ESISTE ANCORA L’INFERNO?
Sono una persona di una certa età. Ai miei tempi lo studio del catechismo prevedeva l’insegnamento dei “novissimi”, cioè la considerazione delle “cose ultime”. Si parlava anche dell’inferno. Oggi di queste cose si parla poco o niente, come mai? La saluto cordialmente. Nonno Giovanni
è in parte vero che oggi, per ovviare ad un certo imbarazzo, dovuto alla secolarizzazione del pensiero occidentale, la predicazione sulle realtà escatologiche o novissimi si è ridotta ai minimi termini. Parlare dell’inferno è poco di moda, poco attraente, addirittura, secondo alcuni, controproducente. Questo modo nichilista e superficiale di affrontare il tema è assai pericoloso! L’esistenza dell’inferno fa parte del credo cristiano ed è parte integrante della rivelazione. Si tratta di saper affrontare il tema nel modo giusto.
Ma se Dio è misericordioso perché esiste l’inferno? La libertà umana ha una drammatica responsabilità: si è chiamati alla vita eterna, ma si può cadere nella perdizione eterna. Dio vuole che tutti siano salvati e vivano come suoi figli, eppure per ciascuno c’è la triste possibilità di perdersi. Il Catechismo della Chiesa Cattolica parla dell’esistenza dell’inferno e la definisce come una “tragica possibilità” (n. 1218).
L’insegnamento della Chiesa lascia intendere che questa sia una possibilità, una libera scelta dell’uomo, un atto di libera volontà. Non si finisce all’inferno per sbaglio ma si sceglie! Papa Francesco ha espresso con grande chiarezza questo concetto fondamentale: “L’inferno consiste nell’essere lontani per sempre dal Dio che dà la felicità, dal Dio che ci vuole tanto bene. L’inferno non è una condanna, ma una scelta. All’inferno non ti mandano, ci vai tu, perché scegli di essere lì”.
In che cosa consistono realmente le pene dell’inferno? L’inferno non è un luogo, è uno stato in cui si trova l’anima che ha scelto liberamente e consapevolmente di separarsi da Dio. L’essere umano è libero, ha cioè la possibilità di autodeterminarsi: se decide di stare con Dio, entra nella comunione e nella salvezza. Se decide di negarlo entra nella perdizione. Dostoevskij (1821-1881), scrittore russo, ha scritto che “l’inferno è la sofferenza di non poter più amare”.