Lo stupendo camoscio appenninico (Rupicapra pyrenaica ornata) reintrodotto nel Parco del Gran Sasso nel 1992 conta ora 622 esemplari. Ottimo risultato conseguito nell’ambito del progetto Life “Coornata” dall’ente e dal Corpo forestale dello stato. Risulta colonizzata l’intera catena del Gran Sasso, dal Monte San Vito fino al Monte Corvo. Alcuni camosci sono stati trasferiti nei parchi partners del Sirente-Velino e dei Sibillini e anche qui godono ottima salute. Purtroppo non si può dire la stessa cosa per le api che, invece, rischiano l’estinzione mettendo in serio pericolo l’intero ecosistema e la sopravvivenza dell’uomo. In Europa quasi un’ape selvatica su dieci è a rischio (9,2%), la percentuale sale a un quarto (25%) nel caso dei bombi. I dati provengono dal censimento Lista rossa Iucn e dal progetto Step, finanziati dall’Ue. Le cause: cambiamento e degrado habitat (agricoltura intensiva e modifica pratiche agricole); cambiamenti climatici e incendi. Il servizio, indispensabile per qualità e resa, degli insetti impollinatori, è stimato in 22 miliardi di euro all’anno in Europa, in 153 miliardi a livello globale. Alle api e ai bombi sono legate il 35% delle produzioni agricole globali.
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