STUPIDI MA HIGH TECH…

By Luciano Temperilli
Pubblicato il 1 Giugno 2016

Salve, vorrei conoscere il suo parere e quello della chiesa nei confronti di internet, cioè del cosiddetto “professore senza volto”. Da più parti ho letto e ascoltato commenti di sacerdoti estremamente positivi che, a mio avviso, andrebbero rivisti con maggiore prudenza. La cultura del computer, infatti, non dovrebbe sostituirsi a quella della “scrittura”. Navigare qui e là e utilizzare gli strumenti multimediali non può essere la via giusta. Ormai i curriculum di studio puntano tutto sulla tecnologia e, perdoni la provocazione, sembra proprio che si preferisca una nazione di stupidi ma high tech…   Alfredo

Sto rispondendo mentre si celebra l’internet day: 30 anni di internet in Italia. E certamente internet sta cambiando il modo di vedere non solo l’Italia ma il mondo. La velocità delle comunicazioni ci fa sentire contemporanei ad avvenimenti lontani, la possibilità di connessione favorisce incontri. “La rete può esser un luogo ricco di umanità, non una rete di fili, ma di persone”, ci dice papa Francesco.

La nostra vita è già una rete di relazioni, internet la amplifica a dismisura. Talmente a dismisura che l’incontro virtuale diventa il sostituto immaginario del vero incontro. Così il prossimo non diventa il vicino di casa, ma quello chattato in un mondo di immagini in cui il reale, l’illusorio ed il falso si sovrappongono spesso in un modo caotico senza possibilità di discernimento. Ma questo, d’altra parte, è la proiezione zumata della vita in cui l’immagine prende il sopravvento sul reale per cui non comprendiamo se certi rapporti siano veri incontri o recite teatrali, se la persona è vera o è una maschera da teatro.

Questo ci rivela che internet non è soltanto un mezzo tecnico ma è l’amplificazione della vita. Le vie telematiche sono veloci per gli incontri ma anche rapide per lasciarsi. Le visioni degli avvenimenti ci fanno passare da emozione a emozione rendendoci, alla fine, insensibili allo spettacolo della vita. Come d’altra parte nella vita reale quando facilmente svicoliamo da incontri ed impegni accontentandoci del sentimento fugace che si prova sul momento. Nell’uno e nell’altro caso siamo sempre noi che confondiamo il vivere con l’illusione del vivere. La connessione ha bisogno dell’incontro vero, così come la vita concreta. Ancora una volta abbiamo bisogno del prossimo. Ma chi è il nostro prossimo nelle strade della vita e nelle vie digitali?

Dice papa Francesco: “La neutralità dei media è solo apparente. Il coinvolgimento personale è la radice stessa dell’affidabilità del comunicatore”. Solo nel coinvolgimento creiamo prossimità. Perché se la comunicazione non ci rende più prossimi descrive solo il fallimento delle relazioni.

Tu mi parli, poi, della cultura del computer. Io il computer lo vedo come un grosso contenitore che, per gli sprovveduti, è il luogo del caos; per i malvagi ed i manipolatori il luogo del facile mercato; per i ricercatori un grande aiuto, come una grande biblioteca in cui, se sai cercare, trovi quello che ti serve. In questo caso la mia, la tua cultura, è quello che rimane una volta spento lo schermo, come quando hai chiuso un libro, hai preso gli appunti e sei in grado di esporre criticamente quanto letto, appreso e meditato.

Vedo internet come un “dove” si può pescare e un “dove” si può essere pescato. Come un mercato dove si possono fare affari o rimanere imbrogliati. Insomma ci si dovrebbe accostare con intelligenza e spirito critico, diversamente non è uno strumento ma il luogo dove si viene strumentalizzati. Per cui la tecnologia è importante ma più importante chi la usa.

Luciano Temperilli, temperlu@libero.it

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