LA PREGHIERA CRISTIANA

Caro amico/a, questo è il titolo dell’ultima parte del Catechismo dei giovani e, se me lo consenti, mi permetto di insistere su un consiglio: trova un po’ di tempo per leggere da solo o con qualche amico, queste ultime riflessioni. Mi auguro che ti aiutino a ri-scoprire la gioia e la bellezza della preghiera personale. Mi è capitato non poche volte che qualcuno mi abbia chiesto: “Ma che senso ha pregare, se Dio già conosce ciò di cui la persona ha bisogno? Ma che cos’è la preghiera?” Pregare significa rivolgere il cuore a Dio; quando una persona prega, instaura con lui un rapporto vivo (YC 469). Da questa definizione puoi comprendere la prima distinzione tra l’atto di pregare e il recitare preghiere. Certo sono due punti di vista nell’unica azione che compie chi prega: ma sta ad indicare la bellezza di un un’esperienza di AMORE. Si, caro amico/a che leggi: una persona che prega ha maggiore fiducia in se stesso e in Dio; cerca già adesso l’unione con colui che un giorno vedrà faccia a faccia.

La preghiera esige impegno per diventare una parte importante della giornata. Santa Teresa di Lisieux diceva che la preghiera per lei era uno slancio del cuore, una semplice occhiata verso il cielo, un’esclamazione di gratitudine nella prova e nella gioia. Sant’Agostino, da giovane ha cercato la verità e si è tanto interrogato sull’esperienza religiosa offrendoci una testimonianza bellissima e ancora attuale nelle sue Confessioni: la preghiera come dialogo con Dio e nello stesso tempo con se stessi, quando si cerca la “Verità”. Ti sei mai chiesto, caro amico, perché si prega? (YC 470) Perché lo desideriamo pienamente e perché Dio ha creato gli uomini in vista di sé. Il nostro cuore non ha pace, finché non riposa in te. Prova a riflettere su questa espressione di Madre Teresa di Calcutta: “Poiché non posso fidarmi di me stessa, mi affido a lui 24 ore al giorno!”. Da queste citazioni importanti puoi comprendere meglio una verità fondamentale per l’esperienza della preghiera sia personale che comunitaria. Infatti noi spesso dimentichiamo Dio – commenta YouCat -, allontanandoci da lui e fuggendo dal suo cospetto. Ma anche se evitiamo di pensare a Dio, anche se lo rinneghiamo, egli è sempre presente per noi; egli cerca noi prima che noi cerchiamo lui, ci desidera e ci chiama. L’insegnamento della Chiesa nel Catechismo e l’esempio dei santi ci ricordano che Dio è sempre presente: parlando con la propria coscienza si scopre improvvisamente che si sta parlando con Dio. Se ci si sente soli e non si ha nessuno con cui comunicare, proprio allora si scopre che possiamo sempre dialogare con Dio. Caro amico non ti sembrino esagerate queste affermazioni: forse lo hai già sperimentato in qualche situazione di pericolo o di grande difficoltà! Il nostro grido di aiuto trova risposta da parte sua; pregare è (ne dobbiamo prendere coscienza!) umano quanto respirare, mangiare e amare! La preghiera ci permette di resistere alle tentazioni e ci rende forti nella debolezza; ci libera dall’angoscia, raddoppia le nostre forze e aumenta la nostra energia … ci rende felici e sereni anche nella difficoltà.

Forse ciò che hai appena letto ti pone qualche perplessità o dubbio, se non ti è mai capitato di fare un’esperienza del genere. Ma è proprio nella Bibbia che puoi trovare gli esempi più belli e concreti di quanto hai appena letto. Pensa ad Abramo, nostro padre nella fede, modello di preghiera (YC 471). Obbedì a Dio, pronto ad andare là dove Dio voleva e a fare quello che Dio voleva; con la sua obbedienza e disponibilità resta per noi un “modello”. Non ci sono tramandate molte preghiere di Abramo; ma ovunque andasse, egli erigeva altari e luoghi di preghiera in onore del suo Dio. Se vai a cercare nella Bibbia il racconto intero della storia di Abramo, sono certo che scoprirai molte esperienze non certo facili, ma fondamentali per comprendere il valore della preghiera per una persona credente. Ti propongo di leggere il capitolo 18 della Genesi che racconta un dialogo appassionato e provocatorio tra Dio e Abramo. Cerca anche la storia di Mosè nel libro dell’Esodo: l’uomo che discute con Dio prima di accettare l’incarico di andare dal Faraone per far uscire il popolo dal paese d’Egitto (472).

Per fare esperienza del dialogo tra Dio e noi nella preghiera, affidiamoci all’intercessione di san Gabriele e al suo esempio: soprattutto quando restiamo in silenzio alla sua presenza durante l’adorazione dell’Eucaristia.               misec@tiscali.it