OLTRE LE ELEZIONI

By Nicola Guiso
Pubblicato il 30 Settembre 2020

Mentre andiamo in stampa sono al culmine nei partiti le attese (fatte di inquietudini e di speranze) per i risultati del referendum sul taglio dei parlamentari, e delle elezioni in 7 regioni e in oltre 1000 comuni. In campagna elettorale i partiti della maggioranza hanno sostenuto che i risultati delle tre votazioni non riguardano la vita del governo. Quelli d’opposizione che la conferma delle previsioni di pesante sconfitta del M5S, la faticosa tenuta del Pd e un largo successo per Lega, F.d’I. e F.I. creerebbe una situazione politico-istituzionale in tutto simile a quella che nell’aprile del 2000 portò, correttamente, il presidente del Consiglio Massimo D’Alema a dimettersi. Stessa cosa pertanto dovrebbe fare Conte, prendendo atto che la pur perdurante maggioranza parlamentare di centro-sinistra non avrebbe più il supporto della maggioranza degli elettori.

Comunque, al di la delle possibili previsioni sul dopo elezioni, è necessario che le forze politiche di maggioranza e di opposizione prendano atto della natura e del numero dei problemi socio-economici e finanziari, interni e internazionali, con i quali dovranno fare i conti sin dall’immediato dopo elezioni. Per rendersene (loro e noi) conto, basterà considerarne solo alcuni tra i maggiori. Per esempio, quello delle immigrazioni, che è stato evidenziato – con grande efficacia – da Marco Minniti del Pd, che lo aveva affrontato con realismo e coraggio da ministro degli Interni. “È illusorio – ha detto – che il problema si risolva con la redistribuzione dei profughi all’interno dell’UE. La partita si gioca in Africa, ed è li che vanno regolati i flussi, più che mai adesso in epoca di Coronavirus”. Ricordato che in regime di “ricollocamenti in Europa, allora obbligatori” a fatica riuscì a farlo per 11.000, dall’estate del 2018, con l’attuale possibile redistribuzione su base volontaria, è chiaro che tale redistribuzione “non può essere una soluzione di sistema”. Questa di Minniti è una lucida chiamata al senso di responsabilità delle forze politiche e delle istituzioni.

Una seconda questione di grande portata è l’accentuarsi della tendenza degli esecutivi a invadere gli spazi di decisione di altri organi politico-istituzionali, riducendo peraltro l’efficacia dei propri provvedimenti. Tendenza rilevata e biasimata con nota del capo dello Stato al governo poco prima delle elezioni. Sicuramente su questo punto c’è anche un forte carico di propaganda nella denuncia delle opposizioni. Ma sono ormai anche autorevoli esponenti della sinistra – come il segretario del Pd Zingaretti e il suo vice Orlando – preoccupati del fatto che uno dei maggiori problemi italiani è lo svuotamento di competenze dei ministeri, accentrate in Palazzo Chigi; trasformando però il centro del potere esecutivo in luogo dove è sempre più difficile operare, e dove spesso si bloccano anche decisioni vitali per il Paese.

Di assoluto rilievo, in particolare per la maggioranza, è poi l’obbligo di riformare il codice di procedura penale dopo aver cancellato la possibile prescrizione degli atti senza indicare alcun limite alla pronunzia delle sentenze. Altro fatto, infine, che sembra destinato a incidere soprattutto nella politica delle opposizioni sono le indagini che hanno portato agli arresti domiciliari tre commercialisti vicini alla Lega, che nel loro operare avrebbero utilizzato le colleganze politiche per coprire affari propri e di partito. Mentre sembra, al momento, inarrestabile l’incidenza della Meloni nella attuazione della politica delle destre. Non solo nelle regioni “tradizionali” (per esse) del Sud, ma anche nel Centro-Nord.

Concludo ricordando due fatti, che pur caratterizzati da un’atroce violenza, esprimono altissimi valori di carità cristiana e di spirito comunitario. I genitori del giovane Willy Montero Duarte, massacrato a Colleferro, per i quali Willy “non è morto invano se è vero che ha tentato di salvare una vita”, e hanno donato alla Caritas le offerte raccolte durante la messa. Il secondo, l’uccisione per mano di un immigrato, purtroppo uscito di testa, di don Roberto Malgesini, che a Como dedicava molta parte del suo esercizio all’aiuto degli “ultimi” e dei senza tetto. Fatti sui quali la cosa da non fare è commentarli in ottica politica.

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