UNA MANO LAVA L’ALTRA…

Un gesto semplice ma prezioso
By Gino Consorti
Pubblicato il 31 Maggio 2020

In attesa di una cura efficace e del vaccino contro il Coronavirus, lavarsi le mani nel modo giusto diventa un’arma  preventiva importantissima. Ne parliamo  con Giuseppe Piccinni, medico specialista  in Microbiologia e Virologia dell’Istituto Dermopatico dell’Immacolata di Roma

I romani e i greci si servivano dello strigile, una sorta di raschietto, in metallo o in avorio, per detergersi il corpo. Ma già nella preistoria, ci ricordano gli studiosi, gli umani mostravano un istintivo bisogno di sentirsi puliti, pur non avendo a disposizioni prodotti detergenti per la cura dell’igiene. La prima traccia di sapone risale all’antica Babilonia, la cui formula – parliamo di circa 4.200 anni fa… – fu scritta su una tavoletta d’argilla e prevedeva l’utilizzo di acqua, olio di cassia e sostanze alcaline. Insomma, da sempre l’uomo ha posto grande attenzione nei confronti dell’igiene, tutte le culture, infatti, non hanno mai tollerato la sporcizia anche se, ahinoi, ancora oggi circa due miliardi e mezzo di persone non hanno un water o una latrina…

Proprio recentemente si è svolta la Giornata mondiale per il lavaggio delle mani, istituita nel 2005 dall’Organizza-zione mondiale della sanità. Mai come questa volta, al tempo del Coronavirus o Covid 19, è di grande attualità. Parliamo di un gesto semplice ma nello stesso tempo preziosissimo, assolutamente essenziale nella prevenzione delle malattie infettive trasmissibili. Anche perché con le mani entriamo spesso in contatto con le nostre mucose. Addirittura, uno studio epidemiologico australiano sul controllo delle malattie, osserva che mediamente tocchiamo la nostra faccia 23 volte all’ora e il 45% del contatto riguarda occhi, naso e bocca… Come dire, le vie più comode per virus e microrganismi potenzialmente patogeni. Ecco, allora, che in questa emergenza non ancora sconfitta, nonostante la spavalderia e nocività di ripetute dichiarazioni di alcuni strilloni dell’informazione e della politica, in attesa di una cura efficace e del vaccino, lavarsi le mani nel modo giusto diventa un’arma preventiva importantissima. Come dicevamo, parliamo di un’operazione semplice, ma proprio per questo motivo è bene fissare alcuni paletti, grazie al contributo di esperti, in modo da non approcciarla con superficialità.

La nostra “guida” arriva dall’Istituto Dermopatico dell’Immacolata di Roma (IDI), un centro di grande livello che fornisce prestazioni sanitarie di elevata qualità in ambito dermatologico, con un approccio multidisciplinare integrato rispetto a ogni tipo di patologia. Nel 1857 padre Luigi Maria Monti fondò la congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione con il fine di prestare assistenza sanitaria e supporto spirituale a tutti i bisognosi. La Santa Sede riconobbe l’importanza di tale missione e nel 1925 ci fu l’inaugurazione del primo padiglione del sanatorio di Via Monti di Creta. Nel luglio 1990, invece, l’IDI ottenne dal ministero della Sanità e da quello della Ricerca scientifica il riconoscimento a Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs). Dal giugno 2017, infine, il professor Antonio Maria Leozappa è stato chiamato dal segretario di Stato Vaticano, cardinale Pietro Parolin, alla presidenza del consiglio di amministrazione della Fondazione e alla guida dell’Istituto.

Con il dottor Giuseppe Piccinni, medico specialista in Microbiologia e Virologia e referente del servizio di Microbiologia del laboratorio analisi Idi, affrontiamo dunque l’argomento igiene offrendo ai lettori, attraverso le sue spiegazioni e le sue indicazioni, una sorta di vademecum per un gesto semplice ma molto, molto importante.

Dottor Piccinni, perché le mani rappresentano un veicolo di trasmissione di infezioni e virus?

Da sempre le mani sono un mezzo di lavoro, comunicazione e socializzazione per l’uomo, pertanto in una pandemia come quella attuale da Covid 19, rappresentano anche un veicolo di trasmissione di eventuali infezioni. Il mancato rispetto delle norme di igiene e di comportamento come per esempio toccare superfici contaminate, portare le mani sugli occhi e sulla bocca, stringere mani altrui, può rappresentare la via più rapida per la diffusione del virus. Non bisogna dimenticare che in un passato recente e anche al giorno d’oggi le mani, con la stessa dinamica, hanno rappresentato la via di trasmissione di infezioni altrettanto gravi come colera, tifo, eccetera.

Quando vanno lavate?

Sicuramente più volte al giorno, strofinando accuratamente con acqua e sapone le superfici palmari e interdigitali per circa un minuto avendo cura di eseguire tale operazione ogni volta che si è venuti in contatto con superfici o oggetti che potrebbero essere contaminati.

È necessario togliere anelli e braccialetti?

La risposta è sì, meglio toglierli e lavarli a parte, sebbene in questo periodo sarebbe opportuno non indossare anelli e braccialetti, al di fuori di quelli strettamente personali poiché potrebbero rappresentare un superfluo veicolo di trasmissione.

Che tipo di detergente è consigliato?

Il consiglio è di non eccedere nell’utilizzo di detergenti contenenti sostanze antisettiche. Acqua e sapone o i comuni detergenti in commercio, meglio se a Ph neutro, vista l’elevata frequenza di utilizzo giornaliero, possono andare più che bene.

