VERITÀ E CARITÀ
Caro amico/a, pensavo di aver completato il dialogo mensile con te, grazie al nostro comune amico san Gabriele dell’Addolorata, ma ho ceduto volentieri alla richiesta di continuare la mia collaborazione con L’Eco di San Gabriele per completare con te la lettura di una sezione del Catechismo dei GIOVANI (YOU CAT). Bene. Siamo all’ottavo comandamento: Non dire falsa testimonianza! Il titolo che ho scelto mi permette di ampliare e approfondire quanto già scritto in un precedente intervento a proposito dell’importanza della verità nel senso più completo: corrispondenza tra ciò che dico e ciò che penso! Infatti, questo comandamento ci fa pensare alla testimonianza da rendere, per esempio, in tribunale o in un confronto tra amici circa temi importanti che possono recare un danno ad altre persone o favorire in modo subdolo altri che non lo meritano o non hanno la preparazione adeguata per un compito o un ruolo che deve essere affidato. Da queste poche battute comprendi l’importanza della verità: per esempio, quando si è a conoscenza di situazioni, comportamenti, che non corrispondono alle caratteristiche necessarie per chi deve esercitare un compito specifico. Chi mente inganna se stesso e gli altri, che invece hanno il diritto di conoscere tutta la verità su una determinata persona o situazione (YC 452). Ogni menzogna contraddice la giustizia e l’amore: pensaci un po’ e scopri da solo che la bugia è anche una forma di violenza. Perché porta in sé il germe della divisione in una comunità e mina la fiducia sulla quale si basa ogni gruppo umano. Caro amico, rifletti bene su quanto hai letto e non lasciarti condizionare da qualcuno che può dirti con una battuta, poco simpatica ma più diffusa di quanto non immagini: “Ma cosa ha a che fare Dio con tutto questo?” (YC 453). È bene ricordare che Gesù ha detto con chiarezza: “Io sono la via, la verità, la vita” (Gv 14,6). Chi segue davvero Gesù nella propria vita porterà sempre maggiore fedeltà alla verità! Il discepolo, come il Maestro, elimina dalla sua vita tutte le menzogne, le falsità e le finzioni per diventare trasparente come la verità. Se rifletti seriamente sulla tua fede, scopri che credere non significa altro che divenire testimoni della verità: la verità rende veramente liberi! Lo aveva già anticipato Gesù ai suoi apostoli quando nel cenacolo, durante l’ultima Cena, nei discorsi di addio, aveva anche spiegato perché la verità della fede è vincolante per chi crede (YC 454). Più che continuare a spiegare queste affermazioni, sono convinto che ti risulterà più utile e chiaro quanto ho scritto se riesci a dedicare un po’ di tempo per rileggere con attenzione i capitoli 14-17 del vangelo secondo Giovanni. Ti confido che anch’io ne ho sperimentato il beneficio da una lettura attenta e meditata: ripetuta più volte, è diventata per me motivo non solo di maggiore comprensione, ma anche riferimento di preghiera per ringraziare Gesù: ci ha trasmesso un prezioso modello di dialogo con Dio Padre. Quanto più riesco a praticare questo “dialogo orante”, tanto più mi rendo conto quanto sia vincolante la verità di fede che noi professiamo. E, senza presunzione, ma con crescente umiltà possiamo confermare, facendola nostra una risposta data da Gesù a Pilato. “Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità” (Gv 18,37). Ma attenzione: questo potrebbe significare addirittura che un cristiano, per fedeltà alla verità e per amore nei confronti di Dio, dev’essere pronto a sacrificare anche la propria vita. Questa forte presa di posizione a favore della verità si chiama martirio. E nella vita quotidiana, come nelle relazioni tra amici, può anche significare non essere accettati o addirittura rifiutati, quando ci si trova a discutere su alcune verità di fede (che possono riguardare Gesù, la Chiesa, la messa, eccetera) che spesso sono vissute in modo superficiale.
In situazioni del genere, devi chiederti, caro amico/a, se saresti disposto a sacrificare la tua fede pur di non perdere un’occasione favorevole per la vita, o un’amicizia interessante! Essere sinceri significa parlare e agire con verità; chi è sincero si guarda dalla finzione, dall’inganno, dall’ipocrisia. Attento: la peggiore forma di menzogna è giurare su una falsità, coinvolgendo Dio! (YC 455).
Caro amico, non dimenticare mai che ogni mancanza nei confronti della verità e della giustizia, anche quando si viene perdonati esige una riparazione. (YC 456).