IL CORPO UMANO DI DIO

By Gabriele Cingolani
Pubblicato il 30 Novembre 2022

A Natale celebriamo Dio che si fa carne, umano come noi eccetto nel peccato. Così si manifesta  nel nostro corpo e nella corporeità del creato. Oggi vediamo di tutto su dignità e disprezzo uso e abuso del corpo umano ma Dio ne ha fatto dono d’amore fino alla croce per tutti noi

Se l’incarnazione del Figlio di Dio fosse una favola inventata per ispirare buoni comportamenti umani, sarebbe raccontata ai bambini e ricordata con positivo influsso dagli adulti. Come Pinocchio o Cappuccetto Rosso o Cenerentola o Il Piccolo Principe. C’era una volta un Dio così innamorato dell’umanità che un giorno, proprio nella pienezza dei giorni, decise di diventare umano nascendo da una ragazza di paese in una stalla dove c’erano un bue e un asinello. Innamorato degli esseri umani non perché quella condizione fosse comoda per lui, ma perché li vedeva ridotti davvero male e voleva fare qualcosa per loro.

Se fosse una favola. Ma siccome è un dato di rivelazione offerto alla libera accettazione della fede, molti adulti non lo raccontano più ai bambini perché non trasmettono la fede, e da parte loro ne sono assuefatti fino a non farci più caso. Ma l’atmosfera del Natale brilla ancora nelle strade e nei negozi, oltre che nelle chiese, col ritorno del mese di dicembre.

Il semplice pensare umano, a prescindere dalla favola o dalla fede, spingerebbe a prendere in considerazione l’idea di Dio fatto come noi. Non Dio spirito che non si capisce com’è e dove sta, ma Dio corpo come me, come tutti. Anzi, Dio carne. Il Verbo si fece carne, dice la notizia (Gv 1,14). Tutti sperimentiamo la gloria e la miseria della nostra carne. Dio s’è ridotto così, anche se ci imbarazza pensarlo. Non solo, ma ha legato la sua carne con ogni essere umano che viene in questo mondo, prolungando la sua presenza nella nostra carne nell’evento che si chiama storia della salvezza. Lo ricorda il Concilio Vaticano Secondo nella dottrina sulla chiesa (GS 22). “La carne, cardine della salvezza”, sintetizza Tertulliano, cristiano del terzo secolo.

Giovanni Paolo II ha svolto una serie di catechesi sulla teologia del corpo, sviluppando il rapporto tra il nostro corpo e Dio fattosi corpo, con applicazioni interessanti al sacramento del matrimonio. Il fulcro del discorso è l’Eucaristia, che salda il corpo di Cristo con il corpo dei credenti. Colui che si fece carne disse la mia carne è veramente cibo. Il cibo è nel corpo anche se diciamo per l’anima.

La fede nella carne di Cristo è tema amato da papa Francesco. Toccare la carne di Cristo nei poveri. Soccorrere il corpo di Cristo nelle opere di misericordia. Cristo tocca il nostro corpo nei sacramenti. Afferma: “Abbiamo paura di portare alle ultime conseguenze la carne di Cristo. È più facile una spiritualità spiritualistica, ma entrare nella logica della carne di Cristo, questo è difficile”.

Oggi vediamo umiliazioni e esaltazioni del corpo umano. Corpi sofferenti o morti nelle bare allineate della pandemia. Corpi straziati e insanguinati dai bombardamenti o lacerati negli incidenti. Corpi curati, palestrati, rifatti, snelliti per la televisione o per le attività sportive. Giorni orsono ha fatto notizia il risultato eclatante delle nuove forme di ginnastica ritmica, ormai in competizione con quella artistica. Fanciulle che volano come farfalle mentre lanciano una palla, un cerchio, un nastro, una clavetta e li riprendono volteggiando nel loro corpo flessuoso sulla pedana. Lin-guaggio del corpo. Il corpo che parla. La vita è nel corpo. Ma il Figlio di Dio il suo corpo l’ha donato sulla croce per amore degli altri. E noi?

Buon Natale.

Comments are closed.