LA VITA DIMENTICATA…

By antonio sanfrancesco
Pubblicato il 1 Aprile 2020

Dallo scorso 6 marzo è obbligatorio il dispositivo per ricordare agli adulti della presenza di un bambino a bordo. È composto da un allarme, sonoro e luminoso e il sistema è anche collegato a una app sul cellulare che avverte se si è ignorato il primo segnale di allarme a bordo della vettura

Morire, dimenticati, in auto. Negli ultimi anni, purtroppo, è accaduto diverse volte in Italia. Bebè lasciati in macchina, involontariamente, da genitori colpiti da episodi da amnesia dissociativa e indagati come atto dovuto per omicidio colposo, finiti in uno strazio indicibile di dolore, sofferenza e rimorso. Per quanto casi come questi coinvolgano fortemente l’opinione pubblica dal punto di vista emotivo, rimangono comunque rari: in Italia sono infatti 9 negli ultimi 20 anni i piccoli morti perché lasciati in auto. Non a caso la Commissione europea aveva osservato che rendere obbligatori per legge i sistemi di allarme per i seggiolini fosse una misura sproporzionata rispetto al fenomeno che s’intendeva, giustamente, contrastare. In ogni caso, la legge adesso c’è. È stata approvata il 26 settembre 2018 da tutte le forze politiche presenti in Parlamento sulla scia delle tragedie avvenute negli anni scorsi. L’ultimo caso a Catania, a settembre scorso, quando un bimbo è rimasto cinque ore dentro l’auto, seduto sul suo seggiolino, perché il papà si era dimenticato di portarlo all’asilo. E quando la moglie l’ha chiamato, dopo essere andata al nido per prelevare il figlioletto, l’uomo si è precipitato trovando il piccolo esanime. Inutile la corsa al Policlinico di Catania dove i medici ne hanno constatato la morte.

La legge 117/2018 doveva entrare in vigore il 1° luglio 2019 ma una serie di lungaggini burocratiche l’ha, di fatto, fermata. A mancare era proprio il via libera al decreto attuativo con le caratteristiche tecniche inerenti ai seggiolini, inizialmente previsto entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge, quindi entro il 27 dicembre 2018. Una prima bozza di decreto era stata bocciata. Poi il testo è stato riscritto e approvato dalla Commissione europea il 26 luglio scorso. La norma, in sostanza, prevede delle sanzioni per chi non utilizza i sistemi antiabbandono: una multa da 81 euro a 361 euro con la decurtazione di 5 punti dalla patente di guida. Nel caso in cui l’infrazione fosse stata ripetuta nei due anni successivi, si rischia la sospensione della patente da due settimane a due mesi.

Come funziona il sistema d’allarme

Il dispositivo antiabbandono può essere integrato nel seggiolino fin dall’acquisto. Può anche essere una dotazione di base del veicolo (come l’allarme per le cinture di sicurezza non allacciate) o può essere un sistema indipendente. I prezzi dei dispositivi indipendenti attualmente in commercio vanno dai 40 ai 75 euro. Devono essere accompagnati dalla dichiarazione di conformità del fabbricante o del suo rappresentante autorizzato stabilito nell’Unione Europea. Gli apparecchi, tra le altre caratteristiche, devono accendersi automaticamente senza operazioni aggiuntive da parte del genitore e devono avere un sensore che riconosca la presenza del bambino.

Jacopo Belli, titolare della Italbell di Varese, impresa partecipata dalla Steelmate Italia che produce questo tipo di apparecchiature, spiega com’è fatto e come funziona il sistema d’allarme: “Si chiama Baby Bell ed è un sensore a pressione da inserire sotto la seduta del bambino, con un device nella presa dell’accendisigari della vettura – ha spiegato – ogni volta che si spegne il motore il device inizia a suonare per ricordare che c’è un bimbo a bordo. Il sistema è anche collegato a una app sul cellulare che avverte se si è ignorato il primo segnale di allarme a bordo della vettura . L’allarme principale – sottolinea – deve essere a bordo del veicolo, come per tutti gli altri segnali di allarme delle auto e deve scattare istantaneamente quando si spegne la vettura, non quando si è già scesi e ci si è allontanati”.

Bisogna ricordare che con questa legge l’Italia è stata apripista in Europa. Se altri stati volessero applicare la normativa antiabbandono, le regole tecniche individuate sarebbero le stesse adottate dal decreto attuativo, in quanto concordate a livello comunitario dopo un lungo esame al Tris, il sistema di informazione sulle regolamentazioni tecniche della Commissione europea.

Il dispositivo antiabbandono, spiega il decreto attuativo, deve segnalare al conducente l’abbandono dei bimbi under 4 trasportati a bordo del veicolo. Deve essere in grado di attivarsi automaticamente, di dare un segnale di conferma al conducente al momento dell’attivazione. In caso di necessità deve dare l’allarme per attrarre tempestivamente l’attenzione del conducente con segnali visivi e acustici, o visivi e aptici, percepibili dentro e fuori l’auto. Il testo prevede poi che i dispositivi possano essere collegati a un sistema di comunicazione automatico per l’invio di messaggi o chiamate.

