CERASE & CERASUOLO

ABRUZZO DEL GUSTO
By Gloria Danesi
Pubblicato il 7 Maggio 2020

Accanto alle gustose e rinomate ciliegie di Giuliano Teatino, sulle colline della provincia di Chieti si produce anche un vino eccellente, nelle declinazioni Doc e Igt

Le ciliegie, già oggettivamente squisite, lo divengono ancora di più perché hanno il pregio di essere i primi frutti a maturare. In Abruzzo le più rinomate, per quantità prodotte e qualità organolettiche, sono quelle coltivate a Raiano (Aq) e a Giuliano Teatino (Ch). Abbiamo in precedenza già parlato delle “rosse aquilane” ora tocca alle “rosse teatine”.

Giuliano Teatino sorge su un colle, ai piedi della Majella, non lontano dal mare. Per la felice posizione è un territorio vocato all’agricoltura, infatti sono presenti vigneti, frutteti e uliveti che contribuiscono a caratterizzare fortemente il paesaggio.

Per san Girolamo (347-420 d.C.), dottore della Chiesa e grande erudito, la pianta di ciliegio è arrivata in Italia dall’Asia Minore grazie a Lucio Licinio Lucullo (117-56 a.C.), militare, uomo politico e personaggio famoso per la magnificenza dei suoi conviti (da cui il termine luculliano). Al raffinato antico romano viene riconosciuto anche il merito di aver importato l’albicocco, i cui frutti sono un’altra vera bontà per il palato. Alcuni resti fossili di ciliegie, ritrovati in diversi scavi, sembrano però smentire l’attribuzione perché risalgono a prima dell’età classica. Consultando documenti provenienti da monasteri, leggendo cronache cittadine e lasciti testamentari si hanno solo scarne notizie riguardanti la coltivazione, in Abruzzo, di alberi di cerase (nome dialettale, dal latino cerasus). Nei mesi di maggio e nei primi giorni di giugno i fiori belli e profumati si trasformano in quei piccoli frutti rossi, tanto deliziosi… che uno tira l’altro.

A livello economico tutti gli alberi da frutto hanno avuto poca importanza fino alla fine dell’ottocento. Tra le culture arboree facevano eccezione unicamente la vite e, il gelso per i bachi da seta, che fungeva anche da tutore alle stesse viti. Essenzialmente si piantavano cereali e si allevavano animali, il consumo di frutta era limitato ai ricchi e agli abitanti della campagna. Ma nei primi anni del novecento la bachicoltura entrò in crisi e le specie frutticole sostituirono i gelsi come tutori e allo stesso tempo si registrò una maggiore richiesta di frutta da parte dei mercati. Dall’Atlante dei prodotti tradizionali d’Abruzzo, edito dall’Arssa, apprendiamo anche che fu merito delle “Cattedre ambulanti per l’agricoltura” la promozione di alcune culture arboree e tra queste il ciliegio. Dall’Annuario statistico dell’agricoltura italiana del 1952, a proposito dei quantitativi di produzione di ciliegie nella nostra regione, si evince che le zone di produzione a quel tempo erano essenzialmente le stesse di oggi. Fino alla fine degli anni 60 del secolo scorso nel territorio di San Giuliano Teatino e dintorni (Canosa Sannita, Ari e Torrevecchia Teatina) la produzione delle ciliegie veniva per lo più destinata all’industria dolciaria. Successivamente, invece, sono state messe a coltura varietà più vocate al consumo fresco: Durone locale e nero, Catagnana, Bigarreau, Ferrovia e Anellone. La drupa si presenta piccola e sferoide o cordiforme, provvista di un peduncolo più o meno lungo esile e flessibile. La buccia e la polpa possono essere rosate, rosse, molto rosse quasi nere, per la presenza di flavonoidi e antociani (la buccia è più scura della polpa). La prima domenica di giugno San Giuliano festeggia degnamente il suo prodotto tipico con una sagra delle ciliege, sfilata di carri allegorici e costumi antichi, accompagnata da canti folkloristici.

I piatti tradizionali del luogo sono: sagne e fagioli, pizza scimije e pizza post. Il 19 agosto, in occasione della festa del compatrono sant’Antonio da Padova, si rievoca il miracolo del Giglio e si usa consumare dei taralli strepitosi che portano il nome del santo e la cui ricetta è ancora segreta.

Il piccolo centro è in effetti pluricittadino, perché oltre a essere a giusta ragione Città delle Ciliegie è anche Città Slow (Rete italiana delle città del buon vivere) e fa anche parte dell’associazione nazionale Città del vino. Visto che da queste parti si produce un vino eccellente nelle declinazioni Doc e Igt, tanto che non poteva mancare una Sagra dell’uva e del vino.

Un luogo dove predomina una stupenda tonalità di rosa: cerase e vino cerasuolo sono un connubio antico, inscindibile e vincente.

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