. “Certo, lasciare famiglia, città e amici, non è il massimo. Ma essere giovani non significa avere le fette di salame sugli occhi. Per i ragazzi della mia età che vogliono affermarsi conta più il come che il dove. Se una società ti offre un progetto di lavoro e di vita importanti, hai fatto centro: pazienza se devi fare le valigie”.

Verratti è passato dall’Arabona al Pescara per 5mila euro, poi nel 2012 dal Pescara al Psg per 12milioni. La vita e il conto in banca sono cambiati, cosa è cambiato in lui? “Rispetto a quando avevo 13 anni praticamente ho cinque tatuaggi in più”. Chiamalo ingenuo.

Eppure c’è chi stravede per l’Italia. La scrittrice Jhumpa Lahiri, vincitrice del premio Pulitzer, origini indiane ma cresciuta in America, si era sempre sentita senza patria. Finché non è arrivata a Roma. “Mi piace troppo questo paese, voglio capirlo. È l’esperienza più preziosa della mia vita. Roma è strabiliante. Grazie all’Italia ho capito finalmente me stessa, e anche molto di voi”. Boh. Anch’io vorrei capire almeno qualcosa, invece d’essere qui a grattarmi la cuticagna e naufragare tra pensieri spettinati.

Comunque, Bisogna vivere, come proclama Gianni Morandi già nel titolo del suo nuovo cd. “Perché bisogna vivere? Perché la vita è un dono di Dio, per poter insegnare qualcosa ai figli, per capire chi siamo. Mancano i soldi? Hai litigato con tua moglie, sei in chemioterapia o su una sedia a rotelle? Bisogna vivere, con ottimismo”. Forza Gianni. Gridalo ai quattro venti.

Comments are closed.