Va bene lo stesso se si usa un gel antimicrobico ad alto contenuto alcolico e di cloro, anche se ci siamo sporcati le mani con materiale organico, ad esempio sangue?

Come già detto, la cosa più importante da eseguire nel caso di sospetta contaminazione è il lavaggio accurato delle mani con un detergente. Se ciò non fosse possibile, si può utilizzare come rimedio sostitutivo temporaneo un gel antisettico per abbattere la carica microbica e virale anche in presenza di materiali organici (ad esempio sangue), ferma restando la necessità, ripeto, di un lavaggio accurato con acqua e detergente.

È vero che è meglio utilizzare l’acqua tiepida, per un’azione maggiormente sgrassante sullo strato di grasso che ricopre la pelle e dove potrebbero annidarsi virus e altri microrganismi?

La temperatura elevata dell’acqua (non superiore ai 37° per evitare irritazioni e/o ustioni) ha un’azione lipolitica, quindi come dire sgrassante, che associata all’azione tensioattiva del detergente contribuisce a una pulizia profonda dell’epidermide.

Il lavaggio delle mani che durata deve avere?

Si consiglia di strofinare accuratamente con acqua e sapone le superfici palmari e interdigitali per circa un minuto avendo cura di eseguire tale operazione ogni volta che si è venuti in contatto con superfici o oggetti che potrebbero essere contaminati.

C’è un punto particolare su cui insistere?

Il lavaggio delle mani deve essere totale, ma sicuramente la parte interdigitale merita una maggiore attenzione.

Le unghie meritano un’attenzione particolare?

Sì, devono essere tenute corte e pulite sempre, in quanto, dal punto di vista anatomico, possono rappresentare un ricettacolo di materiale potenzialmente contaminato da virus e batteri, quali polveri ed altre sostanze organiche. Non a caso, i chirurghi, prima di operare dedicano la maggior parte del lavaggio delle mani allo spazzolamento delle unghie.

Nella fase di risciacquo quale accorgimento bisogna avere?

L’accorgimento più importante è quello di eliminare qualsiasi residuo di detergente dalle mani.

Chiudere il rubinetto o toccare la maniglia della porta con la mano appena lavata può vanificare tutto?

Sicuramente sì, soprattutto in ambiente non domestico, pertanto si raccomanda di utilizzare una salvietta di carta per toccare rubinetterie e maniglie.

Le salviettine detergenti sono efficaci?

In situazioni di emergenza rappresentano un valido sostituto dell’acqua e del sapone.

Chi usa i guanti deve ugualmente lavarsi le mani dopo averli indossati?

Cominciamo col dire che la migliore barriera “naturale” alle infezioni è rappresentata dall’epidermide integra, i guanti sono un accessorio che deve essere utilizzato evitando però comportamenti errati quali, portarsi le mani con i guanti agli occhi o alla bocca dopo aver toccato una superficie potenzialmente infetta, atto che inficerebbe in toto l’azione protettiva dei guanti stessi. Indossarli per lungo tempo potrebbe creare dermatopatie, per cui il consiglio è di utilizzarli in situazioni di necessità, magari durante lo svolgimento di attività lavorative che durante questa pandemia sono diventate potenzialmente a rischio. E comunque chi usa i guanti deve utilizzare regolarmente creme idratanti per le mani.

I soggetti affetti da dermatite atopica come devono comportarsi? Possono lavarsi le mani con la stessa frequenza?

La frequenza dipende dalla necessità e l’utilizzo di farmaci topici specifici per questa patologia è fortemente consigliato.

È vero che lo schermo dello smartphone è un ricettacolo di batteri? Come va pulito?

Sì, lo schermo dello smartphone può essere ricettacolo di batteri, visto il suo utilizzo attraverso la digitopressione, pertanto è sempre valido il consiglio di non farlo utilizzare a persone estranee e procedere regolarmente alla pulizia dello schermo utilizzando normali salviette antisettiche.

Vale lo stesso per la tastiera di un computer?

Le regole da applicare sono le stesse.

C’è un oggetto o un materiale più di altri che dovremmo evitare di toccare?

Sì, in questo momento storico consiglierei di evitare di toccare mascherine usate da persone estranee, o altri device non personali.

Oltre al Covid 19 quali altri potenziali infezioni batteriche e virali rischiamo di contrarre se non curiamo la giusta igiene delle mani?

Sicuramente dal punto di vista epidemiologico le infezioni gastrointestinali (clostridium difficilis, salmonellosi, eccetera) e le epatiti virali.

Anche gli occhi sono una possibile via di contagio?

Gli occhi rappresentano una via di contagio per molte patologie, purtroppo anche per il Covid 19; infatti le goccioline di Flügge che si generano con lo starnuto di una persona infetta a distanza ravvicinata possono trovare nei dotti lacrimali una via d’accesso all’organismo.

In questo caso basta un comune occhiale a proteggerci?

Rappresenterebbe una protezione parziale per cui consiglio di rispettare una distanza sociale di almeno 1,5/2 metri.

Volendo preparare in casa una soluzione disinfettante quali ingredienti dobbiamo utilizzare e in che percentuale?

Personalmente sconsiglio una preparazione casalinga di soluzioni disinfettanti che potrebbero mettere a rischio la salute personale (ad esempio creazione di vapori tossici durante l’allestimento) considerando che tali preparazioni sono per legge ad appannaggio di personale tecnico specializzato e sono disponibili attualmente sul mercato a costi contenuti.

Comments are closed.