UOMO & DONNA UGUALI E COMPLEMENTARI
ESSERE PERSONA A IMMAGINE E SOMIGLIANZA DI DIO COMPORTA ANCHE UN ESISTERE IN RELAZIONE ALL’ALTRO IO
PERCHÉ DIO HA CREATO L’ESSERE UMANO CO-ME UOMO E DONNA (YOUCAT 63)? NEL RACCONTO DELLA GENESI, IL PRIMO LIBRO DELLA BIBBIA, troviamo due motivazioni che si completano, pur facendo parte di fonti e tradizioni diverse. Questi i testi di riferimento:
– Gn 1,27: Dio creò l’uomo a sua immagine, a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò;
– Gn 2,7.18: Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente… E il Signore Dio disse: Non è bene che l’uomo sia solo, voglio fargli un aiuto che gli corrisponda.
Queste poche parole riferiscono, in forma arcaica, il progetto di Dio e la vocazione della creatura. Da una parte Dio creando l’essere umano a sua immagine e somiglianza, lo pone al vertice della creazione e, dotandolo di intelligenza e volontà, lo rende capace di relazione con se stesso e con il proprio simile, a iniziare dalla naturale complementarietà tra i due sessi. Difat-ti, l’essere umano, sia esso uomo o don-na, desidera completamento e pienezza proprio nell’incontro con l’altro sesso.
Nel secondo racconto, l’autore sacro intende la complementarietà quale scelta del Creatore per l’uomo affinché non fosse solo e, nello stesso tempo, l’uomo e la donna si riconoscessero uguali e complementari: uguali per la stessa origine e l’identica dignità (creazione divina), complementari per il reciproco bisogno di unità.
L’uguaglianza e la diversità sono volute da Dio, non per contrapposizione ma per integrazione. Anzi: per la comunione. L’uno per l’altra, l’una con l’altro. A ben pensarci l’essere umano porta inscritto nella sua origine la realtà stessa di Dio-Trinità, Amore-Comunione trinitaria. L’essere-uomo e l’essere-donna nel progetto della creazione indicano l’essere chiamati a partecipare all’atto creatore di Dio, sia nella vocazione alla comunione, sia nella partecipazione alla pro-creazione. Ecco la bellezza e la grandezza della rivelazione biblica: nell’amore tra uomo e donna, soprattutto nella comunione del matrimonio, nel quale uomo e la donna di-ventano una sola carne (Gn 2,24), la creatura può già pregustare la felicità dell’unione con Dio, nella quale ogni essere umano trova la propria definitiva completezza.
CARO AMICO che leggi questi commenti al catechismo dei giovani, ho ripreso un testo molto incisivo dal magistero di Giovanni Paolo II e lo propongo alla tua riflessione. Oltre a rispondere alla domanda iniziale, è come una luce che non dovrebbe mai offuscarsi in ogni persona, nella vita di coppia e della famiglia. Scrive il papa nella Lettera apostolica Mulieris dignitatem, n.7: “Penetrando col pensiero l’insieme del-la descrizione di Gn 2,18-25, ed interpretandola alla luce della verità sull’immagine e somiglianza di Dio (cfr Gn 1,26-27), possiamo comprendere ancora più pienamente in che cosa consista il carattere personale dell’essere umano, grazie al quale ambedue – l’uomo e la donna – sono simili a Dio. Ogni singolo uomo, infatti, è a immagine di Dio in quanto creatura razionale e libera, capace di conoscerlo e di amarlo. Leggiamo, inoltre, che l’uomo non può esistere solo (cfr Gn 2,18); può esistere soltanto come unità dei due, e dunque in relazione a un’altra persona umana. Si tratta di una relazione reciproca: dell’uomo verso la donna e della donna verso l’uomo. Essere persona a immagine e somiglianza di Dio comporta, quindi, anche un esistere in relazione, in rapporto all’altro io. Ciò prelude alla definitiva autorivelazione di Dio uno e trino: unità vivente nella comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo”.