LA PASQUA TRA RITI E TRADIZIONI

IL MEGLIO DELL’ESPRESSIONE CRISTIANA
By Piergiorgio Severini
Pubblicato il 1 Aprile 2014

Come nel periodo natalizio, anche nella settimana di Pasqua le Marche dei riti e delle tradizioni sono di nuovo in prima linea per offrire, in particolare il venerdì santo, il meglio della loro espressione cristiana con il far rivivere, con centinaia di personaggi in costume e non, la passione, la morte e la risurrezione di Gesù Cristo, le cui prime rappresentazioni trovano origine nel Medioevo. Antecedentemente con i riti pagani, legati al culto della terra e dei boschi, si festeggiava la rinascita del ciclo vitale della natura ed era invalso l’uso di scambiarsi le uova, simbolo di fecondità, o di offrirle  in sacrificio alle divinità per ingraziarsele. La presenza dell’uovo si trova anche nei simboli della religione ebraica e cristiana con in più la presenza dell’agnello pur attribuendo a essi un significato diverso, determinato dalle differenze di credo tra le due confessioni. Anche sul piano gastronomico del periodo pasquale uova e agnello sono comuni denominatori di tutte le tavole italiane, con particolari che differenziano una regione dall’altra.

Perché la presenza delle uova nei piatti della tradizione pasquale? Bisogna risalire ancora al Medioevo quando la rigorosa osservanza del precetto del digiuno quaresimale, che proibiva oltre al consumo delle carni anche quello delle uova per sei settimane, ne determinava un grosso accumulo da smaltire. In molti paesi europei vi è anche la consuetudine di scambiarsi uova colorate, già in uso tra i romani.

Uova sode, salumi e crescia dolce o al formaggio fanno bella mostra sulle tavole dei marchigiani per la prima colazione della domenica di Pasqua con la famiglia riunita al completo. La crescia rappresenta un pane rituale e con un forte valore cristiano dimostrato dalla sua forma: tonda con la parte superiore segnata dal simbolo della croce. Tornando alle rievocazioni più suggestive del venerdì santo, nelle quali la passione di Cristo viene rappresentata con dovizia di particolari e un’accentuata carica emotiva, segnaliamo, partendo dal nord della regione, la Turba di Cantiano che, innestando elementi  teatrali di rara suggestione scenica sull’originaria processione dei vari interpreti, trasforma  l’intero nucleo abitativo storico del paese in un enorme palcoscenico all’aperto fondendo la ricostruzione scenografica con gli elementi architettonici e orografici. La Turba è entrata a far parte di Europassione, l’associazione europea che certifica le più prestigiose sacre rappresentazioni pasquali.

Ancora nel pesarese aggiungiamo la processione del Cristo morto di Cagli con 450 confratelli, appartenenti a cinque confraternite, che sfilano per le vie del centro, incappucciati e scalzi. Altra processione si svolge a Fermignano con sfilata per le strade illuminate da fiaccole a olio. Una rievocazione suggestiva è pure quella di Villa Musone di Loreto, nell’anconetano, denominata La morte del giusto, con un uomo in carne e ossa crocefisso. La rievocazione fu realizzata per la prima volta nel 1978 da padre Valentino Lanfranchi all’interno della chiesa parrocchiale; negli anni seguenti, con l’aiuto del centro turistico giovanile e degli abitanti, il processo a Gesù e la salita al Calvario sono stati portati per le piazze e le vie con un epilogo coinvolgente. Il Cristo morto è poi posto su un catafalco per concludere il suo viaggio nel centro di Loreto. Non lontano dalla città mariana ecco la processione di Porto Recanati, stazione balneare della provincia di Macerata. Risalente anch’essa al Medioevo la ricordanza viene detta Bara de’ notte, dove la bara del figlio di Dio, alta cinque metri, viene portata da dodici pescatori scalzi, che sono chiamati “sciabolati”, insieme ad altre statue sul tema della passione alla presenza delle confraternite nei loro costumi tradizionali.

Nell’ascolano, all’imbrunire del venerdì santo, presso il borgo medioevale di Quinto-decimo, ad Acquasanta Terme, si tiene la manifestazione chiamata Le madonnelle, che consiste in quadri viventi che evocano l’agonia e la morte del Cristo. Nel pomeriggio, invece, a Monsampolo del Tronto, presso la chiesa di Maria Santissima Assunta, si svolge un rito di antichissima tradizione, Le tre ore di agonia, che precede la processione del Cristo morto. Sempre nel Piceno, a Monte San Pietrangeli, si rappresenta la passione e la crocefissione di Gesù con più di duecento figuranti, così come a Centobuchi, Falerone, Tolentino, Jesi. Processioni sono in programma anche a Ripatransone, Offida e Monteprandone e via crucis a Roccafluvione e Piobbico.

Un appuntamento secolare è quello legato, a Urbino, alla visita devozionale delle Grotte del duomo, in programma a Pasquetta, giorno dedicato alle gite fuori porta. A formare i locali posti sotto la cattedrale sono tre cappelle dedicate alla Natività, al santissimo Crocifisso e alla Risurrezione. Quest’ultima è detta anche Cappella della Pietà dopo che, nel 1796, vi fu collocato il gruppo marmoreo raffigurante la Pietà scolpito da Giovanni Bandini, scultore fiorentino. Nel 500 fu colui che disegnò la parte superiore del catafalco destinato alle onoranze funebri di Michelangelo. C’è poi la cappella del sepolcro dove è stato costruito il finto Calvario con pietra spugnosa e nella parte cava del Golgota vi è stato collocato il Cristo morto.

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