Intervista a padre Pierino

il ricordo di un apprezzato direttore a tre anni dalla scomparsa
By Lorenzo Mazzoccante
Pubblicato il 6 Dicembre 2020

A quattro dalla scomparsa dell’apprezzato direttore dell’Eco di San Gabriele (2003-2016), riproponiamo ai lettori un’intervista a padre Pierino Di Eugenio, deceduto il 6 dicembre 2016 all’età di 78 anni.

È mattina presto, ma lui è già al lavoro, come ogni giorno, il primo ad arrivare, Padre Pierino Di Eugenio, infaticabile direttore de L’Eco di San Gabriele, insignito, nel 2010, del premio giornalistico L’Aquila Zirè d’Oro.

L’Eco quest’anno compie 100 anni, da quanto tempo è alla direzione dell’Eco?

Sono direttore dal 2003, forse troppo… Un buon direttore, mi dissero, dura due anni, dunque sono un fuoriserie…

Che cosa significa essere direttore di un periodico tanto letto e com’è la sua giornata?

Significa rischiare di persona, se qualcosa va storto il direttore è il primo ad andare in galera…(sorride), specie in redazioni esigue come questa tutto passa sotto l’approvazione del direttore, lo stile, la correzione di bozze, la scaletta… È una giornata piena.

Qual è l’aspetto meno piacevole del suo lavoro e quale, il più entusiasmante?

La routine è un po’ pesante, invece fare un’intervista o rilasciare un’intervista (sorride ndr). Amo scrivere e mi piacerebbe avere più tempo per farlo.

Lei alterna questo lavoro alla scrittura, ha curato una biografia di san Gabriele e un’edizione delle lettere personali di san Gabriele

Sì, il profilo di san Gabriele che ho scritto, è arrivato ormai alla settima edizione che è stata anche ristampata.

Nel suo ruolo ha fatto innumerevoli incontri. Quale l’ha colpita di più?

È difficile scegliere, perché ogni persona possiede qualcosa di unico. Nel 1997 ho incontrato per un’intervista Scarlett Von Wollenman, una cantante inglese che ha vinto un disco d’oro e il Festivalbar (con Scialpi nel 1988 ndr), dopo un incidente d’auto ha perso l’uso delle gambe. Ricordo che la accompagnai alla cripta, lì vide san Gabriele e disse: “Io lui l’ho già visto”, ma era la prima volta che veniva qui. Scoprì con sorpresa di essere nata esattamente 100 anni dopo la morte del santo, cioè il 27 febbraio del 1962. Promise: “tornerò”, ma non è riuscita a farlo a causa delle sue condizioni, essendo tetraplegica e paraplegica. Venne insieme a Riccardo Cocciante, per uno spettacolo.

La sua formazione le è di aiuto nel mestiere di direttore? Quali sono le sue esperienze lavorative pregresse?

Pierino Di Eugenio è un po’ sempre quello della barzelletta… (sorride) Il giornalista è uno molto curioso. La curiosità mi ha spinto anche a girare il mondo… Mi fermo anche all’ingresso delle sale cinematografiche, davanti alle porte delle chiese, per vedere i volti della gente che esce, e mi serve molto questo… Perché mi domando: “Cos’ha visto questa gente?” oppure “Che preghiera ha fatto?”.

Guardo ogni cosa, sono stato a lungo in Inghilterra, a Londra, per studi. Mi piaceva tanto guardare, girare, osservare. Ciò aiuta a capire la realtà, le persone. Lo studio, poi, serve. La conoscenza dell’inglese mi ha aiutato. Ho insegnato alle scuole superiori…

Ricordo un’allieva in particolare alla quale piaceva tanto raccontare le dicerie del suo paese. Erano gli anni 90, io ho una certa età. Si chiamava Isoletta. Una volta le dissi: “Isoletta, tienimi da parte gli appunti, quando andrò in pensione devo impiantarci un romanzo” (ridiamo). Devo ancora scriverlo, però, perché non sono ancora andato in pensione (sorride).

Degli anni della scuola ricordo anche il crollo, “bum” lo svenimento di un’allieva agli esami di maturità. La conducemmo fuori dall’aula e le dissi: “Ti do qualcosa che ti rimette subito a posto”. Le portai un bicchiere d’acqua con dell’Alka Seltzer, avevo capito che la sua era solo paura. “Questa – le dissi, – ti rimette al mondo”. La riportai in aula e mi chiesero: “Ma lei è anche medico?”, “No – risposi – per certe cose non serve il medico”.

 

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