Servi per Iddio

By carmine arice
Pubblicato il 1 Febbraio 2022

Cari lettori e care lettrici, san Gabriele dell’Addolorata in una lunga lettera scritta da Isola del Gran Sasso al fratello Enrico il 9 maggio 1861, fa un’annotazione che mi pare particolarmente preziosa per aiutare i tanti suoi devoti a dare un senso al proprio lavoro. Scrive il nostro santo: “Il fine per cui Dio ti ha scelto te lo dice un autore: Siamo stati chiamati da Cristo non per operare a nostro vantaggio, ma per ciò che riguarda la gloria di Dio. Per conseguenza non sii di quelli che, al dire del Pelusiota, ‘mettono gli occhi solo sullo stipendio’. Servi Dio per Iddio, non tener l’occhio all’elemosina e al trattamento, ma va’ in quei luoghi dove puoi fare meglio il bene del prossimo”.

Cari amici che trascorrete molte ore al giorno nell’esercizio della vostra professione, care mamme che impegnate la vostra giornata nei lavori domestici, lettori carissimi, qualsiasi sia il vostro lavoro, non dimenticate mai che esso non è solo lo strumento per guadagnare uno stipendio ma è partecipazione all’opera creatrice di Dio. Esortandoci ad andare là dove possiamo fare meglio il bene del prossimo, san Gabriele ricorda al fratello e quindi a noi che attraverso le nostre braccia, la nostra mente, il nostro cuore, Dio vuole continuare ad amare i suoi figli.

Ritengo che nel contesto socio-culturale odierno, è quanto mai necessario e urgente evangelizzare il lavoro, poiché non di rado, esso ha perso la coscienza della sua alta vocazione di utilità sociale, maturazione personale e di collaborazione all’opera del Creatore, ed è diventato piuttosto una condanna necessaria – quando si ha la fortuna di averlo – da scontare con sopportazione per il necessario sostentamento personale e della propria famiglia. La dimensione della fatica e la mercificazione dell’opera prestata, sembrano diventare predominanti sul possibile senso e sul valore intrinseco della laboriosità. E questo è drammatico perché nella vita molto tempo è dato proprio al lavoro.

Se non sappiamo scoprire la capacità del lavoro di darci benessere prima ancora che reddito, convinti che gli esseri umani sono innanzitutto cercatori di senso, ogni altro rimedio sarà un palliativo inefficace a dare qualità, vigore e sviluppo a quello che facciamo. Il rischio è di essere macchine senza cuore e senza anime che fanno quello che devono fare senza un fine, ma solo aspettando la fine. Dobbiamo aiutarci ad affrontare quello che qualcuno ha chiamato il paradosso della fatica, allo stesso tempo evitata, ma al quale, contemporaneamente, occorre attribuire un grande valore esistenziale perché, come ci ricorda papa Francesco, “Il lavoro è una necessità. È parte del senso della vita su questa terra, via di maturazione, di sviluppo umano e di realizzazione personale” (Laudato sì, 128).

Servi per Iddio, esorta san Gabriele rivolgendosi al fratello! Così Gesù ha servito il Padre per tanti anni nella sua vita nascosta di Nazareth! Così siamo invitati a fare anche noi dando gloria a Dio – come invita a fare il nostro santo – mettendo a servizio della comunità i doni che abbiamo ricevuto, la nostra professione, l’onestà del guadagno, relazioni interpersonali sane e ogni dimensione della nostra laboriosità. Saremo felici noi, sarà un dono per i fratelli, santificheremo il tempo e daremo un senso alle nostre fatiche quotidiane.

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