LA VECCHIAIA COME OPPORTUNITÀ

Subtitleil progetto no-profit Kaumatua
By antonio sanfrancesco
Pubblicato il 1 Aprile 2019

Il nome è esotico, l’intuizione giusta. L’obiettivo è quello di valorizzare la forza e la saggezza dei nonni. I kaumatua, infatti, sono gli anziani che nelle tribù Maori, le popolazioni indigene della Nuova Zelanda, hanno il compito di guidare, insegnare e trasferire ai più giovani il Mana, un termine che si potrebbe tradurre come “forza che viene da dentro” o “potere spirituale”. I kaumatua, tenuti in grande conto dalla comunità, fanno da ponte tra passato e futuro, una staffetta tra generazioni. Navigando su internet si scopre che Kaumatua è anche una piattaforma web per permettere ai nonni e agli adulti maturi, pensionati e no, di mettere a disposizione la propria esperienza e il tempo a favore della comunità, dei bambini, di progetti sociali e di volontariato. Per candidarsi a essere un nonno volontario basta iscriversi sul sito (www.kaumatua.org), ricercare, sfogliando il calendario, le attività proposte dalle associazioni di volontariato, cliccare su quella desiderata e prenotarsi. Per facilitare la ricerca è anche possibile selezionare le attività per tipologia, fascia oraria, destinatari, utilizzando filtri specifici. C’è un calendario dove ogni giorno vengono pubblicati gli annunci con il tipo di servizio richiesto. Si va dalla ricerca di volontari interessati a fare dei percorsi nelle scuole elementari e medie sui temi delle frontiere e dell’immigrazione con l’obiettivo di far ragionare i ragazzi sull’inclusione e la solidarietà. In un altro annuncio, un piccolo gruppo di giovani che si occupa della gestione di una fattoria didattica, Cascina Biblioteca, cerca volontari per dare una mano per le attività. Un’altra associazione cerca adulti bravi per piccoli lavori di giardinaggio, idraulica, bricolage e manutenzione generale. Il Balzo Onlus cerca Kaumatua per allestire un laboratorio artistico con bambini affetti da disabilità. E c’è anche la possibilità di insegnare i trucchi del mestiere ai ragazzi di un corso professionale per parrucchieri.

Dopo aver individuato l’attività che si preferisce in base alle proprie esigenze e disponibilità, ci si può candidare. Basta compilare un questionario online inserendo pochi dati, poi si viene contattati dallo staff e si comincia subito a dare una mano.

Uno scambio fruttuoso tra giovani e adulti Insomma, Kaumatua è una sorta di banca del tempo che vuole coinvolgere giovani e adulti in uno scambio fruttuoso. L’idea è venuta a Odile Robotti, già fondatrice dieci anni fa di Milano altruista, la non profit che può contare su una rete di circa duecento onlus, decine di scuole e oratori, replicata in molte altre città italiane che ha introdotto il concetto di volontariato flessibile: “Volevamo creare – ha spiegato – un luogo dove l’esperienza, le capacità e il tempo libero di chi è prossimo alla pensione o che lo è già potessero incontrarsi con le richieste di conoscenza, cura, accudimento delle nuove generazioni. E abbiamo pensato che la rete fosse lo strumento più congeniale, come lo è stato in questi anni per Milano altruista”.

Il mensile Scarp de’ tenis ha raccontato alcune storie di chi ci ha provato. C’è Giovanni Mocchi, 65 anni, che dopo aver girato il mondo con la sua macchina fotografica, ora una volta alla settimana fa il bibliotecario all’Istituto comprensivo Trilussa di Quarto Oggiaro, periferia nord di Milano: “Navigando su Internet – racconta – ho saputo che nella scuola del mio quartiere cercavano aiuto e ho risposto all’annuncio. Mi hanno richiamato immediatamente: la settimana dopo, stavo già riordinando i volumi. In poco tempo abbiamo reso l’ambiente accogliente, mettendo un bel pavimento in legno. Ora mi riempie di gioia vedere che i ragazzi mi restituiscono i libri presi a prestito senza nemmeno una pagina sgualcita o scarabocchiata: penso che qualcosa della cura e dell’impegno con cui abbiamo lavorato siano giunti anche a loro”.

Roberta Clerici, 57 anni, tre figli e un nipote, ha rispolverato una sua vecchia passione: leggere ad alta voce ai ragazzi delle scuole: “All’inizio i ragazzi erano un po’ disorientati – ha affermato – mi domandavano se fossi una maestra. Io rispondevo che ero soltanto una nonna e mi sono accorta che funzionava: in un quartiere a forte immigrazione come il nostro, molti ragazzini hanno lasciato i nonni nei paesi d’origine e forse adesso ne sentono la mancanza”.

La piattaforma non mette solo in contatto i Kaumatua con le associazioni, le scuole e gli oratori che hanno bisogno di volontari per le loro attività, ma grazie ad un accordo d’impresa come Talent garden, indirizza gli adulti disponibili verso le start up di giovani professionisti in uscita dal mondo del lavoro candidandoli come consulenti pro-bono.

Valorizzare l’età matura

Oltre all’aspetto pratico, l’iniziativa di Odile Robotti ha anche un significato culturale più ampio. Ossia, quello di cambiare la percezione dell’età matura che invece ha bisogno di essere valorizzata per il contributo d’idee, d’esperienza, di tempo che può dare alle nuove generazioni e alla comunità. Un patrimonio che papa Francesco ha invitato più volte a non disperdere visto che “agli anziani appartiene la speciale vocazione della memoria e dei sogni da offrire alle giovani generazioni” e che per edificare un mondo migliore bisogna superare la cultura dominante dello scarto.

“Gli adulti più maturi – è la riflessione di Robotti su Scarp de’ tenis – nonni o meno, possono essere (molti di loro lo sono già) una risorsa per la collettività. Se continuiamo a rappresentarli come ‘adulti diminuiti’, però, faremo molta fatica ad attivarne le potenzialità. Se sdoganiamo la rottamazione degli anziani, anche se è per fare una battuta, rischiamo di alimentare un conflitto intergenerazionale che avrebbe invece bisogno di essere convertito in collaborazione, rispetto reciproco, scambio di esperienze e punti di vista”.

D’altra parte, statistiche alla mano, l’Italia è un paese che invecchia rapidamente e in maniera superiore agli altri paesi europei. Oggi chi ha oltre sessant’anni forma un gruppo più numeroso di quelli che ne hanno meno di trenta. Dal 1991 ad oggi, i “giovani” sono diminuiti di 11,2 punti mentre gli “anziani” sono cresciuti del 7,6 per cento. “Siamo entrati nell’era denominata dell’homo centenarius – dice Robotti – credo sia il tempo di rivedere il costrutto sociale dell’invecchiamento e affrontare in modo più moderno le necessità dei cosiddetti super-vecchi”.

Si è allungata anche l’aspettativa di vita: adesso, in Italia, è di 83,4 anni mentre nel 2015 era di 82,7. In Europa siamo secondi solo alla Spagna (83,5) e precediamo paesi come Francia, Svezia, Austria, Olanda e Germania. Nel mondo, oltre alla Spagna, ci supera solo il Giappone dove l’aspettativa di vita è di 84 anni. Per molti, la vecchiaia è considerata solo un problema. Per chi invita gli anziani ad essere operosi no: “Il nostro obiettivo – ha spiegato Robotti – è quello di cambiare la percezione della vecchiaia aiutando gli adulti maturi a sprigionare tutto il loro potenziale benefico a favore dei giovani”.

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