ISTITUZIONI E PIAZZE

By Nicola Guiso
Pubblicato il 1 Gennaio 2020

Mentre andiamo in stampa il Parlamento – dopo la decisione della maggioranza di spostare a luglio e a ottobre 2020 l’entrata in vigore di alcuni provvedimenti fiscali e di abolirne alcuni – è impegnato nel dibattito per l’approvazione della legge Finanziaria. Legge che è per il governo il riferimento obbligato nella valutazione delle risorse finanziarie a sua disposizione, al fine di coprire i costi delle grandi scelte economiche e sociali necessarie alla vita e allo sviluppo del paese. E deve inoltre indicare le componenti della società chiamate a contribuire al reperimento di quelle risorse e a beneficiare o patire di tali scelte nella misura più equa possibile. Legge, dunque, di valore essenziale, per la quale la storia repubblicana ha spesso registrato tesi confronti in parlamento. sia tra le componenti della maggioranza, sia tra questa e le opposizioni. Mai però in misura pari a quelli in atto. I partiti della maggioranza, infatti, hanno opinioni divergenti o di-verse su come fare fronte a molti dei grandi problemi strutturali del paese, quali: l’enorme debito pubblico, la bassa crescita del Prodotto interno lordo, gli alti livelli di disoccupazione (in particolare tra giovani e donne), la bassa capacità delle strutture pubbliche di rendere attive, in tempi ragionevoli, le risorse finanziarie da investire in opere che favoriscano l’ammodernamento e la competitività delle strutture produttive. Sono inoltre negativamente condizionati dalla difficoltà di una efficace, e condivisa, comprensione della esigenza di adeguati e tempestivi interventi del governo su situazioni di crisi quali quelle dell’Ilva, dell’Alitalia, dell’Alcoa e di decine di altre strutture produttive che riguardano decine di migliaia di lavoratori.

Ma il condizionamento che maggiormente pesa sull’azione della maggioranza è il fatto che a farne parte – e con incidenza determinante in Senato – sia il partito di Renzi. Che certamente ne ha favorito la nascita, ma che, con crescente evidenza, punta a utilizzare il suo farne parte soprattutto al fine di allargare la sua presenza e incidenza nella società e nelle istituzioni. Ciò che fa esercitando una costante e aspra polemica soprattutto con gli altri due partiti della maggioranza su temi che Renzi giudica di particolare presa tra i loro elettori. Ripeto: non è un fatto nuovo nella storia repubblicana, basta ricordare le vicende delle coalizioni di centrodestra e di centrosinistra prima e dopo il 1993. Per concludere che Renzi stia perfezionando la “dialettica utilitaristica” in seno alla maggioranza al fine di accrescerne le tensioni e lucrare su di esse, sino a quando avrà allargato la sua presa nel paese, a spese soprattutto del Pd.

Le opposizioni utilizzano i confronti in parlamento sulla Finanziaria per evidenziare le proprie tesi sui grandi temi in discussione. Ma i loro sforzi – ormai con la guida di Salvini, accettata in modo più o meno convinto da Berlusconi e dalla Meloni – sono rivolti a realizzare grandi successi nelle regionali del prossimo anno. Così da favorire la rottura tra i tre partiti della maggioranza, e giungere a elezioni politiche anticipate.

Ad arricchire il dibattito politico s’è aggiunta negli ultimi mesi la scesa in campo delle cosiddette “Sardine”. Non è però un fatto nuovo. Si manifesta infatti sin dalla metà degli anni 60 – prima negli Usa poi in Europa – soprattutto quale espressione di una crisi tra le istituzioni democratiche e i giovani. Dunque è fatto da non prendersi alla leggera da parte delle forze politiche più responsabili. Anche perché in passato – in particolare in Italia a metà degli anni 70 – il fenomeno è stato strumentalizzato da gruppi eversivi di sinistra e di destra, sino a degenerare in forme di terrorismo organizzato, con danni gravissimi alla vita delle istituzioni e alla evoluzione della coscienza democratica del paese. I giovani sono portati a esprimersi più con affermazioni di principio che con dialettica comparativa. Ciò impone agli intellettuali e alle forze politiche di considerare con attenzione ciò che veramente rappresentano le piazze che riempiono, senza  considerarle, a priori, tra gli elementi risolutivi della crisi, che pure, certamente, contribuiscono a rappresentare con maggiore chiarezza.

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