MONTE SINAI E SANTA CATERINA DUE MONASTERI A CIELO APERTO

UN MONDO DI SANTUARI
By Domenico Lanci
Pubblicato il 29 Dicembre 2014

Questa volta facciamo un bel tuffo nel passato. Visitiamo il luogo che potremmo definire prototipo dei santuari. Ricordate l’episodio dell’Esodo, quando Mosè fuggì dall’Egitto per scampare dal faraone? Dopo un estenuante viaggio raggiunse il territorio di Madian e lì si fermò. Mentre pascolava il gregge presso il monte Sinai, “il Signore gli apparve in una fiamma di fuoco, ma quel roveto non si consumava. Mosè pensò: voglio avvicinarmi a osservare questo grande spettacolo. Il Signore vide che si era avvicinato per guardare; Dio gridò a lui dal roveto: Mosè, Mosè! Rispose: Eccomi! Riprese: Non avvicinarti oltre, togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo. E disse: Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe” (Es 3,2-6).

Secondo una consolidata tradizione, il luogo della solenne manifestazione del Signore si trova alle pendici del Sinai. Lì, su quello stesso sito, è possibile visitare oggi il più antico santuario cristiano al mondo: il monastero di Santa Caterina. Ci troviamo di fronte a un luogo unico sotto il profilo teologico, storico e culturale. Per la sua architettura bizantina, la sua collezione di icone e per la grande raccolta di antichissimi manoscritti l’Unesco nel 2002 l’ha dichiarato patrimonio dell’umanità. Gli studiosi dicono che sia la più vasta e meglio conservata biblioteca di testi bizantini dopo quella della Città del Vaticano.

Il pellegrinaggio virtuale che stiamo compiendo è davvero meraviglioso. Con emozione e un po’ di immaginazione ci accostiamo a quel misterioso “roveto ardente che non si consumava” e da cui Dio parlò a Mosè. La più antica notizia documentata di quel luogo ci viene da un diario chiamato Itinerarium Egeriae, redatto tra il 381 e il 384 da una coraggiosa monaca francese lungo il suo peregrinare attraverso i luoghi biblici. Apprendiamo che il primo edificio sacro costruito alle pendici del Sinai fu eretto nel 342 da sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino. Sul presunto luogo dove c’era il roveto ardente lei fece edificare una cappella votiva dedicata a Maria vergine.

In seguito Giustiniano, ultimo imperatore bizantino, fece costruire tra il 527 e il 547 il primo nucleo del monastero, inglobandovi la primitiva cappella di sant’Elena e finanziò la produzione delle prime icone. Poi per proteggere i monaci e le icone dalle incursioni dei predoni, munì l’edificio di una imponente cinta muraria che resta ben solida fino ad oggi. L’edificio si trova a circa 1500 metri s.l.m. e a 250 chilometri dalle spiagge di Sharm el Sheikh. Il luogo più importante dello storico monastero è il Katholikon, chiesa centrale del monastero, detta della Trasfigurazione, all’interno del quale è custodito il reliquiario di santa Caterina d’Alessandria e l’edicola votiva del roveto ardente, oggi trapiantato all’esterno.

Santa Caterina subì il martirio ad Alessandria d’Egitto nel IV secolo. Secondo una leggenda fu torturata sulla ruota, quindi decapitata e recata via dagli angeli. Nel X secolo i monaci del monastero rinvennero il suo corpo intatto su una montagna d’Egitto alta 2642 metri, che da allora si chiama monte di santa Caterina.

Torniamo al libro dell’Esodo. Quando Mosè giunse col popolo alle pendici del Sinai, l’attendeva un’altra manifestazione del Signore. Mosè salì due volte sul monte per ricevere le tavole della legge. Ma la prima volta le tavole di pietra furono spezzate da Mosè quando si accorse che il popolo eletto si era pervertito fabbricandosi al posto del vero Dio il vitello d’oro. Dio punì questo grande peccato. Poi, compiuta la purificazione, “i1 Signore disse a Mosè: Taglia due tavole di pietra come le prime. Io scriverò su queste tavole le parole che erano sulle tavole di prima, che hai spezzato. Tieniti pronto per domani mattina: domani mattina salirai sul monte Sinai e rimarrai lassù per me in cima al monte… Mosè rimase con il Signore quaranta giorni e quaranta notti, senza mangiar pane e senza bere acqua. Egli scrisse sulle tavole le parole dell’alleanza, le dieci parole (i dieci comandamenti, ndr)”.

A seguito di questi arcani eventi il monte Sinai è diventato il luogo più sacro della storia umana. Un monte che è un immenso santuario a cielo aperto. Fin dal III secolo, file di cristiani, sentendosi in stretta comunione con gli antichi ebrei, salirono sul Sinai. Questo pellegrinaggio non si interruppe mai. Oggi, sulla cima del Sinai, salgono a piedi milioni di persone di tutte le religioni, soprattutto di notte, per meditare sul luogo dove Mosè parlò a tu per tu con Dio e dove ricevette i dieci comandamenti. Da lassù poi attendono con ansia lo spettacolo stupefacente del sorgere del sole.

Nel corso dei secoli, il sentiero più arduo che porta in cima e che, secondo la tradizione, percorse il profeta Mosè, è stato reso più percorribile grazie a 3700 gradini che l’uomo ha intagliato nella roccia. Questo percorso si chiama Siket Sayidna Musa, ossia il cammino di Mosè.

Accennavamo in precedenza al tesoro culturale custodito nel monastero di Santa Caterina. Basti dire che la biblioteca contiene circa 4500 volumi in svariate lingue antiche. Tra questi, figura la più antica bibbia risalente al IV secolo. Inoltre ci sono circa 2000 icone bizantine del V e VI secolo. Queste pregiate immagini sacre han-no superato perfino la furia distruttrice dell’iconoclastia dell’VIII e IX secolo, grazie al fatto che nel periodo iconoclasta il territorio del Sinai si trovava sotto il controllo islamico.

Maometto accordò protezione al monastero perché al suo interno fu accolto e protetto dai nemici.

 

 

 

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