… attraverso uno sviluppo sostenibile e cioè soddisfare i bisogni della generazione attuale senza compromettere quelli della generazione futura. Obiettivo un nuovo modello di società in cui i tre elementi della sostenibilità – sociale, economica e ambientale – si integrano a vicenda.
C’è una parola ricorrente, “sostenibilità”, che il più delle volte ci si presenta nell’accezione di “sviluppo sostenibile”, la cui definizione ufficiale è la seguente: “Lo sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromettere le capacità delle future generazioni di soddisfare i propri”. Lo sviluppo sostenibile è creare un ambiente in cui è possibile vivere in modo equo e dignitoso senza compromettere i sistemi naturali affinché ne possano usufruire in pienezza chi viene dopo di noi. Significa lavorare per un mondo a prova di futuro, il che comporta la cura della “casa comune”, la Terra, preservandone la bellezza e fruibilità anche per generazioni che verranno. “Uniti per la Terra, nostra eredità, nostro futuro”, come recita il motto della giornata contro la desertificazione e la siccità.
Nulla di nuovo, si dirà: cambiano le parole, ma in fondo è sempre la vecchia buona ecologia. Invero la sostenibilità ha un obiettivo più ampio, che va al di là della sola ecologia, e cioè la creazione di un nuovo modello di società che include tutti gli aspetti del benessere personale e sociale. In effetti, tre sono i pilastri: sostenibilità sociale, ambientale ed economica, tra loro interdipendenti e che, come ci ricorda papa Francesco nella Laudate Deum (n. 70), esigono un cambiamento di mentalità: “Non ci sono cambiamenti duraturi senza cambiamenti culturali, senza una maturazione del modo di vivere e delle convinzioni sociali e non ci sono cambiamenti culturali senza cambiamenti nelle persone”.
Il cuore della sostenibilità è la sostenibilità sociale e cioè garantire a ogni essere umano il diritto di vivere in un contesto ambientale e socioeconomico che gli permetta di poter esprimere e sviluppare la propria personalità. Al centro c’è la qualità della vita della persona al cui servizio sta l’ecologia e l’economia. Sostenibilità sociale significa, quindi, promuovere il benessere, ponendo l’accento sulla coesione sociale, la lotta contro la povertà e le ingiustizie, le diseguaglianze sociali, tenendo presente che non ci può essere vero benessere senza realizzare un ambiente pulito e sano, senza le infrastrutture, i servizi, l’impegno civico e gli spazi per le persone, integrando, quindi i principi della sostenibilità ambientale e dell’equità sociale.
L’ambiente non perde nulla della sua importanza e della sua urgenza, anche perché i cambiamenti climatici sono più che mai rapidi e imprevedibili. Sono sotto gli occhi di tutti i fenomeni estremi, periodi di caldo anomalo, siccità, inondazioni, incendi, desertificazione, eccetera. È chiaro che molte di queste calamità dipendono dai comportamenti dell’uomo. C’è chi ridicolizza la tesi del riscaldamento globale facendo notare che si verificano anche freddi estremi, ma anche questi fenomeni hanno la stessa causa: lo squilibrio globale derivante dal surriscaldamento della Terra. Lo scorso anno è stato l’anno più caldo globalmente, il secondo più caldo in Italia, con 3.400 eventi meteorologici estremi, il Nord sott’acqua (4 alluvioni) e il Sud in ebollizione. In Europa la velocità dell’aumento delle temperature è circa il doppio della media globale.
La buona notizia è che cresce nei giovani la consapevolezza del problema e dell’urgenza di fare qualcosa per risanare il Pianeta. Non è un dovere solo dello Stato, ma impegno di ogni singolo cittadino, come ci ricorda papa Francesco nella Laudato sì (n. 53): “Siamo chiamati a diventare gli strumenti di Dio Padre perché il nostro pianeta sia quello che Egli ha sognato nel crearlo e risponda al suo progetto di pace, bellezza e pienezza”.