VITA CONSACRATA COS’è

l'opinione
By Gabriele Cingolani
Pubblicato il 30 Settembre 2015

Nella nostra cultura tutti hanno qualche esperienza di frati e suore. Capita ancora di incontrarli nei primi anni di scuola e al catechismo. Appaiono con frequenza nelle fiction di successo. Don Matteo e Che Dio ci aiuti hanno avuto alte percentuali di ascolto. Suor Cristina Scuccia ci ha deliziati con le sue esibizioni canore, suor Germana ci sorprende con le sue ricette, frate Indovino ci informa da decenni sulle fasi lunari e sui tempi delle semine e delle raccolte. Padre Pio e madre Teresa hanno riscosso una popolarità universalmente positiva. Marco Pannella ha dichiarato in tv di preferire i piedi scalzi e il saio ruvido dei frati al clergyman lindo e pinto con croce al petto delle loro eccellenze.

Ma quanti sanno, anche tra i nostri lettori, che da oltre dieci mesi è in corso l’anno della vita consacrata? Eppure papa Francesco ha invitato la chiesa intera, dai vescovi ai vari livelli del laicato, a prendere coscienza di questa realtà. C’è la scusa di facile confusione per i troppi anni tematici intrecciati tra loro. Si conclude in questo mese l’anno della famiglia, avvolto dentro due sinodi episcopali. È in corso l’anno della vita consacrata, a cui tra breve si aggancia l’anno giubilare della misericordia. Come trovare spazio per renderci conto di che cosa sia e a che cosa serva l’anno della vita consacrata? Per fortuna abbiamo ancora tempo perché durerà quattordici mesi. Aperto il 30 novembre 2014, finirà il 2 febbraio 2016.

Vita consacrata significa prima di tutto il battesimo. Chi è battezzato ha accolto la chiamata del Padre alla sequela del Figlio Gesù Cristo, e ha ricevuto il sigillo dello Spirito Santo come un’impronta indelebile. Così Dio ci consacra come suoi figli. Se all’inizio non ne eravamo coscienti, ciò è avvenuto nella fede dei genitori e della chiesa. Tale consacrazione riceve ulteriori specificazioni nella cresima per la testimonianza cristiana, nel matrimonio per l’amore coniugale e familiare, nell’ordine sacro per il servizio alla comunità.

Nel linguaggio ecclesiale vita consacrata indica però una consacrazione speciale come risposta a una chiamata speciale. Non per l’impegno alla santità, perché quello è dovere di tutti i cristiani. Neppure per la sequela totale di Gesù, perché tutti vi siamo chiamati. Perché allora?

Papa Francesco ha formulato la risposta in modo nuovo e chiaro. La vita consacrata è l’impegno per la santità e per la sequela radicale di Gesù Cristo ma in modo profetico, cioè per ricordare a tutti che alla santità si deve tendere davvero, perché in ogni condizione di vita bisogna seguire Gesù Cristo in modo fedele e indiscusso. Perché tutti i battezzati lo facciano – single, sposati, ministri della chiesa – Dio chiama qualcuno che lo ricordi in permanenza.

Potremmo dire che i consacrati sono quei cristiani che ricordano agli altri cristiani di essere cristiani, e ricordano al mondo che c’è un altro mondo. Questa vocazione e consacrazione è sulla linea del battesimo e della cresima, ma non è la stessa cosa. Comporta una nuova chiamata del Padre, una nuova risposta, una nuova infusione dello Spirito Santo, una nuova missione nella chiesa, appunto la profezia.

La radicalità profetica di questa scelta è espressa con i voti di povertà, castità e obbedienza, che indicano la totale disponibilità per la missione, e con la vita in comunità, testimonianza di armonia dei rapporti umani. Popolarmente chiamiamo frati e suore, monaci e monache, o religiosi, quelli che fanno questa scelta. Nel loro insieme sono oggi designati col termine di consacrati.

Non sembri una contraddizione che l’anno della vita consacrata stia trascorrendo intersecato con l’anno della famiglia. Ambedue questi ambiti di vita cristiana sono scossi dalle stesse crisi e problematiche. Diminuiscono i matrimoni fondati sul sacramento, come scarseggiano le vocazioni alla vita consacrata. È difficile dialogare tra coniugi e tra genitori e figli, ed è arduo costruire rapporti di fraternità nelle comunità dei consacrati. La fedeltà e l’indissolubilità matrimoniale sono messe in discussione dalla cultura del provvisorio, e la perseveranza nella vita consacrata è minacciata dalla stessa mentalità. La famiglia fatica a far fronte alle esigenze dei cambiamenti in corso, mentre la vita consacrata cerca nell’affanno nuove forme di adattamento.

È bene essere consapevoli che le due strade della sequela di Cristo sono collegate e interdipendenti, e così viverle secondo la vocazione di ciascuno. San Gabriele, che ha sperimentato la vita di famiglia e di consacrato, sia ispirazione per tutti nei problemi del nostro tempo.

 

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