Ultimamente il Papa è stato molto criticato perché ha sostenuto che le guerre non possono durare per sempre con grande sofferenza per la popolazione civile e soprattutto per le persone più fragili: i bambini e gli anziani. Mi chiarisca, padre, come si deve concepire la pace. Grazie. Teresa (Teramo)
La verità etica della pace, storicamente raggiunta e universalmente condivisa, può essere tenuta desta mediante una serie di affermazioni che esprimono convinzioni sia negative che positive. Le convinzioni negative sostengono che la pace non consiste nell’esercizio o nell’effetto del monopolio del potere da parte di una potenza imperialista; non è l’equilibrio del terrore o la moratoria indotta dalla dissuasione di due blocchi.
La pace non si riduce alla “tranquillità dell’ordine” quando tale ordine si realizza a spese della giustizia. Inoltre la pace piena e autentica non può essere l’effetto del militarismo, dell’economia bellica, delle alleanze difensive, della politica dei blocchi.
Le convinzioni positive sostengono, invece, che la pace possiede un significato positivo: formula la situazione ideale della storia retta dalla mitezza. Essa si costruisce con i valori basilari della libertà sociale e della giustizia sociale ed economica, la causa della pace ingloba la causa dei diritti umani, i quali storicamente si concretizzano nella democrazia reale e nella giustizia economica.
La pace oltrepassa i limiti della stretta giustizia: è “frutto dell’amore, che va oltre quanto è in grado di assicurare la semplice giustizia” (GS n. 78). Parlando in linguaggio religioso, la pace è il volto sociale della carità.
La pace, infine, è da “costituirsi continuamente”, è prassi storica in continuo avanzamento. Ne consegue che la guerra è uno strumento devastante da non prendere mai in considerazione nelle soluzioni di conflitti nazionali.