SITUAZIONE INCREDIBILE

By Nicola Guiso
Pubblicato il 2 Marzo 2020

Quello che sta accadendo nei primi mesi di quest’anno in politica e nelle istituzioni sarebbe incredibile, se non fosse vero e con niente di simile nella storia repubblicana. Per provarlo bastano pochi esempi. Il partito di maggiore forza parlamentare che sostiene il governo (il M5S), tra le elezioni politiche del 2018 e quelle Europee del 2019 è passato dal 32 al 17 per cento dei voti, ed appare in ulteriore calo. Della maggioranza fanno parte i renziani di Italia Viva (protagonisti nella formazione del secondo governo Conte) che in Parlamento hanno però votato già molte volte con le opposizioni; e i loro due ministri erano deliberatamente assenti nel consiglio di gabinetto che ha deciso correttivi alla legge sulla “prescrizione” nei procedimenti giudiziari, tra le più importanti approvate nella legislatura (pure dalla Lega, e dai renziani, allora nel Pd che adesso l’avversano). Renzi, nelle polemiche seguite a quell’assenza, ha detto che essendo nella maggioranza le tesi di Italia Viva vanno considerate; e se Conte intende cacciarlo dal governo, faccia pure. Il presidente Conte ha replicato definendo la posizione di Renzi “irragionevole e maleducata”. E a Mattarella avrebbe detto che al Senato, con o senza Renzi una maggioranza ci sarebbe.

Atteggiamento, come detto, che non ha precedenti nell’Italia repubblicana. Conte per chiarire come intenda “andare avanti”, ha proposto un piano per il Sud  di 120 miliardi. Con la gaffe di darlo ai giornalisti in un fascicolo che in copertina reca la foto della costa triestina. Tale situazione, inoltre, sembra aver anche attenuato l’interesse dei partiti di maggioranza e di opposizione su questioni di particolare incidenza socio-economica, sui quali avevano furiosamente (e il più delle volte confusamente) polemizzato. Quali, per esempio le crisi dell’Ilva, della  Whiripool, della Conad, dell’Alitalia (alla quale s’è aggiunta quella di Ali-Italy, che investe 1500 dipendenti e il collegamento aereo con la Sardegna) e di altre 130 imprese con decine di migliaia di lavoratori. Una situazione la cui gravità è stata sottolineata anche dagli ultimi dati che collocano l’Italia all’ultimo posto in Europa per sviluppo economico pure nel 2020. Situazione cui guardano preoccupati dirigenti del Pd come Franceschini e Delrio consapevoli dei pericoli insiti dall’aggregarsi degli attacchi alla maggioranza delle opposizioni e di Renzi; che continua a tirare la corda, attento, però a non essere lui a spezzarla. Perché è molto più debole di quanto credesse nel potenziale di voti. E inoltre vuole avere ciò che ritiene gli sia dovuto – perché parte della maggioranza – nella ripartizione degli alti incarichi nell’amministrazione e negli enti economici pubblici in scadenza, che il governo deve rinnovare. Per sua fortuna (e di altri) però, di elezioni anticipate non se ne può più parlare per prima di settembre. Causa il referendum a maggio sul taglio dei parlamentari; e la necessità di rivedere l’articolazione dei collegi elettorali in base alla nuova legge. Fatti questi che cominciano anche a increspare le acque dei partiti d’opposizione. Salvini (rinviato a giudizio per il caso Gregoretti) conferma il suo momento di stanca, perché in un solo giorno torna all’anti-euro e anti Europa, e poi al loro apprezzamento; e guarda con crescente attenzione l’aumento di peso politico della Meloni. Ed alza la voce (come gli altri partiti del centro-destra) per la scelta dei candidati presidenti nelle elezioni, a maggio, in Puglia, Campania.

La gravità della situazione politica e istituzionale descritta potrebbe accentuarsi. Se nei partiti di maggioranza e di opposizione chi abbia senso di responsabilità verso la comunità nazionale non abbia anche il coraggio di chiedere che venga affrontata, con urgenza, il massimo di unità e nelle forme adeguate possibili. Come avvenne a metà degli anni 70, con successo, in momenti drammatici per l’Italia. In caso contrario, infatti, il nostro futuro potrebbe essere compromesso per lungo tempo. Da segnalare infine il ritorno alla piazza dei 5 Stelle (manifestazione a Roma contro i “vitalizi” agli ex parlamentari), e la rapidissima partitizzazione delle “Sardine”: si sono divise in correnti e sono iniziate le scissioni e le espulsioni.

Comments are closed.