di Fabio Marchese Ragona*
La speranza non delude. Non delude mai. Papa Francesco in questi undici anni di pontificato lo avrà ripetuto mille volte, ma stavolta queste parole tratte dalla Bibbia, che forse tanti di noi utilizzano nel quotidiano per consolare qualche amico o qualche familiare in difficoltà, rivestono un’importanza davvero speciale. Lo scorso 9 maggio, infatti, il Ponte-fice, ai Vespri per la festa dell’Ascensione, durante una cerimonia nell’atrio della basilica di San Pietro, ha consegnato la bolla d’indizione del Giubileo del 2025. Il titolo del documento è proprio Spes non confundit, la speranza non delude: Francesco con questo documento d’estrema importanza ci indica una strada, un cammino (e forse ancora meglio un pellegrinaggio) per cercare il senso della vita, avendo come compagna di viaggio proprio la speranza, perché il mondo lacerato da guerre e conflitti possa intravedere la meta e ritrovare la via maestra della pace.
È vero che ormai ci siamo forse abituati a quanto accade nel mondo, ormai sentir parlare di guerra non ci scalfisce più di tanto, forse viviamo addirittura una sorta di repulsione nel sentire e nel leggere certe notizie che arrivano dai Paesi che soffrono, ma il Papa ci chiede oggi più che mai di rimboccarci le maniche, sentirci davvero cristiani e compiere dei gesti che possano infondere speranza: il Giubileo del prossimo anno è l’occasione per farlo.
Come? Al primo posto il Papa mette proprio la pace e chiede che durante l’Anno Santo non venga meno l’impegno della diplomazia per “costruire con coraggio e creatività spazi di trattativa finalizzati a una pace duratura”. Il Pontefice non si rivolge soltanto ai “grandi del mondo”, ma a tutti noi: ci chiede dei segni concreti nei confronti di chi spesso viene messo ai margini. Cita gli anziani, gli ammalati, i poveri, i migranti e i rifugiati, i giovani che non vedono un futuro e i carcerati, perché grazie a delle politiche di reinserimento possano vedere una luce in fondo al tunnel.
Dedichiamoci a loro durante l’Anno Santo. Il 2025 sarà per i credenti un tempo di grazia e così, attraversando la Porta Santa e ottenendo l’indulgenza plenaria, si potrà trovare il modo migliore per manifestare vicinanza a chi ne ha bisogno.
Nella bolla d’indizione del Giubileo il Papa, però, oltre alla chiamata a essere “Chiesa ospedale da campo”, ci pone anche di fronte ad una questione drammatica dei nostri tempi: Francesco denuncia la “perdita del desiderio di trasmettere la vita”, che se vogliamo è proprio l’opposto della speranza. E a questo consegue il preoccupante calo della natalità. Un Paese che non fa figli, non ha futuro e non ha speranza. I dati che riguardano l’Italia sono drammatici, basti pensare che il nostro è il Paese più vecchio di Europa, un record negativo che non ci fa certamente onore. Ma il nostro Continente non è da meno: sempre più vecchio e stanco, pensa più alla burocrazia che all’individuo. Come chiede papa Bergoglio, l’Anno Santo sia occasione per sostenere la necessità di “un’alleanza sociale per la speranza”, lavorando davvero a politiche a sostegno delle famiglie, con un’attenzione speciale alle giovani coppie, soprattutto quelle che vivono una situazione di precarietà lavorativa e difficoltà ad acquistare la casa coniugale.
In compenso potrà esserci un avvenire contagiato dal sorriso di tanti bambini e bambine “che vengano a riempire le ormai troppe culle vuote in molte parti del mondo”. Sarà così un Giubileo vissuto con pienezza, facendoci realmente “pellegrini di speranza”, uomini e donne in missione per un mondo che possa tornare a sorridere.
* Vaticanista di Mediaset
e coautore dell’autobiografia
di papa Francesco LIFE”