Care amiche, cari amici, lo scorso novembre in Italia c’è stato uno sciopero particolare, al quale ho aderito anche io. Chi come me abita a Roma è abituato ad assistere a scioperi, proteste e manifestazioni di ogni genere; questa volta però si è trattato di qualcosa di diverso. Prima di spiegarvelo vi racconto come è cominciato: ho ricevuto una lettera da due vecchie e care amiche le quali, come me, hanno perduto i loro mariti a causa di malattie lunghe e invalidanti: queste due belle persone mi hanno invitato a fare, insieme con loro, lo sciopero della fame per segnalare a chi ci governa situazioni insostenibili dovute a quella che si chiama spending review e che è semplicemente un modo fastidioso per definire il nostro vecchio modo di dire: “tirare la cinghia”. Ho aderito perché lo ritenevo giusto e perché anche per me, questo sarà il primo Natale che trascorrerò senza il compagno della mia vita, che mi ha lasciata alla fine di settembre, dopo un lungo periodo di sofferenza; so quindi cosa i malati e le loro famiglie sopportano in questi casi, essendo stata anche io partecipe di questo sforzo quotidiano.
Chi assiste in casa un congiunto malato e senza possibilità di miglioramento sa quante rinunce e quanto impegno (anche economico) questa scelta comporta.
In Italia sono più di un milione le famiglie assistenti ossia quelle famiglie, quelle donne, mogli, figlie, sorelle, madri (ed è la condizione davvero più dolorosa) che scelgono di mantenere in casa la persona affetta da malattia terminale e disabilità gravissima.
Come ho scritto tante e tante volte su questa rivista, se non ci fosse la rete delle famiglie (sostenuta e aiutata dalle istituzioni del mondo cattolico) il nostro paese non potrebbe fare fronte all’emergenza data dall’aumento esponenziale di anziani non autosufficenti e di disabili gravissimi.
Siamo un paese buono, migliore di quanto ci vogliono fare credere, ma queste famiglie, questi malati non debbono essere lasciati soli e, sopratutto, i tagli si debbono fare, ma non sulla pelle dei più deboli. Per questo ho scioperato anche io, e mi sono sentita piccina piccina, rispetto allo straordinario sacrificio che i malati di sclerosi laterale amiotrofica hanno fatto scioperando pure loro!
Una riflessione è assolutamente necessaria: tutti si sono dichiarati fermamente contrari alla follia di questi tagli (e il mondo politico italiano lo ha fatto, quasi all’unanimità attraverso molti mezzi di comunicazione – twitter, eccetera), pochi, pochissimi hanno sostenuto il digiuno. Molto spesso su queste pagine abbiamo parlato delle famiglie italiane, lasciate sole dal governo centrale e meno abbandonate invece dagli amministratori locali che si impegnano allo spasimo per le loro comunità.
In questi mesi abbiamo assistito a uno strano fenomeno: le onlus italiane sono lievitate da 270mila a 500mila! Purtroppo la moneta cattiva scaccia quella buona e questo vuol dire che sono nate onlus fittizie, che drenano risorse destinate ai servizi per le situazioni più gravi.
Ho quindi fatta mia la battaglia per costruire un’istituzione terza, di regolazione e di controllo di questo mondo; ma il ministro del Welfare ha rimandato ormai da mesi un incontro chiarificatore su questa necessità, nonostante io, insieme con Stefano Zamagni, grande economista cattolico, spesso ospite di queste pagine, abbia trovato una soluzione praticabile e senza oneri economici.
Oggi il problema sono i tagli ai non autosufficienti, domani (e pure subito) saranno i nidi, gli insegnanti di sostegno, i trasporti a disabili e anziani, i finanziamenti alle cooperative sociali e chi più ne ha più ne metta. Tagliare le risorse destinate al terzo settore, a questi malati e a chi li assiste, vuole dire, senza giri di parole “infierire sul terzo settore”.
Tutte le nostre proposte, e soprattutto la nostra esperienza, sono state ignorate e ridicolizzate. Il terzo settore è, come mai prima, in ginocchio… e l’Italia pagherà carissima questa linea politica.
Vi chiedo, vi chiediamo di fare sentire la vostra voce. Per quello che mi riguarda statene certi, utilizzerò tutti i mezzi che ho a disposizione. I volontari, i cooperatori, i donatori italiani (e pure chi digiuna per un fine sacrosanto) rappresentano l’unica speranza di futuro che abbiamo; non possiamo permettere più la loro mortificazione.
Aspetto quindi sostegno, proposte, mail, provocazioni, decisioni di mobilitazione e qualunque idea forte per evidenziare a tutti gli italiani il rischio che stiamo correndo. Nel frattempo auguro a tutti un felice Natale e un sereno 2013.
Scrivetemi: gruppoangeli@gmail.com