DIO MORTO IN CROCE

By Gabriele Cingolani
Pubblicato il 1 Febbraio 2022

Gesù è appena spirato ed ecco che attorno alla croce irrompono le conferme che aveva ragione. I nemici non fanno in tempo a gongolare per la loro vittoria, che la terra è scossa dai segni della sua rivincita, provenienti dalla natura, dal tempio e dall’atteggiamento delle persone. L’evangelista Matteo parla dei segni cosmici: La terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono, 27,51-52. Sono reazioni tipiche delle manifestazioni di Dio. L’apertura delle tombe vuole spronare la comunità oppressa dallo scoraggiamento per il rifiuto da parte dell’ebraismo, a confidare nella potenza di Dio, capace di dare vittoria anche dopo la morte. Molti corpi di santi morti risuscitarono e… dopo la risurrezione apparvero a molti, 27,52-53. L’autore si accorge che l’entusiasmo gli sta facendo anticipare eventi che non possono essere avvenuti prima che Cristo sia risorto, perciò si frena mettendo l’inciso “dopo la risurrezione”. Vuol dimostrare che la risposta del Padre è immediata, non attende la risurrezione. La morte di Gesù per amore è redentiva per se stessa ed è la ragione della vittoria che sarà manifestata dalla risurrezione.

Altro segno è lo squarciamento del velo del tempio. Non si tratta del drappeggio che separava il cortile esterno dal santuario, ma di quello che avvolgeva “il Santo dei Santi”, lasciando entrare solo il sommo sacerdote una volta l’anno. È inquietante. Vuol dire che Dio è adirato e si straccia le vesti per il rifiuto del suo Figlio da parte dell’umanità, come il sommo sacerdote se l’era strappate alla dichiarazione di divinità da parte di Gesù? È chiaro che l’evento contiene un giudizio sulle sorti del tempio di Gerusalemme. La sua fine era stata annunciata. Con la morte di Gesù essa si è compiuta. La sua funzione religiosa non serve più. Dio non abita più nel santo dei santi, ma nel corpo santissimo del Figlio crocifisso, e nel corpo esteso e prolungato di tutti coloro che gli appartengono per la fede e i sacramenti.

Lo spaccarsi del velo da cima a fondo significa che Dio cambia casa, si trasferisce nella nuova dimora non fatta da mani d’uomo ma dalla fede e dall’amore. È la nuova comunità che fluisce dal cuore del Crocifisso e di cui Maria e il discepolo sono il primo nucleo. L’altro tempio, distrutto nel 70, non è stato più ricostruito. Anche se lo fosse, Dio non ci abiterebbe più come prima. È finita la sua era. È finito un mondo e ne inizia un altro, quello della grazia.

Oltre ai sobbalzi della natura e allo squarcio nel tempio, gli evangelisti alludono alla divinità del Crocifisso con la nascita della fede al momento della sua morte. Emergono il centurione romano che aveva diretto l’esecuzione e i suoi colleghi. Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo disse: Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!, Mc 15,39. Per Matteo la stessa professione di fede è condivisa da quelli che facevano la guardia a Gesù, 27,54. Che cosa è successo nell’intimo di questi pagani? Che cosa hanno “visto”? Tutti hanno visto la stessa cosa, anche i passanti e i sommi sacerdoti: un crocifisso che muore gridando. Non hanno visto i miracoli né l’hanno osservato scendere dalla croce. Eppure il centurione vede Dio in questa morte. La morte rivela sempre chi siamo. Quella di Gesù rivela che è Dio. Senza fede si insulta, con la fede si adora.

Per l’evangelista Luca l’affermazione del centurione non tocca tale vertice di fede. Egli dice solo: Veramente quest’uomo era giusto, 23,47. Dipende dal messaggio che ogni evangelista vuol trasmettere alla comunità. Luca vuol convincere i Romani che la comunità cristiana non è pericolosa, difatti Gesù fu riconosciuto innocente tanto dal procuratore che dal centurione. Quindi è chiaro che condannarlo è stato uno sbaglio. Al contrario, Matteo e Marco devono sostenere le comunità nella furia delle persecuzioni. Forse a Roma s’era già consumata quella di Nerone, dove i cristiani erano cibo alle belve o illuminavano di notte la città nelle loro croci brucianti. La repressione è feroce. Per chi muore così, è chiaro che Dio è presente. O è lui o è la sua forza in te. Questo è Vangelo, la bella notizia.

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