È vero che se una persona sposata in chiesa chiede la separazione, anche se vive in castità, non può accedere alla comunione? Grazie di cuore. Un sacerdote
La Chiesa nella sua lunga storia non si è mai opposta alla separazione sia quella consensuale che quella accettata quando la convivenza diventa impossibile. La Chiesa nello svolgere il suo ruolo di madre insiste perché si cerchino tutte le possibili soluzioni e tutte le strade per sanare i contrasti e la separazione diventi veramente l’ultima spiaggia per uscire da una situazione invivibile e se separazione deve essere separazione sia! Esorta il coniuge innocente a voler perdonare il coniuge che si è macchiato di colpe gravi, a non interrompere la vita coniugale per motivi di carità e per il bene della famiglia, soprattutto se vi sono dei figli da accompagnare nella vita e da educare.
La Chiesa nella sua bimillenaria storia non ha mai negato i sacramenti alle persone separate che vivono da sole e non hanno intenzione di rifarsi una vita matrimoniale. Certo a essi viene richiesto quello che è richiesto ad ogni buon cristiano che voglia vivere una vita sacramentale dignitosa e cioè: abbandonare ogni forma di odio verso il coniuge, adempiere a tutti i doveri verso di lui e dei figli, sentendosi responsabile della loro salute fisica e spirituale. La separazione interrompe la convivenza ma non fa cessare l’impegno che i coniugi hanno assunto quando si sono sposati in chiesa, cioè essere vita e salvezza per l’altro.
Pregare l’uno per l’altro ed evitare ulteriori contrasti è uno dei modi per assolvere a questo compito. La comunità cristiana è vicina a tutte quelle coppie che sono ferite in modo leggero ma anche a quelle che sono ferite in modo più pesante.