Raduno internazionale delle monache passioniste

La vita contemplativa dentro i monasteri
By Vincenzo Fabri
Pubblicato il 3 Novembre 2015

Scontente, recluse e fuori dal mondo? Tutt’altro. Le monache passioniste di clausura si sentono libere e felici come nessuno al mondo. E usano internet per essere al passo con la modernità. Insomma, la vita scorre tra contemplazione, allegria e attenzione alle nuove tecnologie. Al raduno internazionale delle monache passioniste, che si è svolto al santuario di San Gabriele dal 29 settembre al 4 ottobre scorsi, si sono ascoltate esperienze da tutto il mondo.

Si è trattato di un evento unico e raro, visto che è una cosa del tutto eccezionale che suore di clausura possano uscire dal proprio monastero e addirittura andare all’estero per un convegno. Convocate dalla congregazione vaticana per i religiosi, guidate dalla delegata del Vaticano, suor Fernanda Barbiero e dal procuratore generale dei passionisti, padre Floriano De Fabiis, le monache si sono incontrate per una settimana a Roma e per un’altra si sono ritrovate a San Gabriele. Per alcuni giorni le suore sono vissute fuori dalla clausura per trovare nuove vie per vivere la vita contemplativa, ma anche nuovi modi per fare apostolato, pur stando dietro la grata. E infatti nell’epoca delle nuove tecnologie diversi monasteri hanno scelto di aprire una finestra sul mondo, anche se solo virtuale.

C’è suor Catherine, arzilla settantaduenne che arriva dagli Usa. “Oltre alla vita normale di un monastero (preghiera, lavoro, attività manuali), noi collaboriamo anche con una radio privata che trasmette notizie varie, in particolare sulla spiritualità passionista e sull’insegnamento della chiesa. E noi oggi, alle tante richieste di preghiera, non rispondiamo più con la penna, ma con il computer”.

Suor Mariangela, 52 anni, invece viene da Loreto (An), ma è originaria del Trentino. Insegnava educazione fisica, ma a 27 anni lasciò tutto e si chiuse tra le quattro mura del monastero all’ombra della santa casa di Loreto.

Rifarebbe la sua scelta?

Certamente sì. Venticinque anni fa io cercavo la mia strada, ma ero aperta a tutto. Almeno per tre anni dissi di no al Signore. Non volevo far soffrire la mia famiglia e i miei amici con una scelta così radicale. Un giorno lessi il brano del vangelo che parla del giovane ricco che rifiutò la chiamata di Gesù e se ne andò via triste. Io decisi allora che non volevo vivere tutta la mia vita da persona triste. Per un mese sperimentai la vita del monastero e alla fine ci rimasi. La nostra è una vita intensa, certo con alcuni sacrifici. Ma è serena, gioiosa, scandita da un orario pieno.

Come vi ponete di fronte alle nuove tecnologie?

Abbiamo internet che all’inizio ci è servito per comunicare rapidamente con le nostre monache in Indonesia, poi l’abbiamo usato anche per diffondere la nostra esperienza contemplativa.

Suor Margaret, 45 anni, proviene dall’Indonesia (isola di Flores) e dice convinta “Certo che ho un cellulare e vado su internet, ma cerco di farne un uso corretto. Solo in alcuni momenti della giornata usiamo questi strumenti, utilissimi per aiutare le persone che si rivolgono a noi per una preghiera, un consiglio. Ma non sono certo schiava di questi strumenti”.

Ma perché si entra in clausura?

Volevo partecipare alla passione di Gesù – risponde decisa suor Theresa, 49 anni, entrata a 24 in un monastero della Corea del Sud – con la mia vita contemplativa e di preghiera. Io mi sento libera e felice perché ho scelto questa vita con piena libertà.

Ma qualcuna di loro si sente forse reclusa o insoddisfatta per la scelta fatta? Non è certo il caso dell’italiana suor Teresa, entrata in giovane età. Aveva solo 19 anni e oggi, a 55 anni, afferma: “Non siamo assolutamente recluse, né insoddisfatte. Ciò che ci fa stare in clausura non è imposto dall’esterno, ma è un’esigenza interiore nostra di avere quei mezzi necessari, come il silenzio e la solitudine, per meglio poter vivere il nostro servizio di preghiera che ci fa avvicinare a Dio. In effetti noi ci sentiamo più libere e felici di coloro che nel mondo rischiano di essere i veri reclusi, perché lontani da Dio”.

Ma come si fa a convincere oggi una ragazza “nativa digitale” e che naviga in internet dalla mattina alla sera?

In monastero – risponde suor Teresa, superiora del monastero di Genova – si entra solo se chiamate da Dio. Ma se ti accorgi che il tuo correre tutto il giorno, anche navigando in internet, non ti riempie il cuore, fermati un momento! Vieni e vedi una realtà che forse ti stupirà per la gioia e la serenità che troverai. Se vuoi un assaggio, cerca su Google: Passioniste Italiane.

La conferma arriva da suor Sandra, colombiana, 36 anni, la più giovane del raduno. “Il nostro impegno principale è la contemplazione. Però non ci può essere contemplazione se lo sguardo non è rivolto al mondo, luogo del nostro impegno”.

Insomma, a quasi 250 anni dalla nascita le monache passioniste, fondate nel 1771 dallo stesso fondatore dei passionisti, san Paolo della croce, hanno scelto di seguire la via del rinnovamento e del rilancio, in particolare unendo le forze e allargando gli orizzonti con il web. È certo che anche tra le monache può brillare la luce della novità e il piccolo mondo dietro la grata può davvero aprirsi al villaggio globale creato dalle nuove tecnologie.

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