Dal 6 marzo scorso, in ogni caso, il dispositivo è obbligatorio per tutti. E per incentivarne l’acquisto lo stato ha previsto un contributo di 30 euro per ciascun allarme fino a esaurimento dei fondi stanziati. Per chiederlo, bisogna registrarsi sulla piattaforma Sulla buona strada (bonuseggiolino.it), raggiungibile anche dal sito del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Il contributo sarà consegnato nella forma di un buono di spesa elettronico associato al codice fiscale del bambino per cui il dispositivo anti-abbandono sarà acquistato; si potrà spendere entro un mese dalla richiesta. Per registrarsi è necessario avere le credenziali Spid (Sistema pubblico di identità digitale).

Dietro alle storie di chi “dimentica” i figli in auto

Ma come è possibile dimenticare un bimbo in auto? Nel 2010 Gene Weingarten, giornalista del Washington Post, vinse il premio Pulitzer con un lungo articolo dedicato a questo tipo d’incidenti che negli Stati Uniti provoca in media trentotto morti all’anno, quasi tutti tra la primavera, l’estate e l’inizio dell’autunno. Nella maggior parte dei casi si tratta di bambini con meno di due anni, dimenticati in macchina da genitori solitamente attenti e premurosi, vittime di un’occasionale distrazione. Oltre che descrivere la difficile posizione delle autorità giudiziarie, chiamate a decidere caso per caso se avviare un’azione penale e con quale capo d’accusa, Weingarten raccontò la condizione post traumatica dei genitori, costretti a sopportare non solo il dolore della perdita e il peso dei sensi di colpa ma anche il discredito di una parte dell’opinione pubblica che, non credendo che simili episodi possano capitare a chiunque, li considera persone irresponsabili perché capaci di dimenticare un bambino in macchina.

L’introduzione dell’airbag

ha fatto aumentare i casi

Le statistiche evidenziano un aumento significativo di questi casi a partire dagli anni novanta. Questo, spiegano gli esperti, in seguito all’introduzione dell’airbag anche per il posto del passeggero a lato del guidatore. L’apertura dell’airbag in caso d’incidente può essere pericolosa per i bambini, quindi gli esperti di sicurezza stradale suggerirono di sistemare il seggiolino non più sul sedile anteriore ma su quello posteriore (e con il volto del bambino rivolto verso il lunotto, in caso di bambini molto piccoli, per ridurre i pericoli del contraccolpo in caso d’incidente). Le conseguenze di questo nuovo posizionamento sono state una maggiore sicurezza ma una ridotta visibilità del bambino a bordo da parte del guidatore. Nessun esperto, ha scritto Weingarten, avrebbe mai immaginato che questa nuova norma potesse diventare un fattore rilevante nella casistica delle morti di bambini dimenticati in macchina.

Si può mettere il seggiolino del bambino sul posto anteriore, per vederlo meglio, ma bisogna disattivare l’airbag. Un caso del genere è accaduto il 19 febbraio scorso alla periferia di Pisa dove un neonato di due mesi è morto in seguito all’apertura dell’airbag del lato passeggero dopo un tamponamento con un’altra auto. I genitori sono indagati per omicidio colposo perché “colpevoli” di non aver disattivato il dispositivo di sicurezza della loro auto.

I bimbi dimenticati in auto muoiono solitamente per colpo di calore (ipertermia). Infatti, la temperatura all’interno di una macchina al sole, per effetto dei vetri trasparenti e delle parti interne soggette a rapido surriscaldamento (cruscotto, sedili, volante), può salire di 10 o 15°C ogni quarto d’ora, fino a raggiungere i 50 °C anche con una temperatura esterna di soli 25°C. Per di più, la temperatura corporea di un bambino sale più velocemente rispetto a quella di un adulto, a causa della minore superficie corporea e della minore quantità di riserve di acqua: date queste condizioni, l’ipertermia in un bambino dimenticato in macchina può verificarsi anche in venti minuti, e la morte nel giro di due ore.

La memoria – ha spiegato David Diamond, docente di fisiologia molecolare alla University of South Florida di Tampa – è una macchina, e non è infallibile. La nostra mente cosciente decide la priorità delle cose in base all’importanza, ma a livello cellulare la memoria non funziona così. Se sei capace di dimenticare il tuo telefono, sei potenzialmente capace di dimenticare tuo figlio”.

In ogni caso, si tratta di casi rari e quando accadono sono il frutto di una concatenazione di coincidenze sfortunate. Oltre alla legge che impone d’installare obbligatoriamente il dispositivo d’allarme anti-abbandono, diverse associazioni che si occupano di sicurezza dei bambini, come European Child Safety Alliance e Safe Kids Worldwide, suggeriscono una serie di misure per cercare di ridurre il rischio di dimenticare un bambino in macchina. Un consiglio è quello di mettere sempre la borsa del cambio o i giochi bene in vista sul sedile anteriore, a segnalare e ricordare la presenza del bambino sul sedile posteriore. Un altro è quello di tenere invece oggetti personali d’uso frequente, come il telefonino, la borsa o il portafogli, vicino al bambino per tutto il tempo del viaggio. Qualsiasi passante che noti un bambino solo in macchina farebbe bene a chiamare immediatamente il 112, che è il numero unico per le emergenze in tutti i paesi dell’Unione Europea.

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