IL CARCERE PUNTO DI SVOLTA

By Catia Di Luigi
Pubblicato il 2 Giugno 2017

Rieducazione, crescita culturale, reinserimento sociale, lavori di pubblica utilità. Sono queste le nuove parole del sistema carcerario in Italia, dove le porte sono spesso porte girevoli. Porte che ogni giorno vedono passare, in ingresso e in uscita, circa mille detenuti, che capita anche che varchino ripetutamente la soglia. Sono 7 su 10.  In gergo si chiama recidiva. Là dove è possibile applicare misure alternative, si scopre che la recidiva si abbassa prepotentemente scendendo addirittura fino al dieci per cento.

Il carcere, per come lo conosciamo oggi, non garantisce la sicurezza sociale, né tantomeno il recupero dei detenuti. Eppure ci sono studi e ricerche che dimostrano come abbattere la recidiva, investendo sulle misure alternative, comporterebbe un risparmio economico crescente di milioni di euro. Per coloro che hanno commesso piccoli reati puniti con pene non superiori a quattro anni – o con la sola pena pecuniaria – esiste inoltre la possibilità della messa alla prova. Ovvero quella che viene comunemente definita e riconosciuta come “giustizia riparativa”. Un sistema che permette di evitare il carcere o il pagamento della multa con lavori di pubblica utilità.

A Padova e Verona, come in altre città, a essere coinvolte sono soprattutto le associazioni di volontariato. La risposta è decisamente positiva: quasi 500 persone hanno svolto attività in cento organizzazioni diverse. “Questa esperienza formativa mi ha lasciato molto più di quanto avrebbe lasciato una semplice pena inflitta, anche solo pecuniaria” racconta Gianfranco, inserito in un’associazione che offre servizi di accoglienza e ascolto per donne sole e vittime di violenza. “Ho svolto lavori di piccola manutenzione della struttura, ma ho comunque avuto la preziosa possibilità di capire concretamente le problematiche sociali, conoscere le realtà di volontariato che si fanno carico di dare risposte adeguate ai bisogni sociali. Tutto questo è decisamente più utile dello scontare e subire una pena in modo passivo”.

Quando si entra in contatto con il mondo degli anziani e dei disabili, poco importa se si fa assistenza diretta o ci si occupa di pulizie, del trasporto o della cura dei giardini. Ciò che più conta sono le relazioni umane e quelle straordinarie opportunità che fanno cambiare i punti di vista e gli stili di vita. Dopotutto, ciascuno di noi ha bisogno di riscatto, tutti siamo dei peccatori. Anche san Gabriele lo era stato da ragazzo e si è riscattato vivendo l’attenzione per i poveri e i bisognosi. Il vero pegno è la vita che ha dato a Dio come “caparra”.

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