PROSPETTIVE DI PACE SI APRONO PER IL MEDIO ORIENTE?

By Angelo Paoluzi
Pubblicato il 2 Settembre 2015

Potrebbe rivelarsi un tornante decisivo nella tormentata vicenda del Medio Oriente l’accordo (ne abbiamo parlato ma è necessario continuare a farlo perché è senza dubbio diventato il fatto di pace più importante dell’anno) sul futuro del nucleare iraniano raggiunto lo scorso luglio, e perfezionato nei mesi successivi, fra Teheran e il gruppo dei negoziatori che, per due anni, hanno tenacemente condotto una tormentata trattativa. Costatiamo intanto che è la sola buona notizia in arrivo da un tragico teatro di scontri, nel quale i morti si contano ormai in centinaia di migliaia (in maggioranza civili incolpevoli), i profughi in milioni, le distruzioni e i danni economici in miliardi di dollari; e senza tralasciare continui episodi di violenza e ferocia da parte dei terroristi dell’Isis che possono essere paragonati  ai peggiori esempi attribuibili alle occupazioni naziste nel secondo conflitto mondiale.

L’Iran da una parte, i 5+1 dall’altra (Stati Uniti, Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna, con l’aggiunta della Germania) sono arrivati a un ragionevole compromesso, che permetterà lo sviluppo del nucleare civile da parte di Teheran, escludendo ricerche rivolte a fini militari. In compenso, vengono eliminate le sanzioni che hanno duramente danneggiato l’economia iraniana e si apre di nuovo un mercato di ottanta milioni di abitanti, con una popolazione giovanile avida di autonomia e praticamente assetato di ogni tipo di beni di consumo. Nel quale la parte dell’Italia si annuncia molto positiva (si parla di un giro d’affari attorno ai 150 miliardi di euro) per le tradizionali buone relazioni fra i due paesi in campo economico e culturale.

Certamente Teheran dovrà strettamente osservare i patti, a rischio di un automatico ritorno al regime delle sanzioni nel caso di violazione e di tentativi di possibili “furbate” iraniane nell’uso dell’atomo per progetti militari. Le difficoltà che restano nell’attuazione dell’intesa riguardano gli Stati Uniti, dove la Camera dei rappresentanti e il Senato sono tentati di opporsi all’approvazione: un eventuale veto negativo potrebbe essere superato soltanto da un “veto” presidenziale, che peraltro causerebbe un severo confronto politico e istituzionale. Tuttavia la contrarietà del parlamento americano non sarà in grado di inficiare la validità globale dell’accordo, sul quale non pesano pregiudizi da parte degli altri contraenti.

In ogni caso è del tutto positivo il giudizio della maggioranza degli esperti di politica internazionale: essi vedono nel “recupero” dell’Iran una pedina che, a breve o lungo termine, si inserisca in un tracciato suscettibile di assicurare all’Asia Minore e al Medio Oriente un futuro meno carico di tensioni, se non addirittura una prospettiva di pace. Fra l’altro l’ingresso a pieno titolo di Teheran nell’offensiva contro le forze del Califfato comporta una strategia a livello globale capace di eliminare l’anarchia pseudo religiosa di un preteso stato islamico basato sull’intolleranza e avversato dal mondo musulmano, non soltanto moderato ma anche quello autoritario: in questo caso si trova l’Arabia Saudita, il cui comportamento, ambiguo sino a ieri, sta evolvendo verso un’assunzione di responsabilità contro il fanatismo e il fondamentalismo dell’Isis. Significativo, infatti, l’atteggiamento di Riad nei confronti dell’intesa con Teheran, accettata in pratica nel quadro di una realpolitik che sta facendo concretamente allineare la Turchia e potrà dare risultati. Anche se, come ha ammonito il presidente americano Barack Obama, sarà necessario molto tempo per riportare nell’area una parvenza di ordine.

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