UN LEGAME INDISSOLUBILE

Anziani e giovani visti da papa Francesco
By Gianni Di Santo
Pubblicato il 1 Giugno 2022

L’attenzione pastorale verso il mondo della terza età insieme a quello delle giovani generazioni è un’attenzione costante nel suo magistero

Gli anziani e i giovani. Per papa Francesco un legame indissolubile. Che passa per l’ascolto reciproco, per un racconto che è memoria viva, e un’attenzione vivace e allegra che nelle nuove generazioni prende forma e riscatta anche qualche apatia della cosiddetta età della maturità. Francesco ci ha abituati a questo lessico che sconfina dall’ambito ecclesiale per arrivare a parlare della vita di tutti i giorni. Così, nella catechesi dell’Udienza generale dello scorso 27 aprile, dedicata ancora alla vecchiaia, dal titolo Noemi, l’alleanza tra le generazioni che apre al futuro, Francesco, rileggendo il legame biblico tra la giovane vedova Rut e l’anziana suocera Noemi, sottolinea la forza che può venire dall’alleanza tra nuove generazioni, grate per i doni ricevuti, e quelle avanti nell’età che prendono l’iniziativa di rilanciare il loro avvenire.

Al di là delle battute, sempre allegre, che il Papa ogni tanto fa riferendosi all’anzianità, l’attenzione pastorale verso il mondo della terza età insieme a quello delle giovani generazioni è un’attenzione costante nel suo magistero. Gli anziani, per Francesco, vanno onorati, e in questo modo riconosciamo la loro dignità.

Il Papa nella sua meditazione sul Libro di Rut dice che “questo piccolo libro contiene anche un prezioso insegnamento sull’alleanza delle generazioni: dove la giovinezza si rivela capace di ridare entusiasmo all’età matura, la vecchiaia si scopre capace di riaprire il futuro per la giovinezza ferita”. E la fede degli anziani è il catechismo della vita per i giovani. Così, tra la Rut biblica e la suocera Noemi, nasce un nuovo patto basato sull’amore e il futuro. E Noemi, nella sua vecchiaia, conoscerà la gioia di avere una parte nella generazione di una nuova nascita. “Guardate – dice ancora il Papa – quanti ‘miracoli’ accompagnano la conversione di questa anziana donna. Lei si converte all’impegno di rendersi disponibile, con amore, per il futuro di una generazione ferita dalla perdita e a rischio di abbandono. I fronti della ricomposizione sono gli stessi che, in base alle probabilità disegnate dai pregiudizi di senso comune, dovrebbero generare fratture insuperabili”.

Lasciando la meditazione preparata, Francesco contesta la visione della suocera come personaggio mitico o brutta figura: “La suocera è la mamma di tuo marito, è la mamma di tua moglie. Pensiamo oggi a questo sentimento pervasivo che la suocera più è lontana e meglio è. No, è mamma, è anziana, e una delle cose più belle delle nonne è vedere i nipotini, quando i figli hanno dei figli. Rivivono. Guardate bene il rapporto che voi avete con le vostre suocere, alle volte sono un po’ speciali ma ti hanno dato la maternità del coniuge, ti hanno dato tutto. Almeno farle felici, che portino avanti la loro vecchiaia con felicità”.

Se i giovani si aprono alla gratitudine per ciò che hanno ricevuto, dice ancora Francesco, e i vecchi prendono l’iniziativa di rilanciare il loro futuro, niente potrà fermare la fioritura delle benedizioni di Dio fra i popoli.

E poi il legame speciale con i giovani. Una piazza San Pietro così gremita di giovani per incontrare il Papa lo scorso 18 aprile non la si vedeva da tempo: tantissimi i ragazzi tra i 12 e i 17 anni, provenienti da tutta Italia, accompagnati da 60 vescovi, sacerdoti ed educatori. È stato il primo incontro del papa in Vaticano con i giovani italiani: una giornata di festa, con musica e intrattenimento. Filo conduttore dell’incontro le parole del capitolo 21 del vangelo di Giovanni, con specifico riferimento all’invito rivolto da Gesù a Pietro, Seguimi.

Come i discepoli intorno a Gesù in quella notte sul lago di Tiberiade, così gli adolescenti sono intorno al papa per rinnovare il loro “sì” a Dio. Questo è stato Seguimi, la veglia che ha chiuso il Lunedì dell’Angelo, il pellegrinaggio dei giovani dalle diocesi italiane in una piazza San Pietro traboccante di entusiasmo come non succedeva da oltre due anni di pandemia, e con negli occhi gli orrori che arrivano dall’Ucraina in guerra.

Quando il Papa prende la parola per la sua riflessione, ha ascoltato già le esperienze di Samuele, Sofia, Alice e un altro Samuele, il racconto del loro passaggio dal “buio” – vissuto per un lutto, una malattia, per la “poca voglia di vivere” – alla luce del dono e dell’amore, come accaduto ai discepoli quella notte sul lago. Francesco ha ascoltato anche il dodicenne Mattia Piccoli, l’Alfiere della Repubblica che ogni giorno “solo per un atto d’amore”, e con il sostegno della famiglia e della fede, aiuta il “buio” del suo papà, malato di Alzheimer precoce, a essere meno oscuro. Il “buio” è anche nella notte del vangelo di Giovanni: niente pesca. Ma poi “succede qualcosa di sorprendente”: “Allo spuntare del giorno, appare sulla riva un uomo, che era Gesù, li stava aspettando. E Gesù dice loro: Lì, alla destra ce ne sono. E avviene il miracolo di tanti pesci che riempiono le reti”.

Questo, dice Francesco, può aiutarci a pensare ad alcuni momenti della nostra vita, momenti di prova in cui ci sentiamo nudi, inermi e soli, momenti in cui proviamo paura. Il Papa indica ai giovani due modelli da seguire: Giovanni che col suo “fiuto” riconosce per primo Gesù sulle rive del Lago, e Pietro un discepolo “speciale” e coraggioso che si tuffa per incontrare il Signore proprio lui che lo aveva rinnegato tre volte.

Coraggio e fiuto. I giovani abbiano queste qualità che spesso mancano agli adulti. Per “buttarsi nella vita” con generosità e senza paura, certi che ci sarà sempre qualcuno che li accompagna.

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