È GUERRA IDEOLOGICA

By Gabriele Cingolani
Pubblicato il 5 Maggio 2013

È imbarazzante osservare con sguardo cristiano la situazione del nostro paese. È difficile una valutazione alla luce della fede. Ab-biamo avuto una campagna elettorale che invece di chiarire le idee ha aumentato la confusione. I candidati premier apparivano occupati più a screditare gli altri che a illustrare i propri programmi. Di conseguenza, i risultati delle elezioni hanno riprodotto la frammentazione delle proposte. Alcuni, scesi in campo con il piglio di salvatori del mondo, sono stati quasi ignorati dal pubblico. Uno di loro ha raccolto notevole attenzione, ma si consuma in una protesta esasperata senza voglia di cooperazione.
Sono seguiti due mesi di trattative senza successo per formare un governo. Situazione bloccata da ambizioni incontrollate e delegittimazioni reciproche. Se la prendevano con alcune reali lacune della nostra Costituzione e con una legge elettorale di livello suino, com’è stata definita. L’unica istituzione che ha lavorato indefessa è quella che dovrebbe limitarsi a verificare il lavoro delle altre, la presidenza della Repubblica, a cui anche noi esprimiamo apprezzamento.
Sembrava un’agonia, mentre tutti incitavano a far presto perché la vera agonizzante era l’Italia con la disoccupazione crescente, le imprese che chiudevano a migliaia, impresari e semplici cittadini che la morte se la davano da soli per sfuggire a una vita senza dignità.
Alla fine, incapaci di mettersi d’accordo su un nuovo governo, i nostri candidati governanti si sono affannati per mettersi d’accordo su un nuovo presidente della Repubblica. Altri quindici giorni inconcludenti, mentre l’Italia boccheggiava in attesa di ossigeno. Sui risultati seguiti non si osa per ora fare previsioni.
È sufficiente sopportare questo blocco istituzionale con cristiana rassegnazione? D’altra parte con chi prendersela se in fondo ne siamo tutti corresponsabili con il voto o non voto? Tuttavia le responsabilità vanno condivise in proporzione. Gli eletti devono anteporre il bene comune a quello di parte, altrimenti si perpetuano guerre ideologiche che logorano i rapporti come quelle civili. Infatti non si elimina l’altro solo ammazzandolo, ma anche escludendolo da ogni considerazione e trafiggendolo nel rifiuto rancoroso. Aldo Moro ammoniva profeticamente: “Il paese non si salverà se non nascerà un nuovo senso del dovere”. Pare che non sia ancora nato. E lo storico Pietro Scoppola, negli anni ottanta: “È in corso un logoramento delle riserve etiche del paese”. Si ha l’impressione che le riserve si siano disseccate.
Intanto ci chiediamo con ansia quale sarà il quadro dei valori entro cui si muoverà la nuova compagine che guiderà il paese. Che ne sarà dei principi che i credenti considerano “non negoziabili”, per la cui difesa occorre rispettare “limiti invalicabili”? La vita, la famiglia, il matrimonio, la libertà di coscienza e di formazione, la giustizia, la pace. Abbiamo sentito sciorinare programmi di otto, dieci, venti punti, dove queste voci erano quasi assenti. Sono già apparse proposte di iniziativa privata per infilare questi temi nell’iter parlamentare allo scopo di arrivare subdolamente all’approvazione senza la necessaria riflessione e confronto. Il problema non è solo sociale, ma antropologico, cioè umano. Bisogna servire e salvare l’uomo nella sua dignità e identità, altrimenti non si capisce perché preoccuparsi tanto del suo mangiare, lavorare, istruirsi e stare bene. Questo lo si sta facendo anche per i cagnolini!
Torna il problema del ruolo dei cattolici in politica, ma dove sono costoro? Come risulteranno dislocati nella futura coalizione e opposizione? Non è che per essere presenti in ogni raggruppamento diventino insignificanti dappertutto?
Siamo nell’anno della fede, ma qual è la fede dei nostri cattolici impegnati in politica? Nella società laica e secolare non possono agire in nome della fede, ma devono esserne ispirati nel difendere la verità dell’essere umano e il bene comune. Se lo facessero in nome della fede, lotterebbero per il matrimonio sacramento, o per il battesimo dei neonati, o per la sacra unzione ai moribondi. Invece sostengono che il matrimonio sia tra un uomo e una donna, che solo questa unione si chiami matrimonio e famiglia, che i figli attecchiscano nel seno materno nella complementarità paterna, che una volta concepiti siano fatti nascere, che i morenti lascino questo mondo come natura vuole. In particolare, i veri cattolici non approfittano della posizione sociale per vantaggi personali. Non si tratta di valori di per sé religiosi ma, appunto, antropologici, cioè conformi alla ragione, alla storia, al buonsenso, e persino alla Costituzione italiana.

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