CAMOSCI OK API KO

By Michele Migliozzi
Pubblicato il 17 Maggio 2015

Lo stupendo camoscio appenninico (Rupicapra pyrenaica ornata) reintrodotto nel Parco del Gran Sasso nel 1992 conta ora 622 esemplari. Ottimo risultato conseguito nell’ambito del progetto Life “Coornata” dall’ente e dal Corpo forestale dello stato. Risulta colonizzata l’intera catena del Gran Sasso, dal Monte San Vito fino al Monte Corvo. Alcuni camosci sono stati trasferiti nei parchi partners del Sirente-Velino e dei Sibillini e anche qui godono ottima salute. Purtroppo non si può dire la stessa cosa per le api che, invece, rischiano l’estinzione mettendo in serio pericolo l’intero ecosistema e la sopravvivenza dell’uomo. In Europa quasi un’ape selvatica su dieci è a rischio (9,2%), la percentuale sale a un quarto (25%) nel caso dei bombi. I dati provengono dal censimento Lista rossa Iucn e dal progetto Step, finanziati dall’Ue. Le cause: cambiamento e degrado habitat (agricoltura intensiva e modifica pratiche agricole); cambiamenti climatici e incendi. Il servizio, indispensabile per qualità e resa, degli insetti impollinatori, è stimato in 22 miliardi di euro all’anno in Europa, in 153 miliardi a livello globale. Alle api e ai bombi sono legate il 35% delle produzioni agricole globali.

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