“O FRATELLI O NEMICI”

By Ciro Benedettini
Pubblicato il 23 Febbraio 2021

O siamo fratelli o ci distruggiamo a vicenda. È questa l’alternativa per l’umanità, afferma papa Francesco. La fratellanza è la cura a tutte le crisi che incombono sul genere umano. L’esperienza della pandemia lo conferma

O fratelli o nemici. Non c’è una via di mezzo. Parola di papa Francesco. Un’alternativa così radicale può sembrare esagerata e provocatoria anche per un cristiano che sa di avere come legge suprema “ama il prossimo tuo come te stesso”. Tra il non comportarsi da fratello e il diventare nemico c’è una gamma di posizioni intermedie, compromessi socialmente accettabili, anzi auspicabili, in mancanza di meglio. Mirare al massimo, tira dritto Francesco. Puntare al meno è già porsi sulla china che porta al peggio.

Il Papa ha usato questo aut aut in un’occasione particolare: la Giornata Internazionale della Fratellanza Umana, voluta dalle Nazioni Unite e celebrata per la prima volta il 4 febbraio scorso, in un paese musulmano, ad Abu Dhabi, capitale degli Emirati Arabi Uniti. La cerimonia si è svolta in un incontro virtuale cui ha partecipato il Papa con un messaggio dai toni ultimativi già nelle premesse: “La fratellanza è la nuova frontiera dell’umanità. O siamo fratelli o ci distruggiamo a vicenda”.

Poi l’alternativa diventa più radicale, anzi drammatica: “Un mondo senza fratelli è un mondo di nemici. Voglio sottolinearlo. Non possiamo dire: o fratelli o non fratelli. Diciamolo bene: o fratelli o nemici. Perché la non-curanza è una forma molto sottile d’inimicizia. Non c’è bisogno di una guerra per fare dei nemici. Basta la non-curanza”. E conclude: “Basta con questo atteggiamento di guardare dall’altra parte, non curandosi dell’altro, come se non esistesse”.

Parole forti, non nuove, se non nella forma, per un cristiano e soprattutto per il Papa dell’enciclica “Fratelli tutti. Sulla fratellanza e l’amicizia sociale”; il Papa che non perde occasione per parlare di accoglienza e incontro con gli altri, specialmente nei confronti dei bisognosi; il Papa che ha una insistenza particolare sul perdono, riflesso della misericordia di Dio, e che invita a pregare perché Dio apra il cuore di ognuno a tutti i popoli e alle nazioni della Terra.

Anche nel discorso agli ambasciatori accreditati in Vaticano, l’8 febbraio scorso, dopo aver passato in rassegna tutte le molteplici e gravi crisi del Pianeta, papa Francesco conclude che comunque la crisi più grave è quella antropologica, cioè quella che riguarda i rapporti umani. E tuttavia afferma: la cura c’è, la terapia esiste e riguarda tutte le crisi: si chiama fraternità.

Fraternità è anche la “cura” per il Coronavirus: “Ritengo – afferma il Papa – che la fraternità sia il vero rimedio alla pandemia e ai molti mali che ci hanno colpito. Fraternità e speranza sono come medicine di cui oggi il mondo ha bisogno, al pari dei vaccini”. In effetti, per quanto disastroso sia stato Covid-19 sotto l’aspetto sanitario, sociale ed economico, è bene cominciare a prendere seriamente in considerazione le tante lezioni, e forse anche opportunità, che la pandemia ci ha insegnato. Nessuno basta a se stesso, nessuno si salva da solo: “L’esperienza della malattia ci fa sentire la nostra vulnerabilità e, nel contempo, il bisogno innato dell’altro”.

Bisogno innato dell’altro che non si limita a quando si è malati, ma è bisogno di contatti, relazioni, dialogo, incontro, strette di mano, di scambiare due chiacchiere, abbracciare, baciare. Non è forse questo ciò di cui abbiamo sentito la mancanza, che abbiano ardentemente desiderato, sognato nei lunghi mesi del lockdown? Era bisogno di fratellanza, appunto.

La Sacra Scrittura afferma che Dio è essenzialmente amore e che ha creato l’uomo “a sua immagine e somiglianza”. Si potrebbe dire che ci ha trasmesso il suo DNA, i suoi geni. Cioè, ci ha creati per l’amore. Per questo ci sentiamo felici solo quando amiamo e siamo amati. Quando ci sentiamo fratelli!

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