NON DESIDERARE

By Michele Seccia
Pubblicato il 2 Febbraio 2020

Caro amico/a, gli ultimi due comandamenti richiamano l’attenzione a una particolare dimensione dell’esperienza umana: la facoltà del desiderare. Perché gli ultimi due comandamenti pongono un limite preciso al desiderio della persona, quando tutta la nostra esistenza è caratterizzata fortemente da un anelito intimo che ci spinge a perseguire tutto ciò che crediamo essere importante per il nostro vivere? Basta pensare alle aspirazioni personali, alle finalità che ognuno intende perseguire per realizzare sogni, progetti, o per conseguire obiettivi considerati importanti per se stessi e/o per la propria affermazione sociale? Certamente non per bloccare la maturazione della persona, quanto piuttosto per indirizzarla alla ricerca di ciò che costituisce un vero bene personale e sociale. I due comandamenti precisano di non desiderare “la donna d’altri” e “la roba degli altri”. Il catechismo dei giovani (YOU CAT 462) chiarisce che si tratta non del desiderio in quanto tale, ma del desiderio disordinato, la bramosia.

A questo proposito, caro/a amico/a che stai seguendo queste riflessioni, ti invito a leggere con attenzione: “L’attrazione erotica tra uomo e donna è stata creata da Dio (Genesi) ed è quindi buona, appartiene alla sessualità e alla struttura biologica della persona; fa in modo che l’uomo e la donna si uniscano e dal loro amore scaturisca una discendenza. Questa unione deve essere difesa dal nono comandamento. Il matrimonio e la famiglia non possono essere messi a repentaglio giocando con il fuoco, gestendo con disinvoltura la fiamma del desiderio che arde tra l’uomo e la donna. Questo significa, concretamente, non dare spazio a relazioni sessuali con uomini e donne sposati!” Credo sia opportuno, in questo contesto, ampliare l’ambito della nostra riflessione, non limitandosi a sottolineare ciò che è moralmente proibito, per mettere in evidenza due aspetti più propositivi e pedagogici in questo ambito. Mi riferisco a due parole che temo non facciano più parte del linguaggio comune, non solo dei giovani ma anche della cultura contemporanea, eppure hanno grande importanza nel processo educativo e nello stile di vita della gioventù: purezza e pudore. Come si raggiunge la purezza del cuore? (YC 463) Ricordo che la purezza del cuore è necessaria all’amore e si raggiunge in primo luogo con il rapporto con Dio grazie alla preghiera.

Caro amico/a, quando la grazia di Dio ti tocca si apre anche la strada per un amore umano puro e indiviso. Una persona casta può amare con cuore sincero e indiviso. Quando ci rivolgiamo a Dio con un’intenzione retta, egli trasforma il nostro cuore; egli ci dà la forza di corrispondere alla sua volontà e di respingere pensieri, fantasie e desideri impuri. Il pudore (termine quasi scomparso dal nostro linguaggio comune) protegge lo spazio più intimo dell’uomo, il suo segreto, ciò che gli è proprio e intimo, la sua dignità ma soprattutto la sua capacità di amare e di donarsi in senso erotico fa riferimento a ciò che solo l’amore ha diritto di vedere. Mi permetto di scrivere questo, caro amico/a, partendo dalla constatazione che molti giovani cristiani vivono in un ambiente in cui tutto viene esposto alla vista di tutti e il pudore viene sistematicamente messo da parte: ma l’assenza del pudore di per sè non è umana. Gli animali non hanno alcun senso del pudore, che invece è caratteristica degli esseri umani: il pudore non copre qualcosa di indecoroso, ma protegge cose di grande importanza, ovvero la dignità della persona nella sua capacità di amare. Anche se in forme differenti, il pudore è presente in tutte le culture e non ha niente a che vedere né con l’esibizionismo, né con l’inibizione. Se ci rifletti un po’, caro amico, l’essere umano prova pudore anche per i propri peccati e per altri aspetti che, se resi pubblici, lo priverebbero della sua dignità. Chi ferisce il naturale senso di pudore di un’altra persona con parole, sguardi, gesti o comportamenti, la priva della propria dignità. (YC 464)

Caro amico, ti invito a riflettere su quanto hai appena letto e ti auguro di riscoprire qualche dimensione del vissuto personale e relazionale che oggi, dovrebbe essere motivo di formazione per gli adolescenti e per quanti hanno responsabilità educative della gioventù. Uno sguardo attento alla vita di san Gabriele ti sarà di aiuto anche per approfondire questa mia riflessione.

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