I FEDELI LAICI

By Michele Seccia
Pubblicato il 28 Febbraio 2015

In virtù del battesimo tutti formiamo la chiesa di Cristo e, in quanto figli di Dio, abbiamo tutti la stessa dignità per cooperare alla edificazione del corpo di Cristo, che è la chiesa (YouCat 138). Se il termine generico fedele include tutti i battezzati, la prima distinzione che notiamo nella costituzione della chiesa è la presenza di laici ed ecclesiastici: uomini e donne che hanno compiti di pari valore ma differenti, in quanto riferiti alla missione che ognuno deve esercitare come un ministero (servizio) proprio per la grazia del battesimo e nella forma di vita alla quale si sente chiamato e risponde come vocazione. Ogni cristiano ha il compito di testimoniare il vangelo con la propria vita.

CARO AMICO, questa breve premessa è necessaria perché ci ricorda che ogni battezzato non solo appartiene alla chiesa, corpo di Cristo, ma ne è parte viva, come le varie parti del corpo sono la persona! Ne aveva parlato san Paolo nella prima lettera ai Corinzi (cap.12) e l’hanno spiegato tante volte i pontefici da Pio XII a papa Francesco e, in particolare, i documenti conciliari del Vaticano II.

Eppure ancora oggi sembra prevalere l’idea che la chiesa si riduca al papa, ai vescovi e al clero! Per questo cerco di spiegare, seguendo YouCat (il Catechismo per i giovani voluto da papa Benedetto XVI) chi sono i laici? Nella chiesa indica lo stato generale dei cristiani battezzati che appartengono al popolo di Dio ma non hanno ricevuto l’ordine sacro. Ma, attenzione! Il laico non è un cristiano di seconda classe! La sua missione è quella di orientare tutto il mondo verso il regno di Dio, perché partecipa del ministero sacerdotale di Cristo (sacerdozio universale); nel proprio ambiente di vita o di lavoro (fa-miglia, scuola, professione, fabbrica…) si preoccupa che le persone conoscano il vangelo e imparino ad amare Gesù; con la sua fede lascia un’impronta nella società, nella politica, nell’economia. Nella comunità parrocchiale può svolgere diversi ministeri e/o servizi (come lettore, catechista, collaboratore nel consiglio parrocchiale o per gli affari economici, eccetera, YC 139)!

Detto questo, si può avere l’impressione che il tutto si riduca a un invito a fare qualcosa nella chiesa e per la chiesa… sarebbe troppo riduttivo. Il fare è conseguenza dell’essere!

Perciò ti propongo, caro amico di san Gabriele, due riflessioni che ti inducono a riscoprire il tuo essere battezzato e possono sostenerti nel servizio che puoi offrire o ti viene chiesto come laico.

Papa Francesco, nella sua prima esortazione apostolica, ricorda a ogni battezzato che, come “la vita si rafforza donandola e si indebolisce nell’isolamento e nell’agio” così “la fede cresce nella misura in cui la si testimonia vivendola con gioia”. È questa la motivazione autentica dell’impegno di ogni battezzato che avendo sperimentato l’amore del Signore nella chiesa, nei sacramenti, ne diventa gioioso testimone nella famiglia, nella comunità di appartenenza, nella società. Un’esperienza che coinvolge l’essere del battezzato, darà un senso pieno all’agire, al servizio che gli è affidato. E questo riguarda anche te che stai leggendo!

Scriveva il beato John Henry Newman: “Io sono stato chiamato a fare o ad essere qualcosa per la quale nessun altro è stato chiamato; ho un posto nel disegno di Dio e sulla terra di Dio che nessun altro ha”. Termino con l’invito a riflettere un po’ su quest’ultimo pensiero. Ti auguro di trovare la ragione autentica del tuo impegno di fedele laico (cioè di battezzato). La tua vocazione, il tuo servizio nella vita, nella chiesa, nel mondo. Il tempo di quaresima che stiamo vivendo te ne può offrire l’occasione.

misec@tiscali.it

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