LA PREGHIERA DEI SEMPLICI E DEI SANTI

By Mons. Antonio Riboldi
Pubblicato il 30 Aprile 2017

Chi di noi non ricorda la particolare cura che le nostre mamme hanno avuto per la nostra crescita di fede? Ricordo la mia, più preoccupata della mia vita cristiana, della mia vocazione, che di ogni altro bene, compresa la salute. Ricordo quel giorno in cui le manifestai le mie difficoltà di pastore nel fronteggiare la criminalità organizzata. Prima volle che recitassimo insieme il santo rosario. Poi, accompagnandomi nella stanza da letto, mi guardò fissa negli occhi e mi scolpì nel cuore queste parole: “Antonio, tu sai quanto ti voglio bene. È difficile immaginarlo. Solo Dio e la Madonna ti amano di più, infinitamente di più. Però ricordati, preferisco che mi annuncino che ti hanno tolto la vita, ma mai e poi mai che tu sia fuggito dal tuo dovere di vescovo”. L’ultima volta che la vide, aveva 99 anni ed era pienamente cosciente, sapendo che stava tornando al Padre, mi volle vicino e mi disse: “Antonio, quale grande dono mi ha fatto il Signore, donandomi te, vescovo! E tu va’, e non fermarti mai!”. Non pensava che il primo dono del Signore era stata lei, per me.

Quante volte – dopo Dio – soprattutto nei momenti di tristezza, di sofferenza o di prova, vorremmo ritrovare le braccia di mamma e lì, senza bisogno di inutili parole, farci sommergere dall’amore e ritrovare il coraggio della vita, come si rinascesse! Sappiamo che la mamma non ci lascia mai, sia che conserviamo dignità e verità di vita, nella fede, sia quando, a volte, le nostre scelte vanno in senso opposto ai suoi sogni, magari verso il fallimento, ed allora è lei sola capace di riportarci alla speranza. Se una mamma può essere un dono così grande, quanto più lo è la mamma di Gesù, che lui stesso ci ha donato dalla Croce. È questo il profondo motivo per cui il mese di maggio dona come un senso di grande speranza, perché il dedicarlo a Maria, nostra carissima mamma, che ci è sempre vicina, come lo fu sotto la croce del Figlio, dona fiducia e sicurezza.

C’era un tempo in cui le nostre chiese si affollavano in questo mese per la recita del santo rosario. Nelle mie visite pastorali alla diocesi, verso sera, nel mese di maggio, passando di cortile in cortile, pareva esserci una catena ininterrotta di famiglie, riunite per il santo rosario. Come del resto, nella mia infanzia, vi era la bellezza della sera, tutti insieme a pregare la mamma del Cielo. Ci sentivamo amati e al sicuro. Era lì, a quella scuola, che crescevamo noi figli…ed eravamo tanti!

Maggio lo chiamerei “il mese della tenerezza”, perché con la recita del santo rosario ci fa guardare alla vita, riflettendola sulle orme dell’unica, irripetibile grande mamma, Maria santissima, la madre che Dio scelse per il figlio Gesù. Il santo rosario è “racconto – meditazione – preghiera”, che infonde una dolcezza grande, come se nella recita ci si trovasse a tu per tu con la santissima mamma di Dio, a noi donataci nel momento più sublime dell’amore di Gesù per noi: la donazione di sé sulla croce.

Ricordo come il caro san Giovanni Paolo II avesse sempre la corona tra le mani, come se volesse accompagnare tempo e parole con le Ave Maria, poiché diceva: “Non si può recitare il Rosario senza sentirsi coinvolti in un preciso impegno di servizio alla pace” E papa Francesco ha confidato: “Il rosario è la preghiera che accompagna sempre la mia vita; è anche la preghiera dei semplici e dei santi… è la preghiera del mio cuore”.

Comments are closed.