NOTE DAL MONDO

LA PICCOLA ORCHESTRA DI TOR PIGNATTARA
By Marta Rossi
Pubblicato il 3 Luglio 2014

IL LABORATORIO HA UNITO LE ESPERIENZE CULTURALI E MUSICALI DEI PARTECIPANTI, PROVENIENTI DA VARI PAESI DEL PIANETA, CON L’OBIETTIVO DI FORMARE UN GRUPPO ASSORTITO E AFFIATATO NON SOLO SOTTO IL PROFILO ARTISTICO. ATTRAVERSO LA MUSICA, INFATTI, SI CERCA UN MOMENTO DI FORMAZIONE, EDUCAZIONE E CRESCITA DEDICATO ANCHE AI SOGGETTI PIÙ DEBOLI COME GLI IMMIGRATI E I LORO FIGLI All’inizio, c’erano solo cinque ragazzini richiamati dall’idea di Domenico Coduto, operatore culturale, di creare una piccola orchestra multietnica nel quartiere di Tor Pignattara, a Roma, il più multietnico della capitale. Oggi, grazie al sostegno della fondazione Nando Peretti e all’associazione Migrantes quell’idea è diventata realtà. Nella sala delle prove, quasi non si entra più: quei sei ragazzini sono diventati venti elementi e tutti insieme formano la.

“Vivo a Tor Pignattara – racconta Domenico Coduto -, un quartiere con alta densità di immigrazione che però viene raccontato solo per brutti fatti di cronaca. Invece io ci vedo tanta energia e ricchezza da sfruttare”. Da qui, parte il sogno della Piccola orchestra: “Abbiamo messo insieme i figli di chi viene da paesi lontani e diversi, le seconde generazioni, ragazzi nati qui o arrivati piccolissimi, figli di immigrati o di coppie miste che studiano a Roma. Il progetto poi, lo abbiamo presentato alla fondazione Nando Peretti che ci ha subito creduto”. Insomma, da quel piccolo primo nucleo – di cui faceva parte anche una bambina di cinque anni che suonava il triangolo – la Piccola orchestra è diventata una realtà consolidata.

Oggi è un melting pot di suoni e strumenti – per farne parte bisogna saperne suonare uno o conoscere i canti dei paesi di origine dei propri genitori – che arrivano da tutto il mondo, e i componenti dell’ensemble hanno tutti tra i 12 e i 17 anni. Ecco, allora, che il rap italiano si coniuga al suono sitar indiano, o il basso funky si accorda con le percussioni afro, l’hip hop dialoga con le tablas indiane e dove una tradizionale di Cuba si intreccia con la darbouka o il djembe. C’è Maurizio Lipoli, nigeriano di Centocelle che ha scritto il primo brano del loro cd con il rapper Amir Issaa (figlio di un egiziano e un’italiana, cresciuto a Tor Pignattara e rapper tra i più conosciuti grazie alla partecipazione a un talent show in tv), Eleonora Caraballo Armas al flauto traverso, per metà  cubana, Carlotta Salvati alla voce, dall’Eritrea, ma anche Daniele Barbusca, alla chitarra, romano. La direzione musicale è affidata a Livio Minafra, giovane musicista pugliese più volte premiato con il Top Jazz e particolarmente sensibile alle musiche del mondo e ai progetti rivolti ai minori, e a Pino Pecorelli, musicista con una grande esperienza in campo multietnico, tra i fondatori dell’orchestra di piazza Vittorio e direttore musicale dell’Orquestra Todos, ensemble multietnico portoghese. “Oltre al valore sociale del progetto – spiega Coduto – c’è anche l’aspetto musicale, coltiviamo il loro talento, non perché cerchiamo dei piccoli geni, ma perché offriamo loro la possibilità di impegnarsi, di imparare l’esercizio della disciplina. Chiediamo impegno, perché si deve essere presenti alle prove, chiediamo partecipazione. Molti di loro, infatti, da quando frequentano la sala prove, sono migliorati anche a scuola”. Anche le famiglie, in questo progetto, hanno un ruolo importante: “All’inizio non è stato facile far capire loro cosa avevamo in mente. Ma ora sono entusiasti – continua Coduto – ci seguono e ci sostengono, accompagna-no i ragazzi alle prove e sono i primi ambasciatori del nostro progetto”. La Piccola Orchestra ha visto la luce a Tor Pignattara ma è aperta a tutta la città: “Tor Pignattara è il simbolo della città che ha cambiato pelle e infatti, oltre ai ragazzi di seconda generazione, molti sono romani”.

L’orchestra è aperta e in continua evoluzione: i ragazzi coinvolti nel progetto hanno avuto la possibilità di partecipare agli incontri settimanali concepiti come un laboratorio di composizione e improvvisazione. Questo ha permesso a ognuno di portare all’interno dell’orchestra le proprie esperienze, il proprio patrimonio sonoro, i propri gusti personali e i propri desideri e di condividerli con gli altri mettendo a fuoco e migliorando le proprie capacità musicali e vivendo al tempo stesso un’esperienza importante sul piano umano e sociale. Il laboratorio ha unito le esperienze culturali e musicali dei partecipanti, con l’obiettivo di formare un gruppo assortito e affiatato non solo sotto il profilo artistico. Attraverso la musica infatti la Piccola Orchestra di Tor Pignattara vuole essere un momento di formazione, educazione e crescita dedicato anche ai soggetti più deboli come gli immigrati e i loro figli che nel VI municipio rappresentano una fetta importante della popolazione residente. Ne fanno parte: Jacopo Mohamed Arabouka, Egitto; Nazareno Caraballo Armas, Cuba/Argentina; Damian Caraballo Armas, Cuba/Argentina, Eleonora Caraballo Armas, Cuba/Argentina; Shady Osman, Egitto; Simone Ndiaye, Senegal; Daniele Barbusca, Italia; Maurizio Lipoli, Nigeria; Andrea Bagazzini, Italia; Alessandro Di Francesco, Italia; Francesca Ranieri, Italia; Nives Giovannetti, Italia; Alif Dhali, Bangladesh; Carlotta Salvati, Eritrea; Alenka Urbani, Perù.

Alla fine di maggio hanno ricevuto in Campidoglio il Premio simpatia, un riconoscimento che ogni anno il Comune di Roma assegna a “una parte migliore di società”. Hanno inciso il loro primo album e girato il primo videoclip del brano “Il mondo in tasca”, grazie a una campagna di crowdfunding. Dopo il concerto finale di metà giugno, inizieranno a lavorare al secondo disco che uscirà dopo l’estate. A settembre poi, si riprogrammerà la prossima stagione: “Stiamo raccogliendo fondi per rimodulare il terzo anno – spiega Coduto – ci piacerebbe aumentare il numero degli incontri, e soprattutto concentrarci su un linguaggio specifico, quello del rap e dell’hip hop perché vediamo che è più vicino ai ragazzi”.

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