IL CONFORTO DEI NUMERI

L’emergenza politico-umanitaria non fa certo dimenticare, e nemmeno sottacere, l’emergenza pandemica, che ha coinvolto – non senza l’immancabile codazzo di polemiche, di cui peraltro se ne sarebbe fatto volentieri a meno – il mondo dello sport, segnatamente quello del calcio, che di quello è parte preponderante, talvolta stucchevolmente esclusiva. Gli stadi con gli spalti a ridotta capienza sono stati a lungo visioni quasi psichedeliche, come certe gare del calcio minore cui assistono i parenti più stretti dei giovani e giovanissimi giocatori.

Ora, con i numeri della pandemia a confortare medicina, istituzioni e statistiche, non si è lontani dal prefigurare la fine dello stato di emergenza e il ritorno a quel 100 per 100 della capienza dei singoli impianti che il movimento calcistico attende con ansia.

A schierarsi in modo decisamente favorevole a questo ritorno alla normalità, dopo l’ottimismo del presidente federale Gravina e della sottosegretaria Vezzali è stato il direttore della clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, Matteo Bassetti (il suo volto ha fatto molto capolino nei millanta collegamenti televisivi nei lunghi giorni della pandemia) che ai microfoni di Un giorno da pecora su Rai Radio1 si è schierato a favore del ritorno alla normalità negli impianti sportivi, affermando senza infingimenti: “Gli stadi vanno aperti già da subito alla massima capienza; anzi bisognava farlo prima”.