UN FIGLIO DI NOME ERASMUS

By Teodora Poeta
Pubblicato il 12 Luglio 2020

È già stato ribattezzato un road movie salvato da una misura di dolcezza e di affettuosa complicità tra i protagonisti: Luca Bizzarri Paolo Kessisoglu, Daniele Liotti, Riky Memphis, Carol Alt e Filipa Pinto. Jacopo lavora per una multinazionale di carattere umanitario; Ascanio fa la guida alpina per manager in cerca di ispirazione; Enrico è un architetto candidato alla Camera dei deputati e in procinto di sposarsi; mentre Pietro è un “manager artistico” il cui principale cliente è un gruppo che fa cover dei Pooh. Sono amici da quando erano ragazzi ed è proprio un ricordo di gioventù a riunirli: una loro ex fiamma, Amalia, conosciuta durante il periodo di studio del quartetto in Portogallo, è deceduta e un giudice li ha convocati per comunicare loro le ultime volontà della defunta. All’arrivo scopriranno che uno di loro è il padre del figlio di Amalia: ma chi? Non resta che partire per un viaggio alla scoperta della paternità, che sarà anche un viaggio di scoperta di sé stessi e un rinnovo dell’amicizia decennale.

Un figlio di nome Erasmus è un road movie che si inserisce appieno nel filone della commedia italiana contemporanea, e in particolare ricorda molto da vicino Ovunque tu sarai, film del 2017 in cui quattro amici si recavano a Madrid con un pulmino scassato come quello su cui si spostano Ascanio, Jacopo, Enrico e Pietro partendo da Lisbona dove persino uno degli attori protagonisti, Ricky Memphis, appare in entrambi i film. La regia è di Alberto Ferrari.

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