NELL’ASCOLI D’ANTAN IL CINEMA RITROVA LA SUA MAGICA ATMOSFERA

Il centro storico di Ascoli Piceno, ricordato come uno dei più monumentali d’Italia, nell’aprire le sue rue, le sue Il centro storico di Ascoli Piceno, ricordato come uno dei più monumentali d’Italia, nell’aprire le sue rue, le sue piazze ed i suoi palazzi al cinema, ha contribuito ad esaltare quella magica atmosfera che film collocati nella giusta dimensione storica sanno trasmettere. Diversi i registi che l’hanno scelta come cornice per le proprie produzioni facendo conoscere una delle più belle piazze del Bel Paese, quella del Popolo, il salotto della città. Di forma rettangolare, su di essa fanno corona il mirabile fianco della chiesa di san Francesco con le bellissime absidi, i campanili poligonali e la cupola. La fiancheggiano bassi palazzetti dall’elegante fronte rinascimentale, tutti a portico con graziose finestre e presenza di merli. Un altro sito in cui l’interesse dei cineasti non è mai venuto meno è il Caffè Meletti, in stile liberty, inaugurato nel 1907 da Silvio Meletti, noto per la produzione dell’omonima anisetta. Nel 1981 è stato dichiarato dal ministero dei Beni Culturali “locale di interesse storico ed artistico”.

Ascoli è una città bellissima” affermò Dustin Hoffman durante le riprese di Alfredo Alfredo di Pietro Germi nel 1972. Cosa che deve avere pensato 36 anni dopo quando, nel 2008, vi tornò come testimonial della Regione per uno spot turistico sulle Marche. Ad aprire la via del cinema alla città fu, nel 1960, Francesco Maselli che vi diresse Claudia Cardinale, Gerard Blain e Tomas Milian ne I Delfini. Nel finale del film una sorta di ricomposizione dei conflitti tra i vari personaggi e dell’inquietudine che li accompagna troverà un’ambientazione ottimale proprio all’interno del Caffè Meletti. Nel rilancio della città-set un ruolo di primo piano l’ha recitato il regista Giuseppe Piccioni che, essendo ascolano, si è ricordato più di una volta delle sue origini ambientando i suoi film nella città punteggiata da torri e campanili e avvolta nel caldo colore dorato del travertino. Centro storico da vivere, passeggiando nel suo cuore medioevale in cui si aprono le piazze rinascimentali più belle delle Marche e nelle strade che ancora rispettano le antiche vie romane.

Da Il grande Blek con i giovanissimi Sergio Rubini e Francesca Neri, film che ripercorre gli anni compresi tra il 1960 e il 1968, a Cuori al verde (1996) con una sequenza operistica realizzata all’interno del teatro “Ventidio Basso”, con Piccioni arriviamo alla primavera del 2021 quando ne L’ombra del giorno, uscito nelle sale a marzo, Ascoli Piceno si mette a lucido per diventare luogo ideale per un’ambientazione anni Trenta. È la cronaca di un amore bellissimo in un contesto urbanistico che ne esalta la spettacolarità delle scene da affascinare a tal punto l’interprete, Riccardo Scamarcio, che ne è poi divenuto anche produttore. “Era un secolo – ha poi dichiarato l’attore – che non mi imbattevo in un copione così preciso su un momento storico, quello del fascismo, così importante. Di qui la mia decisione di produrlo essendo per me il cinema quella cosa che si fa lanciando il cuore in avanti. Un film così si poteva realizzare solo ad Ascoli”.

Quando Ascoli venne scelta dal grande cinema – dice Piccioni – la città era poco conosciuta e per questo in grado di provocare stupore per la sua bellezza. Stessa cosa succede con la regione nel suo insieme. Non hai mai la sensazione di un luogo già visto e talvolta neppure quella di esserci mai stato. Hai l’illusione di essere il solo ad avere avuto il privilegio di catturare quei paesaggi con la macchina da presa. E sei anche un po’ geloso se quei paesaggi si offrono senza ritegno e con disinvoltura allo sguardo di altri registi, perché sai quanto possono essere di aiuto a una storia, e renderla migliore”.