MORDI LA MELA!

ABRUZZO DEL GUSTO
By Gloria Danesi
Pubblicato il 28 Agosto 2021

Quella della Valle del Giovenco, nella marsica, è un vero concentrato di bontà. L’interessante iniziativa del comune di Ortona dei Marsi per la valorizzazione di questo prodotto di nicchia

Una mela al giorno toglie il medico di torno». La mela della Valle del Giovenco, oltre ai benefici sulla salute è straordinariamente gustosa. Di piccolo calibro rispetto a quelle in vendita al supermercato ma è un vero concentrato di bontà. Parliamo di un frutto molto apprezzato e a tal ragione il melo è l’albero più coltivato nel mondo, successo dovuto anche alla facilità di trasporto e conservazione. Un grande successo non solo nell’alimentazione, per il sapore e qualità nutrizionali, ma anche per sua costante e massiccia presenza nell’immaginario collettivo di ieri e di oggi. “La grande Mela” è l’appellativo di New York, la mela presta il nome alla Apple Corps, la casa discografica dei Beatles, la mela nel progresso tecnologico vedi la Apple di Steve Jobs. Nel passato troviamo: la “ mela del peccato”, il frutto della tentazione della tradizione biblica, il “pomo della discordia” che scatena la guerra di Troia, la “mela della gravità”, grazie all’osservazione della sua caduta dall’albero Newton intuì la legge di gravitazione universale, la “mela avvelenata” di Biancaneve nella favola dei Grimm. Quindi un frutto di mortalità e immortalità, irresistibile musa ispiratrice di scienziati e artisti.

Le coltivazioni di ecotipi locali di melo sono ancora diffuse in molte zone interne dell’Abruzzo. Quella della Valle del Giovenco, come dicevamo in apertura, è una mela autoctona inserita nell’elenco dei “Prodotti Agroalimentari abruzzesi”; la sua coltivazione è diffusa nel territorio montano di Ortona dei Marsi (AQ) e dintorni. Il paese, che sorge alle pendici del monte Parasano, a quota 1003 metri, è inserito nell’area protetta del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Le varietà di melo più diffuse sono: limoncella, mela a buccia gialla dal gusto asprigno con polpa bianco-crema, consistente, acidula, croccante, profumata, non fondente; cerina, detta anche “zitella” per la sua maturazione tardiva, dalla buccia colore giallo citrino con sfumature rosse, abbastanza sottile, liscia, lucente e molto untuosa. Il frutto ha pezzatura media, rotondeggiante, schiacciato ai poli con polpa bianco-nivea, molto croccante, semi-succosa, dolce o molto dolce, lievemente profumata. Ottime anche cotte al forno e per la preparazione di torte e frittelle, nonché idonee a realizzare un delizioso sidro, il “vin dei Pomi”, bevanda alcolica dal sapore acidulo per la presenza di acido malico. Si racconta che un tempo, in occasione della mietitura, la gente del posto era solita preparare “l’acquata”, vino molto leggero ricavato dalla torchiatura di mele e dalla seconda torchiatura dei raspi d’uva, una bevanda molto dissetante e poco alcolica, adatta a ristorare senza appesantire. Salvare la biodiversità agricola si-gnifica sia mantenere quelle varietà che gli avi hanno selezionato e curato con amore, sia mantenere inalterata la bellezza di quel paesaggio rurale che assieme alle ricchezze architettoniche e artistiche, rappresenta la cifra dell’Abruzzo e di tutta l’Italia. Nel Belpaese il secolo scorso si contavano 8mila varietà di frutta divenute oggi poco meno di 2mila e di queste ben 1.500 sono considerate a rischio di scomparsa anche per effetto della moderna distribuzione commerciale che privilegia le grandi quantità e la standardizzazione dell’offerta. La coltivazione di questi frutti dal “gusto antico” è di tipo tradizionale, senza concimi chimici né irrigazione. I mercati sono quelli locali mentre il prodotto anni fa raggiungeva invece i mercati generali di Roma. Gli “agricoltori custodi”, ovvero decine di piccoli produttori, sfidano sulla qualità organolettica e genuinità i colossi della grande distribuzione.

Un’iniziativa di valorizzazione di questo prodotto di nicchia è Adotta un melo della Valle del Giovenco. L’idea è quella di un frutteto condiviso. L’amministrazione comunale di Ortona dei Marsi ha inoltre creato De.Co. (Denominazione comunale d’origine), un marchio a tutela dei cibi prodotti da almeno 50 anni sul territorio: varietà vegetali, miele e carni. Il progetto ha avuto anche il supporto del compianto giornalista gastronomo Luigi Veronelli e dell’Anci. La mela marsicana è bella da vedere, profumata, saporita, da mordere con la buccia.

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