DART: IL GIOCO DI SPOSTARE GLI ASTEROIDI

By marco staffolani
Pubblicato il 1 Novembre 2022

La sonda Dart della Nasa ha colpito l’asteroide Dimorphos durante la notte dello scorso 26 settembre per cambiarne la traiettoria: si è realizzato un tentativo quasi fantascientifico, a 13 milioni di chilometri dalla Terra, una tecnologia che in futuro potrebbe salvare il nostro pianeta dall’eventuale impatto con un asteroide pericoloso perché in rotta di collisione con la Terra.

Dart (Double Asteroid Redirection Test) alle 1:14 ora italiana, ha centrato il suo bersaglio esattamente al cuore, l’asteroide Dimorphos. L’impatto tra la sonda, circa 600 chili di peso, e il baby asteroide di appena 160 metri di lunghezza, è avvenuto alla pazzesca velocità di ben 26mila chilometri orari.

Dart non era sola. A vegliare sulla scena, come un minireporter celeste, il minisatellite LiciaCube, di produzione completamente italiana, ha raccolto gli “scatti” fotografici per immortalare l’evento. Tanto per chiarire la questione, né Dimorphos né Didymos (il suo fratello maggiore) rappresentano una minaccia per la Terra. Ancora meglio per quello che sappiamo finora, nessun asteroide conosciuto rappresenta un potenziale o significativo pericolo per il nostro pianeta. Ma le nostre stime ci dicono, che di questi baby asteroidi ne conosciamo solo il 40%, l’altro 60 vaga indisturbato, senza che noi ne conosciamo le traiettorie.

Mentre la sonda Dart (Double asteroid redirection test) si avvicinava al bersaglio, la sua telecamera Draco ha inviato a Terra immagini sempre più precise e dettagliate della irregolare superficie dell’asteroide. Asperità di ogni tipo abbondano sul piccolo corpo celeste.

A ogni immagine ravvicinata l’emozione degli scienziati aumentava, fino all’atteso applauso finale che ha celebrato l’impatto. Sui monitor gli spettatori dalla Terra hanno visto Dart navigare in modo autonomo verso il suo obiettivo, sfrecciando prima vicino al fratello maggiore Didymos, e poi dirigendosi decisamente verso il luogo dell’impatto. Grandi pietrone di ogni dimensione hanno affollato lo schermo fino ad alcuni frames finali, dopo di che il fatidico rosso acceso che indicava la perdita del segnale con la missione Dart: segno (molto positivo in questo caso!) dell’avvenuta distruzione della sonda con l’effettiva collisione con l’antico corpo celeste.

Ma perché “tirare con la fionda” a un asteroide? C’è una qualche effettiva possibilità di “sconfiggerlo” nel malaugurato caso ci venisse a far visita? La domanda è più che doverosa.

Uno degli obiettivi della missione è stato appunto testare la fisica della collisione. Un giorno in futuro, se un asteroide venisse individuato su un percorso pericoloso, questi esperimenti ci forniranno quelle preziose informazioni e dati che potranno evitare una catastrofe.

Fare a pezzi un corpo massiccio di questo genere resta infatti un compito arduo. Ci ricorda più fantascienza che scienza, come si vede in tanti film da Armageddon fino al recente Don’t look up. Il punto infatti è un altro. Più che distruggere si tratta di modificare l’orbita, deviare, fare in modo che il pericoloso gigante segua un’altra via rispetto a quella che la gravità gli suggerisce.

Allora l’impatto di Dart, e anche le foto di LiciaCube, ci aiuteranno a capire come abbiamo effettivamente cambiato il sistema binario composto da questi due asteroidi. Prima dell’impatto, infatti, abbiamo accuratamente misurato il tempo di rivoluzione del fratello minore Dimorphos intorno al maggiore Didymos: 11 ore e 55 minuti.

Se nel lungo periodo osserveremo che questo tempo è cambiato, vorrà dire che abbiamo ottenuto l’effetto sperato. Poi naturalmente gli scienziati analizzeranno tutti i dettagli del caso, e capiranno di volta in volta, cosa fare per modificare le traiettorie celesti, soprattutto in base alla composizione del bersaglio cosmico. In effetti siamo solo all’inizio, ma un giorno il destino degli esseri umani potrebbe essere diverso da quello dei dinosauri di 65 milioni di anni fa.

marco.staffolani.stf@gmail.com

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